Quale legge elettorale vogliono i partiti? (1)
L’attuale legge elettorale è figlia di una tattica precisa. L’allora ministro delle Riforme, il leghista Calderoli, la scrisse con la volontà di creare scompiglio nel panorama politico italiano e favorire la propria coalizione. Ad ammetterlo fu proprio il ministro quando nel 2006 partecipò a Matrix e sconfessò in diretta tv la propria creatura normativa, definendola “una porcata”.
[ad]Tutti i partiti di opposizione concordavano e concordano tuttora sul fatto che la legge Calderoli si debba cambiare. In molti la considerano responsabile della schiacciante maggioranza di cui ha potuto godere il quarto governo Berlusconi nel suo primo biennio di vita. Il problema è che nella “cucina” delle opposizioni comandano troppi “chef”, i quali hanno ricette diverse e non concordano su tutti gli ingredienti. Ecco i vari menu:
- Di Pietro auspica un sistema maggioritario uninominale a doppio turno con indicazione preventiva del premier, della squadra di governo e del programma. Ciò favorirebbe il bipolarismo, del quale il leader dell’Idv è un convinto sostenitore. Inoltre, Di Pietro si è detto favorevole anche ad un proporzionale “alla tedesca”, e in questo caso ha richiesto esplicitamente che all’attuale legge venga rimosso il premio di maggioranza e che siano introdotte le preferenze.
- Casini (ma anche Rutelli) vorrebbe il proporzionale alla tedesca (soglia di sbarramento al 5%) per mettere fine al bipolarismo e rafforzare il terzo polo. Oltre alla reintroduzione del voto di preferenza, anche il leader dell’Udc è per l’abolizione del premio di maggioranza dell’attuale legge.
- Fini, al contrario di Casini, è un bipolarista come Di Pietro; auspica un sistema maggioritario uninominale a doppio turno; in alternativa, chiede anche lui la reintroduzione delle preferenze e l’assegnazione del premio di maggioranza solo alle coalizioni che superino il 45% (soglia attualmente difficile da raggiungere per le coalizioni che si vanno delineando).
- Bersani, tra i pochi che ha continuato a battersi per abolire il “Porcellum” anche dopo il 14 dicembre, vorrebbe “un sistema a metà tra il maggioritario e il proporzionale che salvaguardi il bipolarismo”. Questa definizione incerta cozza con quello che è stato ufficialmente deliberato dall’Assemblea Nazionale del Pd, e cioè il sostegno al maggioritario a doppio turno sul modello francese: lo stesso sistema delineato nel programma elettorale di Veltroni nel 2008. Ancora una volta, però, sembra che D’Alema, proporzionalista a cui piace il modello tedesco, conti più della maggioranza del partito.
È bene ricordare che dei cinque leader menzionati ben due, Casini e Fini, sono tra coloro che nel 2005 sostennero e votarono la legge Calderoli e che gli altri tre – Rutelli, Di Pietro e Bersani – non fecero nulla per cambiarla quando ne ebbero l’opportunità dal 2006 al gennaio 2008 (se si escludono le varie “bozze” firmate Bianco e Vassallo-Ceccanti). Alla luce di queste e altre vicende, sarebbe stato molto difficile scrivere e approvare una nuova riforma elettorale condivisa, anche nel caso in cui Berlusconi non avesse incassato la fiducia in Parlamento lo scorso 14 dicembre. Oramai, la proposta – seppur parziale e mirata – di riformare l’attuale legge elettorale potrebbe partire addirittura dagli scranni del centrodestra, ed essere usata eventualmente come “merce di scambio” per l’approvazione di leggi di comodo a sostegno del governo.
Giuseppe Ceglia