La carica delle pagine politiche satiriche su Facebook

Un nuovo fenomeno imperversa per il web: quello delle pagine Facebook di satira politica. Il fenomeno, che potrebbe sembrare una semplice curiosità, è invece interessante e merita di essere analizzato.

[ad]La satira politica ha avuto un ruolo importante durante la seconda Repubblica. Personaggi come Daniele Luttazzi, Sabina Guzzanti, Serena Dandini hanno assunto un’importanza che andava ben al di là del semplice intrattenimento televisivo. Complice il codice genetico del berlusconismo e più in generale della cultura politica della seconda Repubblica, che si focalizzava sulla spettacolarizzazione della politica, sulla personalizzazione del conflitto e anche su un certo aspetto cabarettistico della lotta politica (si pensi ad alcune scene memorabili dei talk show rimaste impresse nella memoria collettiva), la satira si è facilmente trovata a proprio agio nel “giocare” all’interno di questi linguaggi. Paradossalmente la satira si è trovata ad avere un ruolo sempre più “politico”, prima nella lotta contro il berlusconismo di tanti personaggi di punta e poi nel fenomeno, assolutamente sui generis, di Beppe Grillo, riguardo a cui facciamo persino fatica oggi a ricordarci che sia nato come comico, tanto si è calato nel suo ruolo “politico”.

Di conseguenza il pubblico si è progressivamente assuefatto a considerare il linguaggio della satira come uno dei linguaggi della politica, come uno dei linguaggi di cui parlare di politica (accanto ad altri, come i linguaggio pop, scandalistico, volgare).
All’interno di questo processo si è poi inserito Internet che ha reso, se vogliamo, più democratico questo linguaggio, permettendo a tutti di interpretarlo. Questa democratizzazione del linguaggio satirico, se da un lato ne ha peggiorato gli aspetti deteriori, dall’altro ha prodotto anche molti risultati interessanti.

Una tappa importante di questo percorso evolutivo è stata l’esperienza di Spinoza.it. Si tratta di un noto sito satirico, in cui le battute sono proposte dagli utenti attraverso il forum e scelte dalla redazione. Gli spunti delle battute sono sempre fatti di cronaca politica, economica, sociale. La forma breve, aforistica e asciutta delle battute ricalca il lancio d’agenzia. In una o due frasi bisogna costruire una battuta che contenga un riferimento al fatto avvenuto, ma che lo deformi in una luce ironica, grottesca, paradossale. Le battute sono spesso ciniche, ma quasi sempre efficaci. L’aspetto interessante dell’esercizio sta nel fatto che spesso la battuta riesce a mettere in luce la paradossalità della realtà stessa, contentendo talvolta, a margine e assieme all’aspetto ludico, anche un forte aspetto di critica. Ma più in generale Spinoza.it ha contribuito a formare uno stile, un atteggiamento nei confronti della realtà, che spinge a sviluppare uno sguardo attento al paradosso, alla contraddizione.

Questo tipo di sguardo è sotteso implicitamente a tutte le pagine satiriche su Facebook sorte più di recente. Si tratta sempre di pagine che nascono con l’obiettivo di fare satira, ma in cui la satira diventa al tempo stesso anche un mezzo per veicolare un messaggio, per trasmettere un’idea più strettamente politica.

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[ad]Uno degli esempi più famosi è la pagina Siamo la gente, il potere ci temono. Qui si vedono raccolte già molte caratteristiche di questo tipo di pagine. La pagina si pone come un finto movimento politico. Vengono pubblicati messaggi molto diversi, ispirati all’attualità o a contenuti che “girano” su Internet, ma con diverse costanti: un linguaggio, dei termini ricorrenti. In questo caso le peculiarità sono le maiuscole insistite, il linguaggio volutamente sgrammaticato per trasmettere la “popolarità” del movimento, alcuni bersagli polemici (la “Casta”, i “professoroni della sinistra”, i “masoni”). In generale si tende a creare un microcosmo, un universo con delle regole, anche se infinitamente variabili e interpretabili, dei personaggi fittizi (“il sen. Frustalupi”), delle parole d’ordine riconoscibili. I fan della pagina “stanno al gioco”, si adattano al linguaggio, producono anch’essi contenuti nello spirito della pagina.
In tutto questo, la pagina persegue però un intento politico molto chiaro: criticare lo spirito ingenuo e semplicistico di tante polemiche sui “costi della politica”, un certo complottismo acritico, e più in generale tutte le incoerenze del Movimento 5 Stelle e di altre entità simili. E riesce in effetti a ottenere il suo scopo in maniera molto più efficace di tante dissertazioni allarmate e preoccupate sullo stesso argomento.

Un altro esempio è Accelerare il declino, pagina che prende in giro il movimento politico fondato da Oscar Giannino, Fermare il declino. La pagina esorta ironicamente a mettere in atto strategie per “accelerare il declino italiano”, cosa per la quale “la crisi finanziaria costituisce un’eccellente occasione”. Le strategie proposte sono spesso un’estremizzazione in chiave parodistica delle stesse ricette liberiste proposte da Giannino e Boldrin, suggerendo l’idea che il movimento in questione in verità sia un segreto alleato di “Accelerare il declino”.

Un caso più complesso e sofisticato è invece quello del Partito Comunista Reazionario. Si tratta di un immaginario Partito (che parla sempre di sè in terza persona indicandosi come “il Partito”) che si pone come erede tanto del comunismo reale (nelle sue varie versioni sovietica, coreana, cubana, cinese) quanto della tradizione cattolica più reazionaria, proponendo una sintesi basata su un atteggiamento programmaticamente dogmatico e intollerante, che esige dai militanti una fede e un’adesione acritica e incondizionata.

Il Partito si oppone poi fieramente ai valori del Progresso, proponendo il ritorno al passato. Il Partito propone “all’adorazione dei militanti” un Pantheon in cui Stalin, Togliatti e molti altri personaggi della tradizione comunista convivono con papi, ecclesiastici e politici democristiani. Questo improbabile Pantheon prende in giro le costruzioni identitarie fatte all’epoca della creazione del PD, proponendo invece una sintesi tra “comunisti e cattolici” che mette insieme proprio gli elementi più retrivi e conservatori di entrambe le tradizioni. Più in generale il Partito prende di mira una certa idea della politica basata sui partiti liquidi, una certa retorica dei giovani, della modernità, proponendo invece provocatoriamente una carrellata di tutti i più “pesanti” elementi della politica del Novecento. Inoltre anche il discorso sulla Casta viene rovesciato mettendo in rilievo tutti gli elementi più barocchi e “kafkiani” della burocrazia e della politica italiana: dalle auto blu, alle deroghe e alle proroghe, dal manuale Cencelli alle poltrone. Tutto questo all’insegna dello slogan del Partito: “Tanto peggio per i fatti”.

Balzata invece di recente agli onori delle cronache è la pagina Marxisti per Tabacci. Il volto di Bruno Tabacci compare in numerosi fotomontaggi ripresi dall’iconografia sovietica e comunista in generale, accanto a Lenin, Stalin, Fidel Castro ecc. L’improbabile accostamento, complice la crescente attenzione mediatica per le prossime primarie del centrosinistra, ha fatto sì che la pagina ottenesse ampia visibilità anche sulla stampa tradizionale. Lo stesso Tabacci ha apprezzato l’idea tanto da averla lui stesso citata più volte, su Facebook e in televisione. Così come è avvenuto in passato per Giuliano Pisapia (con “E’ tutta colpa di Pisapia”) paradossalmente la pagina (che ha più fan di quella ufficiale del candidato) ha contribuito alla visibilità di Tabacci più delle stesse iniziative intraprese nell’ambito della sua campagna elettorale.