La vittoria di Fassino: analisi del voto

fassino

Domenica 27 gennaio si sono svolte le primarie del centrosinistra per l’ultima grande città che ancora le aspettava, Torino.
Una serie di fattori concomitanti rendeva l’appuntamento estremamente importante e delicato per la coalizione e per il Partito Democratico in particolare: i timori di inquinamento del voto dopo la pessima figura di Napoli; il timore di una bassa partecipazione in una città da molti considerata il test chiave per la sopravvivenza del centrosinistra nel nord del Paese; la partecipazione di Piero Fassino come candidato principale del PD e l’incognita su come la popolazione torinese avrebbe risposto ad uno dei politici più additati tra gli esponenti della “Casta”, anziano anagraficamente e politicamente e soprattutto colui che, con le parole “abbiamo una banca” segnò, a torto o a ragione, la fine della percezione della superiorità morale della sinistra.
Una campagna elettorale molto tesa, con ben cinque candidati rimasti in lizza dopo vari ritiri eccellenti, di certo non contribuiva a rendere l’atmosfera più distesa.

Le primarie del 27 gennaio hanno spazzato via queste paure, regalando una giornata di straordinario successo al centrosinistra.

[ad]Il dato importante è stato naturalmente quello della partecipazione: 53.185 voti, di cui 53.002 validi, sono un risultato indiscutibilmente straordinario, ben al di sopra delle attese e molto al di sopra anche delle analoghe consultazioni precedenti fatte a livello nazionale nel 2007 e nel 2009 che incoronarono rispettivamente Veltroni e Bersani, quando si restò sempre sotto i 40.000 partecipanti.
I votanti alle primarie sotto la Mole sono stati il 21,99% dei voti conquistati da Mercedes Bresso nel Comune alle ultime elezioni regionali svoltesi nel 2010, un dato in linea con i rapporti ottenuti nei Comuni di Milano e Bologna raffrontando le medesime tipologie di consultazioni ed esaltato dal fatto che nella coalizione a sostegno di Mercedes Bresso sono conteggiati anche i voti dell’UDC, una formazione estranea alla composizione classica del centrosinistra e che sicuramente non sosterrà il candidato uscito dalle primarie alle elezioni di maggio.

La tabella riportata, ottenuta aggregando i dati presenti sul sito del Partito Democratico di Torino per circoscrizione, focalizza l’attenzione proprio sul vincitore delle primarie e sulle dimensioni della vittoria ottenuta.
Piero Fassino, ultimo segretario dei DS, sarà il candidato sindaco del centrosinistra, avendo vinto le primarie con 29.297 preferenze, pari al 55,28% dei voti validi. Più che doppiato il diretto competitor, Davide Gariglio, che ha totalizzato il 27,39%, mentre gli altri candidati si sono fermati rispettivamente al 12,42% (Passoni), 4,15% (Curto) e 0,76% (Viale).

Questi risultati offrono una lunga serie di spunti di riflessione, su cui il centrosinistra torinese dovrà soffermarsi e analizzare con attenzione in vista della sfida elettorale di maggio.

(per continuare la lettura cliccare su “2”)

[ad]In primo luogo la vittoria di Piero Fassino è stata netta e abbastanza omogenea dal punto di vista geografico: l’ex-segretario ha superato la maggioranza assoluta delle preferenze in tutte e dieci le circoscrizioni cittadine, ottenenendo il suo peggior risultato nella IX ed il migliore nella VI. È importante osservare come anche nelle circoscrizioni II e X, che circondano l’area di Mirafiori e dove ancora risiedono molti lavoratori ed ex-lavoratori FIAT, Fassino si sia tenuto al di sopra del 55%, malgrado le sue esternazioni molto nette per il SI al recente referendum tra i lavoratori della casa automobilistica torinese potessero costituire un punto interrogativo sulle sue prestazioni. I possibili pregiudizi su Fassino non hanno invece trovato terreno fertile: né l’età anagrafico-politica, né la sua lunga lontananza da Torino, né l’appoggio dei vertici romani del partito hanno in qualche modo appannato la sua candidatura, e su questi temi dovrà essere attento il centrodestra in fase di campagna elettorale per evitare scivoloni.

Se Fassino si è dimostrato un campione di regolarità nelle dieci ciroscrizioni cittadine, le prestazioni di Gariglio hanno invece risentito in maniera pesante del fattore territoriale, spaziando dal 19% della circoscrizione VIII al 36% della IX. La campagna elettorale di Gariglio, fondata in primo luogo sullo scontro generazionale e sul rinnovamento, non ha pagato. I motivi di questo fallimento sono molteplici: solo un votante su tre alle primarie aveva meno di 45 anni, e l’anzianità media elevata del corpo elettorale ha mal recepito le istanze di rinnovamento evidenziate da Gariglio. In secondo luogo, il tema del rinnovamento è stato inteso anche come un tentativo di archiviare il decennio di Chiamparino, l’attuale, popolarissimo, sindaco. Il consenso goduto da Chiamparino, l’appoggio fornito da questi a Fassino ed il tentativo – forse obbligato – di Gariglio di porsi come alternativa e non calarsi in un contesto di continuità sono stati potenti freni al suo consenso. Infine, l’appoggio dei “signori delle preferenze” Placido e Laus può essere stato alla lunga controproducente per Gariglio, che si è ritrovato ad essere a sua volta un candidato di establishment e cadendo nell’incoerenza rispetto alle sue posizioni.

A sinistra del PD, spicca il buon risultato ottenuto da Passoni, specialmente nelle circoscrizioni I e VIII, quelle storicamente più avverse alla sinistra torinese. Come già a Bologna, i candidati fuori dal PD si sono dimostrati maggiormente in grado di attrarre consenso nelle aree tradizionalmente ostili alla sinistra, anche se di fatto espressione di movimenti più estremi. Passoni, civico sostenuto dai circoli di SEL, permette di quantificare in qualche modo l’effetto di Vendola sul popolo del centrosinistra. Giuliano Pisapia a Milano ed Amelia Frascaroli a Bologna avevano ottenuto l’appoggio ufficiale di Sinistra Ecologia e Libertà, e Vendola si era speso in prima persona per la loro candidatura; entrambi hanno ottenuto eccellenti risultati alle primarie, il primo addirittura vincendole, segno di quanto Vendola sia in grado di fare breccia nell’elettorato di centrosinistra. L’appoggio dei circoli locali di Sinistra Ecologia e Libertà senza quello del suo segretario ha permesso a Passoni di raggiungere il 12%, un risultato che, seppure buono, lo distanzia in maniera netta dai suoi omologhi milanesi e bolognesi, ed evidenzia il forte problema del personalismo che attanaglia SEL.

(per continuare la lettura cliccare su “3”)

[ad]Per analizzare il dato dal punto di vista geografico, è stata messa a confronto la distribuzione del voto delle primarie 2011 con quella dei consensi del centrosinistra alle ultime consultazioni della stessa tipologia di quelle che si avranno nel 2011 – Comunali 2006 – e le ultime consultazioni elettorali in assoluto – Regionali 2010.
Il grafico mostra con chiarezza alcuni trend ben precisi, ed alcuni segnali che sono da interpretare come gli unici campanelli di allarme in una giornata altrimenti perfetta.
In primo luogo si nota il forte incremento del peso delle circoscrizioni storicamente avverse alla sinistra, la I e la VIII. L’ottimo risultato ottenuto da Passoni proprio in queste due circoscrizioni lascia intendere una certa correlazione tra i due dati, fugando le ipotesi di inquinamento del voto e lasciando anzi intendere una capacità di penetrazione del centrosinistra in questi due quartieri.
Per altre circoscrizioni si può parlare di stabilità, come la II, di lieve incremento, come la IV, o decremento, come la X, ma sicuramente il centrosinistra deve riflettere sul calo della circoscrizione VI, dove più forte negli ultimi anni è stata la penetrazione leghista, ed il vero e proprio crollo della III, che cede addirittura il suo ruolo di principale serbatoio di voti della coalizione.

Tirando le somme, la giornata torinese si può sotto tutti gli aspetti considerare trionfale per il centrosinistra, ma al tempo stesso carica Fassino, il PD e la coalizione tutta della non trascurabile responsabilità di mantenere fede all’immagine vincente offerta il 27 febbraio, a fronte di un centrodestra che, a questo punto, potrà giocare con spregiudicatezza all’attacco sapendo di non avere nulla da perdere.

Matteo Patané

(Blog dell’autore: Città Democratica)