La prossima primavera si vota per il primo cittadino del capoluogo lombardo: il sindaco Moratti appare in difficoltà, ma nel centrosinistra c’è tensione sulle primarie
Sembrava poter essere una marcia trionfale, quella di Letizia Moratti verso la riconquista del Comune di Milano, fino a poco più di un mese fa. Sensazione confermata dal sondaggio di Mannheimer per “Il Corriere della Sera” dell’8 settembre. Non tanto per l’apprezzamento per il lavoro svolto, semmai per la debolezza del centrosinistra milanese e la mancanza di un candidato forte da contrapporre al sindaco uscente. Pisapia, Boeri, Onida, uno dopo l’altro sarebbero stati nettamente sconfitti dalla Moratti. Persino contro Albertini, sostenuto da un’alleanza trasversale, la Moratti avrebbe avuto dieci punti di vantaggio. Un vantaggio netto che le garantiva una notevole tranquillità, tale da indurla a non assumere, come sembrava invece probabile, lo spin doctor Claudio Velardi per aiutarla a ricostruirsi un’immagine vincente.
Oggi, la situazione sembra cambiata. L’ultima indagine di Mannheimer pubblicata il 15 ottobre, sottolinea che il vantaggio della Moratti sarebbe molto diminuito: sei punti di vantaggio contro Pisapia, sette contro Boeri, in entrambi i casi con una percentuale di indecisi al di sopra del 10%. Inoltre, verrebbe superata da Albertini del 6%. Per Ipsos, l’istituto di sondaggi di Nando Pagnoncelli, la Moratti avrebbe invece un indice di gradimento inferiore rispetto alla propria amministrazione, e sarebbe in testa solamente dell’1% contro il candidato preferito del Pd, l’architetto Boeri, e del 2% contro il candidato della sinistra, Pisapia. Una situazione quindi aperta, una elezione “too close to call”. Un momento difficile per il sindaco uscente, aggravato dal possibile crollo del Pdl milanese previsto dall’ultimo sondaggio Swg, e dallo scetticismo manifestato anche pubblicamente, dal leader leghista Umberto Bossi nei confronti della sua ricandidatura.
[ad]Eppure, in un periodo complesso per la Moratti, il centrosinistra stenta a trovare una linea comune, come testimoniano le polemiche che accompagnano la corsa verso le vicine elezioni primarie del 14 novembre. Ma al di là dei contrasti e delle accuse, queste primarie si faranno, e la sfida a quattro Onida-Pisapia-Boeri-Sacerdoti potrebbe tradursi, alla fine, in uno scontro all’ultimo voto tra Boeri e Pisapia. Ovvero, Pd contro sinistra. I sondaggi finora effettuati sulle primarie, di Lorien Consulting, Ispo e Gm&P, rilevano una situazione di profonda incertezza, con una sostanziale parità tra i due “favoriti”, Onida a inseguire da lontano, e Sacerdoti nettamente staccato, a raccogliere qualche punto percentuale.
Boeri ha cominciato la sua campagna con la consapevolezza di dover colmare un gap notevole nei confronti di Pisapia, giurista prestigioso molto più conosciuto di lui in città. E per curare la propria comunicazione elettorale ha scelto i pubblicitari di Proforma, oramai dei veri “guru” delle campagne elettorali italiane, che lavorano in tandem con l’ufficio creativo milanese Ideificio. Una campagna di affissioni incentrata sullo slogan “Cambiamo città. Restiamo a Milano”, che ha la sigla della città, “MI”, come filo conduttore (“Boeri MI dà lavoro”, “MI forma”, “MI illumina”, “MI dà casa”), accompagnata da una forte presenza sui social network. Ad aiutarlo a mobilitare l’elettorato c’è il Partito Democratico, che vuole evitare una nuova débacle alle primarie contro un candidato della sinistra, dopo la brutta esperienza pugliese, consapevole che una sconfitta contro l’ex parlamentare di Rifondazione Comunista sarebbe un colpo durissimo per il partito. Forse irrimediabile.
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[ad]La direzione della campagna affidata proprio ai ragazzi di Proforma, gli autori delle celebri campagne vendoliane sia contro Boccia che contro Fitto e Palese, assume quindi un valore anche simbolico. Boeri non è Boccia, non perderà mai con 45 punti percentuali di scarto, è un candidato che conosce bene Milano, scelto dal Pd milanese, non dai dirigenti romani. Ma le primarie si vincono anche con un solo voto di scarto, e ad oggi non è possibile immaginare un vincitore.
Pisapia invece ha spiazzato tutti affidando all’agenzia Sec, la macchina organizzativa di Cl in Lombardia vicinissima al governatore Formigoni, le sue pubbliche relazioni e l’organizzazione di eventi. Riepilogando: i creativi che hanno fatto la fortuna di Vendola al fianco del più moderato Boeri, l’agenzia di comunicazione di fiducia del governatore Formigoni a organizzare la campagna di Pisapia.
Così, ci si avvia verso le primarie nell’incertezza più totale: basteranno i geni creativi di Proforma e l’apparato del Pd a far prevalere il meno conosciuto Boeri? O ci si avvia verso un nuovo laboratorio politico simile a quello vendoliano?
Ad oggi è impossibile dare una risposta a queste domande. Quel che è certo è che la vera battaglia sarà in Primavera. Tra un centrosinistra che rischia di presentarsi ancora una volta fortemente diviso al proprio interno e un sindaco uscente che cerca la riconferma in una condizione di profonda debolezza.