Elezioni anticipate: l’incubo Senato

Anche su questa legislatura si sta allungando lo spettro delle elezioni anticipate, tutti i sondaggisti sono concordi nel dire che un eventuale competizione elettorale vedrebbe la presenza di tre poli, con quello di centrodestra in vantaggio sugli altri, ma nessuno si azzarda a fare previsioni sul Senato che ne uscirebbe da tale elezione, la vera “bestia nera” delle segreterie politiche, creata dall’attuale legge elettorale che, tra sbarramenti e premi di maggioranza regionali, rende qualsiasi previsione sui “numeri” della camera alta molto difficile.

 

I sondaggi rilevano che ad oggi i tre probabili scheramenti, ovvero centrodestra, centrosinistra  e centro (UDC, MpA, Fini e Rutelli), si trovano rispettivamente al 43.5%, 40% e 13.5%: tali numeri fanno ipotizzare una relativamente facile vittoria alla Camera per il centrodestra, ma una non così chiara maggioranza al Senato. Se le forze centriste formassero un unico “cartello elettorale” e questo fosse la semplice sommatoria dei singoli partiti d’appartenenza (ovvero il 13.5% ndr), si formerebbe certamente un Senato “impiccato”, dove il blocco centrista potrebbe contare su una trentina di senatori ma nessuno avrebbe la maggioranza assoluta, garantendo di fatto l’ingovernabilità a chiunque vincesse alla Camera. La storia recente insegna che le liste uniche, sopratutto se eterogenee come sarebbe quella centrista, sono difficili da realizzare e sommano meno voti delle singole liste. Alla luce di ciò, cosa succerebbe se al Senato si presentassero autonomamente UDC, FLI ed MpA (opportunamente federati ad ApI ed  altre formazioni minori) contro i tradizionali due poli?

[ad]Gli analisti di Termometro Politico hanno formulato un algoritmo in grado di proiettare il dato nazionale, ovvero quallo che ogni sondaggio normalmente rileva, sul dato regionale, in modo da poter assegnare correttamente i seggi del Senato regione per regione, tenendo conto delle soglie di sbarramento e dei premi di maggioranza. In questo scenario, prendendo in cosiderazione la media degli ultimi sondaggi pubblicati, il centrodestra stravincerebbe al nord, tranne in Liguria e Trentino, mentre perderebbe nel resto d’Italia tranne in Campania e in Sicilia. I partiti di centro supererebbero la soglia di sbarramento in Puglia, Calabria, Campania e Sicilia, drenando seggi al centrodestra nelle prime due, al centrosinistra nelle altre. In questo scenario il centrodestra conterebbe su una maggioranza “Prodiana” di 159 seggi e sarebbe ancora una volta sotto lo scacco dei centristi e delle formazioni minori.

1. PUGLIA ED ABRUZZO AL CSX

Entrando nel dettaglio, è bene precisare che nello scenario appena presentato sia l’Abruzzo che la Puglia sono state assegnate al centrosinistra per una manciata di voti (circa l’1% ndr), ma essendo solo una proiezione e non un dato esatto, potremmo anche assegnare le stesse al centrodestra. Se accadesse ciò, il centrodestra otterrebbe una maggioranza tale da governare (165 seggi su 315), anche senza l’apporto determinante dei centristi.

2. PUGLIA ED ABRUZZO AL CDX

In conclusione, in caso di elezioni anticipate, il centrodestra potrebbe vincere ma sopratutto governare, a patto che i partiti di centro non mettano da parte simboli e differenze per formare una lista unica. La Puglia, se tali scenari si avverassero, si candida ad essere la regione più importante d’Italia, non solo per la possibile presenza del suo governatore Vendola alla guida del centrosinistra, ma sopratutto perchè sarebbe la regione che sancirebbe la vittoria finale o la fine del centrodestra italiano, almeno per come l’abbiamo conosciuto sin ora.