Dopo Obama il ritorno delle dinastie politiche? L’America fra Clinton e Bush
Jeb, a differenza del fratello W, è considerato il figlio più preparato di George H.W. Bush; governatore della Florida per due mandati ha saputo farsi apprezzare sia dai democratici che dai repubblicani, ed è stato per lungo tempo uno dei governatori più apprezzati del paese. Come se non bastasse, dimostra anche un certo “appeal” verso l’elettorato ispanico, è sposato con una immigrata messicana e parla spagnolo in maniera fluente. Insomma, un candidato perfetto per un partito in crisi di consensi fra le minoranze, l’unica domanda che gli strateghi repubblicani si pongono è: fra quattro anni il cognome Bush si sarà ristabilito?
[ad]Fra i Rubio, i Santorum, i Ryan, i Thune e i Paul potrebbe quindi essere ancora una volta un Bush a rappresentare l’ancora di salvezza per il partito repubblicano così come una Clinton rappresenterebbe il salvagente dei democratici.
Pur essendo ancora presto per capire chi effettivamente si candiderà alla presidenza nel 2016 (le primarie inizieranno solo dopo le elezioni di midterm del 2014), sembra possibile se non addirittura probabile che in campo ci saranno ancora, per l’ennesima volta, due esponenti di famiglie storiche della politica statunitense.
Hillary e Jeb ci penseranno, e a lungo. Per molti mesi, se non anni, sarà difficile se non impossibile cogliere il benché minimo segnale sulla disponibilità dei due “potenziali” candidati ma una cosa è certa: Hillary o Jeb, Chelsea o George Peter (figli rispettivamente di Bill e Jeb, per l’appunto), i Clinton e i Bush saranno presto di nuovo protagonisti.
Dopo otto anni di “hope and change”, sembra arrivato il momento per un nuovo slogan per la politica Americana: “Back to the Future”.