E’ ufficiale, la Lega Nord candiderà il suo leader federale Roberto Maroni alla guida della Lombardia, concorrendo in autonomia alle elezioni, anticipate dallo scioglimento della giunta Formigoni.
[ad]Se ne parlava da tempo e nelle scorse settimane la Lega aveva tenuto anche delle Primarie tra i suoi sostenitori per decidere quale sarebbe dovuto essere l’eventuale candidato del Carroccio al Pirellone: Roberto Maroni aveva superato per numero di consensi il segretario nazionale (regionale, secondo i canoni della politica italiana) ed eurodeputato Matteo Salvini – cui pure aveva dato il proprio personale voto – ed altri esponenti, tra cui il Sindaco di Varese (cui si dice fosse andata la preferenza di Umberto Bossi) Attilio Fontana.
Se ne parlava da tempo ma solo negli ultimi giorni Roberto Maroni ha espresso la propria intenzione di “correre da solo”, dicendosi disponibile ad accogliere l’invito dell’elettorato leghista per una personale candidatura, ed attendendo la decisione che doveva essere presa ufficialmente dal Consiglio Federale, l’organo più alto del partito che fu di Umberto Bossi. L’ha fatto dopo aver capito che il Pdl di Alfano non avrebbe accettato di lasciare loro la guida del nord (la Lega con Zaia e Cota governa già Veneto e Piemonte).
E oggi il Consiglio Federale del Carroccio ha approvato all’unanimità la mozione con la quale si chiede al neo segretario federale di coagulare liste civiche rappresentanti il tessuto sociale della Lombardia, capaci di allargare il consenso tradizionale magari rubando voti al Pdl.
In sostanza, il “modello Tosi”, quello che la Lega pre-Belsito osteggiava ma che già il giorno delle amministrative si evidenziava come ancora di salvezza per un partito che stava rapidamente perdendo contatto anche col proprio stesso elettorato.
E, come a Verona, il Pdl dovrà cercare di non venir cannibalizzato dall’ex alleato. Maroni parte terzo – come dice Albertini, che si candida col Pdl – ma ha le capacità per guadagnare posizioni. La corsa è aperta.