L’ennesimo ritorno della Democrazia Cristiana
[ad]Senza nemmeno troppe pretese simboliche nacque nel 2007 Rifondazione Dc, capitanata da Publio Fiori. Ex democristiano, poi in An (ed elevato come vero e proprio stendardo dagli ex missini come prova di sdoganamento della destra italiana assieme a Fisichella) ruppe con Fini per aderire nel 2005 alla Democrazia Cristiana per le Autonomie di Gianfranco Rotondi, che molto dignitosamente lo nominò presidente del partito. Dc per le Autonomie che, si noti bene, secondo alcune fonti era la formazione politica realmente titolare del simbolo dello scudo crociato ma che molto saggiamente rifiutò il rischio di utilizzarlo e divenendo, forse proprio per questo, un soggetto di tutto rispetto all’interno della coalizione della Casa delle Libertà.
Nel 2008 Pizza riprovò a presentare il simbolo. Fu rifiutato ma poi ammesso. Per poche ore divenne il personaggio più celebre d’Italia, perché dalla sua volontà dipendeva un rinvio o meno delle elezioni politiche. E con un presunto Pd veltroniano in rimonta la cosa poteva essere un grande rischio per Berlusconi. Il Cavaliere fece una proposta politica a Pizza, egli da buon ex leader dei giovani Dc accettò.
Di Rifondazione Dc si sono perse le tracce. Così come pure di Sandri e Pizza, soprattutto dopo l’inizio del montismo.
Ed ora rispunta Fontana, e tira in ballo la politica, tira in ballo l’etica.
Sotto sotto, ogni scusa è buona per fondare un nuovo micro partito.