Il 23 gennaio 2011 si sono svolte a Bologna le primarie del centrosinistra finalizzate alla scelta del candidato sindaco per le elezioni amministrative previste per questa primavera.
Con 28.363 partecipanti e 28.120 voti validi l’appuntamento si può senza dubbio considerare come un grande successo – superato di circa 4.000 unità il dato delle primarie che incoronarono Flavio Delbono nel 2008, che però riguardavano solo candidati espressione del PD – dopo i patemi che aveva suscitato la scarsa affluenza a Milano.
L’esito delle primarie, che vedevano contrapposti Frascaroli, Merola e Zacchiroli, si è risolto nettamente a favore del secondo, il candidato ufficiale espresso dal Partito Democratico, che con 16.407 preferenze, pari al 58,35% del totale, ha staccato nettamente la Frascaroli, civica appoggiata da SEL (10.119 voti, pari al 35,99%) e Zacchiroli, anch’egli civico (1.594 preferenze, il 5,67% del totale).
Candidato | Frascaroli | Merola | Zacchiroli | Bianche/Nulle | Totale |
Borgo Panigale | 467 (19,92%) | 1.743 (74,36%) | 134 (5,72%) | 8 | 2.352 |
Navile | 1.629 (30,76%) | 3.450 (65,14%) | 217 (4,10%) | 35 | 5.331 |
Porto | 888 (42,90%) | 1.059 (51,16%) | 123 (5,94%) | 26 | 2.096 |
Reno | 784 (28,89%) | 1.786 (65,81%) | 144 (5,31%) | 24 | 2.783 |
San Donato | 665 (29,10%) | 1.499 (65,60%) | 121 (5,30) | 21 | 2.306 |
Santo Stefano | 1.594 (53,17%) | 1.219 (40,66%) | 185 (6,17%) | 37 | 3.035 |
San Vitale | 1,425 (45,31%) | 1.509 (47,98%) | 211 (6,71%) | 39 | 3.184 |
Saragozza | 1.177 (48,38%) | 1.075 (44,18%) | 181 (7,44%) | 28 | 2.461 |
Savena | 1.220 (27,76%) | 2.980 (67,57) | 210 (4,76%) | 22 | 4.432 |
Seggio Speciale | 270 (63,53%) | 87 (20,47%) | 68 (16,00%) | 3 | 428 |
Totale | 10.119 (35,99%) | 16.407 (58,35%) | 1.594 (5,67%) | 243 | 28.363 |
[ad]Il risultato delle primarie bolognesi risponde e normalizza in qualche modo la situazione rispetto a Milano, quando da più parti si era parlato di un Partito Democratico travolto dallo strumento da esso stesso inventato e di un vero e proprio “effetto PD” in grado di penalizzare significativamente i candidati espressione di tale partito.
La netta vittoria di Merola in qualche modo sfata questa visione, mostrando come il traino dei partiti possa esprimersi tanto in negativo quanto in positivo e riconducendo quindi l’esito delle votazioni alla scelta tra le persone ed i programmi in lizza. Anzi, così come era sbagliato per Milano sostenere che la vittoria di Pisapia era una sconfitta per il PD, allo stesso modo è sbagliato ritenere che il risultato di Merola ne sia una vittoria.
In un’ottica di lettura corretta, che considera le primarie un momento costruttivo di ricerca del candidato ideale per la coalizione e non un regolamento di conti interno, i due eventi di Milano e Bologna sono da interpretare unicamente come casi in cui il principale partito della coalizione ha proposto candidati che rispettivamente non erano ed erano stati considerati i migliori per battere il centrodestra.
Naturalmente, un sistema ancora relativamente nuovo e poco rodato – specie a livello locale – come quello delle primarie rende il ragionamento sopra esposto lievemente utopistico: le primarie in un modo o nell’altro sono purtroppo utilizzate come prove di forza tra i partiti, le correnti e le persone di una coalizione, prove di forza vincolate comunque alla regola che chi perde si adegua a sostenere poi il vincitore alle elezioni.
Proprio da un uso adulterato dello strumento possono nascere quindi situazioni che producono risultati in cui il candidato vincente non è quello con più chance di vincere le elezioni, ma quello con l’apparato più potente alle spalle, che si tratti di un partito, di un leader, di un movimento d’opinione.
Il punto focale è: lo strumento funziona? Le primarie, allo stato attuale, sono falsate oppure sono in grado di servire al loro scopo, ovvero individuare il miglior candidato possibile per le elezioni?
La mobilitazione del PD di cui ha potuto godere Merola non è meno degna dell’effetto Vendola che ha condotto Pisapia alla sua vittoria nel capoluogo lombardo. Pisapia e Merola hanno potuto entrambi contare su apparati vincenti, sia pure di differente connotazione ed estrazione. Stigmatizzare il primo evento come una vittoria contro l’ordine costituito ed il secondo come una grigia affermazione di un sistema di potere significa di fatto partire da un punto di vista, pur legittimo, non del tutto focalizzato sul significato reale delle primarie. Sia Pisapia sia Merola sono stati espressione di un sistema vincente a livello di coalizione, ciascuno nel proprio ambiente; e proprio il fatto che a sollecitazioni ed ambienti diversi le primarie siano in grado di consentire le vittorie di candidati provenienti da anime differenti del centrosinistra è un significativo indice della salute e della bontà di questo strumento.
(per continuare la lettura cliccare su “2”)
Ben più grave sarebbe l’inquinamento del voto, casistica che si verificherebbe nella situazione in cui fitte schiere di elettori non appartenenti alla coalizione si fossero infiltrati alle primarie del centrosinistra per falsarne in qualche modo il risultato. Vista anche l’elevata ed inaspettata partecipazione all’appuntamento bolognese, si può dire sia stato questo il caso?
[ad]Come si può vedere comparando i voti ottenuti dal centrosinistra al primo turno delle comunali felsinee del 2009 e quelli delle primarie 2011 disaggregando per quartiere, si può notare un generico fenomeno di polarizzazione: i maggiori richiami alle primarie si sono avuti nei quartieri storicamente più schierati sia con che contro il centrosinistra – Borgo Panigale e Navile da un lato, e Santo Stefano e Saragozza dall’altro. I quartieri intermedi hanno invece visto una stazionarietà se non un lieve calo.
Unica eccezione è il popoloso quartiere Savena, l’unico che ha registrato una variazione, negativa, superiore al punto percentuale. Trattandosi di un quartiere generalmente piuttosto favorevole al centrosinistra, questo dato è forse l’unico campanello di allarme in una giornata altrimenti da considerare positiva per la coalizione, pur tenendo conto che, essendo un punto percentuale in questa situazione convertibile in circa 350 persone, queste variazioni sono ai limiti delle normali oscillazioni statistiche.
L’incremento ottenuto da Santo Stefano e Saragozza, pari ad un +1,59% complessivo del peso di queste due circoscrizioni nella composizione del voto, è da intendersi come infiltrazione del centrodestra alle consultazioni?
Due fattori consentono di negare questa ipotesi.
La prima considerazione, come già esaminato precedentemente, è puramente numerica. L’incremento riscontrato rispetto ai voti del centrosinistra alle Comunali 2009 da parte di Santo Stefano e Saragozza, in termini assolulti, è stimabile intorno alle 550 unità, ovvero una quota inferiore al 2% della partecipazione complessiva, del tutto inadeguata in caso di tentativo sistematico di sabotaggio della consultazione.
Inoltre, osservando la ripartizione geografica del voto, è evidente come la Frascaroli sia stata in grado di calamitare consensi proprio nelle due circoscrizioni interessate, riuscendo a Santo Stefano anche ad ottenere la maggioranza assoluta dei voti. Le peculiarità della figura di Amelia Frascaroli – cattolica, legata alla Caritas – con ogni probabilità quindi hanno attirato elettori maggiormente legati al mondo cattolico e ai margini del tradizionale elettorato del centrosinistra.
(per continuare la lettura cliccare su “3”)
[ad]La vittoria di Merola alle primarie, una vittoria così convincente nelle dimensioni e così aderente alla struttura delle vittorie che il centrosinistra ha collezionato a Bologna negli ultimi anni, chiude certamente alcuni dubbi sulle prossime amministrative, ma ne apre altri di eguale portata. È inevitabile che Merola sia visto, sia come storia personale sia in relazione ai candidati con cui si confrontava, come espressione della dirigenza PD. Questa sua collocazione gli aliena di fatto le simpatie di tutti coloro che alle primarie hanno votato non tanto per Zacchiroli o Frascaroli in quanto tali, ma per protesta contro l’establishment partitico, che hanno scelto un candidato di rottura in quanto tale. Sarà difficile per Merola mantenere questi voti, se il vincolo di lealtà dato dalle primarie – chi perde sostiene chi vince – non dovesse bastare a garantire il supporto di tale fetta del popolo votante. Probabilmente parte di questi voti finirà in astensionismo, o, in misura minore, verso il MoVimento 5 Stelle.
Al tempo stesso è evidente come la Frascaroli fosse maggiormente in grado di allargare i consensi del centrosinistra all’elettorato cattolico moderato: il suo successo nei quartieri tradizionalmente più ostili al centrosinistra lo dimostra.
Tuttavia Merola si è dimostrato ampiamente in grado di chiamare al voto l’elettorato di sinistra, come dimostrano le ottime performance ottenute da Borgo Panigale e Navile rispetto alla media cittadina. La profilatura della candidatura è pertanto evidente: un classico esponente di partito, forte del consenso dei militanti nel quale pesca a piene mani ma poco capace di attirare nuovi voti rispetto comunque ad alternative dal profilo nettamente più innovativo.
Saranno quindi le mosse del centrodestra, del Terzo Polo e del MoVimento 5 Stelle a definire una volta per tutte il quadro delle amministrative delle due Torri.
Matteo Patané
(Blog dell’autore: Città Democratica)