Ron Paul
Soprattutto in tempi di crisi come questi, quando il free-market viene attaccato ogni giorno e viene additato come unico responsabile degli sconquassi economico-finanziari che stiamo vivendo, servono uomini coraggiosi che tengano alta la bandiera della libertà nel bel mezzo della tempesta.
[ad]Ron Paul è riuscito a farlo, squarciando il velo di Maya che avvolgeva la depressione economica: lo statalismo ne è la causa, non la cura, ed il sistema bancario a riserva frazionaria guidato dalla Federal Riserve altro non è che la più grande truffa ai danni dei cittadini che la storia abbia conosciuto.
Il nemico numero uno, parafrasando Albert Nock, è lo Stato, che se non fermato, continuerà ad arruolare funzionari, a moltiplicare norme, provvedimenti inutili, privilegi intollerabili, dirompenti ingiustizie e invidie sociali, fatalmente sempre più invasivo, opprimente, violento.
Gli Stati Uniti, patria del liberalismo e del libertarismo, sembravano quasi averlo dimenticato, presi dalla loro sete di potere continuamente alimentata da guerre sempre più distruttive ed insensate, inebetiti dalle roboanti promesse del nuovo guru Obama, pronti a veder calpestati i propri diritti naturali in nome di un socialismo che promette il paradiso in terra, ma finirà come al solito per renderci meno umani, un pezzettino alla volta, deresponsabilizzandoci, derubandoci in nome di una falsa solidarietà imposta, sacrificando le nostre vite sull’altare di una patria oramai da rottamare.
Ron Paul ha messo di nuovo a fuoco l’obiettivo: più individuo, meno Stato, più libertà, meno interventismo, ed è riuscito a farlo in seno ai Repubblicani, che probabilmente gli hanno offerto un palcoscenico ed una visibilità che non avrebbe avuto col piccolo Libertarian Party di Bob Barr. Ovvio che una miriade di giovani e meno giovani lo abbia subito seguito con entusiasmo, prova ne sia il record di raccolta fondi stabilito lo scorso autunno, con quasi 6,3 milioni di dollari raccolti in sole ventiquattro ore a testimoniare il grande impatto che il messaggio di questo “vecchio” libertario ha avuto su migliaia di cuori: l’Unione delle Repubbliche Socialiste Americane fatica a reprimere definitivamente il vecchio e glorioso spirito libertario dei Padri Fondatori.
Tutto questo non è bastato però a spingere i Repubblicani alla riscoperta delle loro origini, quando per il partito dell’elefantino la prassi era cercare di ridurre e controllare il potere statale, anzichè esaltarlo ed incrementarlo continuamente fra spese militari e “patriottici falchetti”.
Si è preferito appiattirsi sulla candidatura McCain , la brutta e sgualcita copia di Obama, ed i risultati sono stati disastrosi: il paese è ora avviato verso un “New New Deal”, ed il timore è che, oggi come allora, serva una guerra mondiale per “riparare” ai guasti che saranno certamente provocati da quanti si accingono a togliere il freno all’espansionismo del Governo per consegnare definitivamente ad esso i nostri portafogli e le nostre vite.
Allora, quando avremo toccato il fondo, il messaggio di Ron Paul, seppur in ritardo, sarà forse più chiaro a tutti…nel frattempo, meglio consolarsi sognando di poter ascoltare di persona, nel nostro paese, le parole di questo politico così singolare ed affascinante: la casa editrice Liberilibri – che ne sta traducendo il Manifesto – ed il sopraccitato Movimento Libertario, stanno organizzando in questi giorni il grande evento, la presentazione del Manifesto “ronpaulista” in terra d’Italia …chissà che non arrivi anche da queste parti una ventata di…REVOLUTION!