Sciopero trans-nazionale contro l’austerity, in piazza Cgil e Cobas
[ad]Giornata di mobilitazioni sindacali in mezza Europa. La Confederazione Europea dei Sindacati ha per la prima volta proclamato un giorno di mobilitazione transnazionale, invitando i sindacati nazionali ad organizzare manifestazioni, cortei e quant’altro nei rispettivi Paesi. In Spagna, Grecia e Portogallo è anche giornata di sciopero generale, in Italia i sindacati si presentano divisi.
La ragione della decisione CES è da ricercarsi nel contrasto alle politiche di austerity – altrettanto transnazionali – varate in tutt’Europa, ed in particolare ai tagli al welfare ed alla pubblica istruzione.
In Italia, dove lo sciopero e le manifestazioni sono organizzate solo dalla Cgil, dai Cobas e da sigle minori, mentre Cisl e Uil parteciperanno in modalità proprie, l’astensione dal lavoro durerà quattro ore e la mobilitazione – che è in corso in numerosissime piazze italiane – coinvolgerà unitariamente gli studenti ed i docenti. Uniti contro i tagli alla scuola pubblica, i docenti protesteranno principalmente contro il “concorsone” e la proposta di aumentare il loro orario di lezione, mentre gli studenti si riconosceranno nella piattaforma programmatica di Rise Up, proposta dalle organizzazioni giovanili del Pse e del CES e promossa in Italia da Giovani Democratici, Fgs e Uds.
In Spagna – quarta economia europea, con una disoccupazione al 25% – si tratta del secondo sciopero generale negli ultimi otto mesi, e già nella notte alcuni punti nevralgici (tra cui l’aeroporto di Madrid) sono stati “occupati” dai manifestanti.
Nel frattempo i governi d’Europa appaiono divisi. Proprio ieri, nell’incontro tra Monti ed il Premier britannico Cameron, si è evidenziata una distanza di vedute sul bilancio europeo, che i britannici (e con loro buona parte dei paesi del nord Europa) vorrebbero più snello, con minore contribuzione da parte dei singoli Stati. Monti ha espresso il suo parere contrario, poiché il risparmio per l’Italia sarebbe stato in parte vanificato dai minori introiti dei fondi comunitari per il mezzogiorno. Anche in Francia, il Presidente Hollande ha dovuto ribadire il suo no ai tagli al welfare state, confermando però che nel prossimo futuro lo Stato dovrà “dimagrire” per circa 60 miliardi di euro.