Con gli occhi puntati sul voto di fiducia che domani 14 dicembre 2010 sancirà o meno la fine formale del Governo Berlusconi IV, i principali schieramenti politici stanno più o meno velatamente affilando le armi preparandosi ad una tornata elettorale anticipata alla primavera del 2011.
Se la mozione di sfiducia alla Camera non passa per uno-due voti, magari approfittando delle assenze delle tre deputate (Bongiorno e Cosenza di FLI e Mogherini del PD) in dolce attesa e senza che il fronte della fiducia superi quindi la fatidica soglia dei 315 voti, allora è probabile che alla prima occasione utile la Lega Nord staccherà la spina all’esecutivo per trascinare il Paese nella quarta elezione di rilevanza nazionale in quattro anni.
[ad]La fine del bipolarismo, sancita dal fronte comune che FLI e UdC, assieme ad alcune formazioni minori come ApI e MpA, stanno realizzando in opposizione alla sinistra e al centrodestra berlusconiano, rende molto complessi i calcoli necessari a capire quale coalizione avrà alla fine la forza di imporsi in una competizione elettorale.
Questo è particolarmente vero al Senato, dove il premio di maggioranza su base regionale obbliga a seguire ogni collegio come un’entità distinta. Le compensazioni che inevitabilmente si creano con tale sistema elettorale rendono di fatto abbastanza probabile il caso in cui nessuna forza in campo riesca ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi.
Esiste tuttavia un fattore, spesso trascurato ma di importanza piuttosto rilevante, che rende il 2011 un anno focale nel caso si voglia andare ad elezioni anticipate. L’anno prossimo infatti avrà luogo, nel mese di ottobre, il XV censimento generale della popolazione italiana.
Questo evento, oltre ad essere idealisticamente molto significativo in relazione al centocinquantenario della nascita dell’Italia, ha risvolti molto interessanti in chiave elettorale.
Ecco infatti quanto prescrive infatti la Legge 270/2005, il “Porcellum”, all’articolo 4 comma 1:
1. L’articolo 1 del testo unico delle leggi recanti norme per l’elezione del Senato della Repubblica, di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, e successive modificazioni, di seguito denominato “decreto legislativo n. 533 del 1993”, è sostituito dal seguente:
“Art. 1. – 1. Il Senato della Repubblica e’ eletto su base regionale. Salvo i seggi assegnati alla circoscrizione Estero, i seggi sono ripartiti tra le regioni a norma dell’articolo 57 della Costituzione sulla base dei risultati dell’ultimo censimento generale della popolazione, riportati dalla piu’ recente pubblicazione ufficiale dell’Istituto nazionale di statistica, con decreto del Presidente della Repubblica, da emanare, su proposta del Ministro dell’interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, contemporaneamente al decreto di convocazione dei comizi.
2. L’assegnazione dei seggi tra le liste concorrenti è effettuata in ragione proporzionale, con l’eventuale attribuzione del premio di coalizione regionale.
3. La regione Valle d’Aosta è costituita in unico collegio uninominale.
4. La regione Trentino-Alto Adige è costituita in sei collegi uninominali definiti ai sensi della legge 30 dicembre 1991, n. 422. La restante quota di seggi spettanti alla regione è attribuita con metodo del recupero proporzionale”.
In sostanza, dal 2012, per effetto del censimento, verrà modificato il numero di senatori a cui ciascuna regione avrà diritto.
Escluse Valle d’Aosta e Molise, che hanno diritto rispettivamente ad uno e due senatori, per tutte le altre regioni italiane il numero minimo di senatori da mandare in Parlamento è sette. Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia, Umbria e Basilicata, le regioni meno popolose e per le quali il normale conteggio restituirebbe un valore inferiore, hanno quindi d’ufficio sette senatori.
(per continuare la lettura cliccare su “2”)
[ad]Il metodo di calcolo per le altre regioni è il seguente.
Si prende la popolazione italiana residente nelle regioni non elencate in precedenza, e lo si divide per 278, ovvero 315 (numero totale di senatori eletti) – 6 (senatori appartenenti alla circoscrizione estero) – 31 (senatori relativi alle regioni elencate in precedenza).
Il valore che si ottiene, approssimato all’intero più vicino, è il coefficiente di popolazione, il numero di cittadini necessari per avere diritto ad un senatore.
Si esegue poi la divisione tra la popolazione regionale ed il coefficiente trovato: il quoziente del rapporto indica il numero di senatori sicuramente assegnati alla regione, ed i resti vengono messi da parte.
Poiché al termine del calcolo la somma dei quozienti lascia spazio per altri sette senatori, i sette resti più alti contribuiscono ad assegnare un seggio supplementare alle regioni cui si riferiscono.
I dati relativi alla popolazione italiana al 31/12/2009 diventano quindi molto significativi per capire in che modo la struttura del Senato potrà variare a seguito del censimento 2011.
Come si vede, vi sono alcune modifiche sostanziali: la Lombardia guadagna ben due seggi, l’Emilia ed il Lazio uno, mentre Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna risultano in perdita di una unità.
Cosa comporterebbero tali trasferimenti?
In Lombardia il 55% dei seggi, spettanti alla coalizione vincente, passa da 26 a 27. In questa regione pertanto si assegna un seggio in più alla coalizione vincente ed uno in più a quella perdente.
In Emilia ed in Lazio, molto semplicemente, il seggio supplementare entra a far parte del premio di maggioranza: i quattro seggi distribuiti nelle regioni dove si verifica un incremento vanno quindi in tre casi su quattro alla coalizione di maggioranza (Lombardia, Emilia e Lazio), ed in uno a quella di minoranza (ancora Lombardia).
In Campania la discesa da 30 a 29 senatori abbassa la soglia del premio di maggioranza di una unità, e lo stesso avviene in Puglia e Sicilia, mentre in Sardegna il premio rimarrebbe invariato. Perderebbero quindi tre senatori le coalizioni di maggioranza (Campagnia, Puglia, Sicilia) ed uno quelle di minoranza (Sardegna).
Prendendo i dati relativi al 2008 si avrebbe il seguente risultato:
- Lombardia: +1 CDX e +1 CSX
- Emilia Romagna: +1 CSX
- Lazio: +1 CDX
- Campania: -1 CDX
- Puglia: -1 CDX
- Sicilia: -1 CDX
- Sardegna: -1 CSX
Già con uno scenario del genere si avrebbe un passaggio netto dal centrodestra al centrosinistra.
Poco? Se si cala il tutto in un’ottica tripolare, considerando come base di partenza il recente studio condotto da Termometro Politico, il quadro diventa:
- Lombardia: +1 CDX e +1 CSX
- Emilia Romagna: +1 CSX
- Lazio: +1 CSX
- Campania: -1 CSX*
- Puglia: -1 CSX*
- Sicilia: -1 CDX
- Sardegna: -1 CDX
Le regioni evidenziate con l’asterisco sono segnalate vincenti per il centrosinistra con un margine minimo.
Come nel 2008, quindi, si avrebbe un passaggio netto di un senatore verso il centrosinistra, ma se potenzialmente il centrodestra si dovesse imporre in Campania e in Puglia l’effetto censimento si ingigantirebbe fino a mostrare un bilancio di tre senatori verso il centrosinistra.
Abbastanza da modificare gli attuali equilibri politici, e sicuramente un campanello d’allarme per il centrodestra: se non si vota nel 2011 il censimento nazionale creerà, a partire dall’anno successivo, uno scenario politico meno favorevole dell’attuale alla compagine berlusconiana, penalizzando le regioni in cui tale formazione prevale e favorendo quelle invece più vicine al centrosinistra.
Matteo Patané
(Blog dell’autore: Città Democratica)