Uno dei temi centrali delle prossime elezioni sarà la collocazione dell’UDC nello scacchiere politico.
In particolare l’alleanza con il centrosinistra o un nuovo Terzo Polo, assieme a Futuro e Libertà, potrebbero terremotare il quadro politico italiano. Tuttavia un’analisi comparativa dei risultati ottenuti dall’UDC alle ultime elezioni regionali ci indica come il risultato elettorale del partito di Casini possa essere pesantemente influenzato dalle scelte in termini di alleanze.
Il dato nazionale
Negli ultimi 3 anni ci sono state 2 elezioni generali oltre alle recenti regionali. I risultati dell’UDC nelle 13 regioni che sono andate alle elezioni nel 2010 sono riassunti nella tabella 1:
[ad]A prima vista l’UDC sembra confermare il risultato della Camera 2008, mentre presenta un sensibile arretramento rispetto alle Europee del 2009, quando aveva ottenuto un ottimo risultato, risultando in crescita rispetto alle precedenti elezioni politiche perfino in termini di voti assoluti, nonostante la sensibile diminuzione dell’affluenza. L’arretramento appare anche piu’ significativo se si considera che nelle tredici regioni analizzate il numero di votanti cala di poco piu’ di un milione tra le Europee e le Regionali mentre al contempo l’UDC perde 400mila voti tra le due tornate elettorali.
Peraltro anche l’analisi dettagliata rispetto al dato delle Politiche farà emergere un interessante fenomeno di re-distribuzione dei voti all’interno del partito di Casini. Redistribuzione che è pre-annunciata nella tabella 2, dove si mostrano i guadagni e le perdite dell’UDC a livello regionale, rispetto alle passate elezioni Politiche e Europee:
In particolare si rileva che le maggiori perdite, in percentuale, l’UDC le ha in Piemonte, dove rispetto alle Europee arriva a perdere 2,6 punti percentuali, i maggiori guadagni invece in Campania, dove rispetto alle Politiche arriva a guadagnare quasi 3 punti. In base a queste osservazioni si è deciso di aggregare i dati per area geografica e per tipologia di alleanza, visto che l’UDC, come ben noto, alle passate Regionali si e’ presentata con alleanze a geometria variabile.
L’analisi geografica
Il risultato delle regioni del Nord è particolarmente significativo per l’UDC. Innanzitutto c’è da rilevare che i votanti alle Regionali nel Nord sono risultati essere più della metà del totale, con un calo minimo di affluenza rispetto alle europee, poco meno di 450mila voti in meno su oltre 13 milioni. Inoltre in nessuna delle regioni del Nord l’UDC si è presentata in alleanza con il centrodestra. O ha scelto l’alleanza con il centrosinistra come in Piemonte e in Liguria, oppure ha corso in autonomia come in Lombardia e Veneto.
Il risultato, riportato in Tabella 3, per l’UDC è impietoso: in un anno, dal 2009 al 2010 perde quasi il 40% dei propri voti passando dai quasi 750mila a meno di 460mila, con una percentuale in calo dal 5,7% a un modesto 3,61%. Rispetto alle Politiche il calo percentuale è meno pesante, circa un punto percentuale, ma in termini assoluti è della medesima entità di quello registrato nei confronti delle Europee.
Al centro il risultato dell’UDC, riportato in Tabella 4, rimane sostanzialmente invariato in termini di percentuale, e il calo di voti assoluti appare essere in linea con il calo dell’affluenza:
Inoltre la presenza di liste civiche locali, o listini presidenziali, che pescano nell’elettorato moderato non schierato, uno dei maggiori bacini elettorali dell’UDC, ha sicuramente avuto un effetto deprimente sul risultato della formazione di Casini, parzialmente contrastato dalla nota vicenda dell’esclusione della lista pidiellina a Roma.
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Ma è al Sud che l’UDC presenta il risultato migliore, come riportato nella tabella 5:
Infatti, pur in presenza numerose liste civiche e di liste “presidenziali”, l’UDC in pratica conferma in termini assoluti i voti ottenuti alle politiche e alle europee anche in presenza di un leggero aumento della partecipazione al voto rispetto alle Europee.
Centrodestra o Centrosinistra?
L’analisi piu’ interessante è però, a parere di chi scrive, quella dell’andamento del partito di Casini rispetto alla scelta delle alleanze.
In Tabella 6 sono riportati i risultati dell’UDC nelle 3 regioni dove si è alleato con il centrodestra:
L’UDC aumenta in voti assoluti e percentuale, sia rispetto alle Politiche che alle Europee, nonostante che vi sia addirittura un aumento di oltre 100mila votanti tra le Europee e le regionali.
Va meno bene all’UDC quando si presenta da solo, come riportato nella Tabella 7:
In questo gruppo di regioni, che rappresentano la metà di quelle andate al voto, l’UDC subisce un forte arretramento in termini di voti assoluti, ancorché in misura minore rispetto alle percentuali, visto il deciso calo di affluenza, dai 2 ai 3 milioni di elettori in meno alle Regionali. Peraltro questo calo può essere parzialmente addotto anche al fatto che l’UDC non abbia avuto, in nessuna di queste regioni reali chanche di vittoria. Riepilogando l’UDC perde in queste regioni circa 300mila voti e in percentuale cala dal 4,99% delle politiche e dal 5,67% delle Europee al 4,08% delle Regionali.
Ma il vero tracollo l’UDC lo registra laddove si allea con il centrosinistra, come ben evidenziato dalla Tabella 8:
Il partito di Casini perde 100mila voti, quasi il 40% del risultato elettorale in termini assoluti ottenuto nelle precedenti tornate, con un calo percentuale di più di 3 punti rispetto alle Europee.
Conclusioni
[ad]A parere dello scrivente la distribuzione dei risultati elettorali segnala diverse criticità per il partito di Casini. In primo luogo una scarsa tenuta nel Nord Italia, in secondo luogo la difficoltà dell’UDC a mantenere un profilo autonomo dal centrodestra. Sebbene Casini infatti predichi l’esistenza di un Terzo Polo, i suoi elettori potenziali identificano l’UDC come un partito di centrodestra, premiandolo abbondantemente quando esso si schiera in alleanza con il PDL, votandolo a fatica quando fa scelte autonome e penalizzandolo fortemente quando si allea con il centrosinistra. In breve, nonostante quanto predichi la classe dirigente centrista, l’elettorato continua a muoversi in uno schema bipolare.
Questo fattore, a mio parere, deve essere ben chiaro qualora si immagini una alleanza “costituzionale” tra centrosinistra e un possibile terzo polo tra FLI e UDC: i voti che sulla carta dei sondaggi vengono assegnati al terzo polo autonomo devono essere alleggeriti di un buon 40% se si pensa di includerli concretamente in tale alleanza.