Altrimenti chiamatelo Kevin

[ad]Il bimbo che sta per venire al mondo avrà un fiocco azzurro sulla culla (anche se nascerà femmina). E la commedia all’italiana è già pronta a far scattare un’irresistibile gara sul suo nome. Poco importa se il nuovo pargolo politico sia in realtà la metamorfosi (in corsa) di un partito nato morto. Pdl, il Pdl, la Pdl (negli incubi di zio – o Dio – Silvio), Partito della libertà o Popolo della libertà a seconda di cosa si è mangiato a pranzo. Tutto in soffitta, dopo che nello spazio di una sola tornata elettorale – questo è il vero record per i barbosi ammiratori della statistica – il Pdl è riuscito a fare praticamente ogni cosa possibile per un partito: nascere, vincere alla grande, perdere alla grandissima, morire. Dunque, essendo stato dichiarato defunto da DiozioSilvio e avendo ricevuto l’estrema unzione dal Cardinal Beato Angelico Alfano l’estinto non sarà ripresentato agli elettori in primavera.

Ora, si diceva,  quando nasce un bimbo scatta la bagarre. I parenti, gli amici, i nemici, tutti vogliono dire la loro. Prima di questi tutti ci sono poi i genitori. Ma chi sono i genitori del post-Pdl? Primo problema. Se Silvio vuol fare davvero lo zio saggio – e non il Dio a maggio – deve accettare di dire la sua fino a un certo punto. Insomma le sue menate sul fatto che la nuova sigla non debba essere una sigla potranno influire solo in parte sulla scelta finale. Il segretario del ‘fu Pdl’ – in evidente dissidio con il padrone – ha già detto che i genitori dovranno essere gli elettori. Che alle primarie “decideranno su nome del soggetto politico e candidato premier”. Ecco, adesso non si capisce già più niente. Si può però anticipare che gli elettori saranno sì genitori, ma di serie B, visto che saranno costretti a scegliere fra una rosa ristretta di nomi.

Via alla giostra. Per semplificare: sembra che  le carte in tavola (le proposte)siano  attualmente tre: Italia, Viva l’Italia,  i Popolari. Vi ricordano qualcosa? A me ricorda solo che la cosa più nuova di questi nomi – quando ci sono – sono gli articoli determinativi.

Pagelle (nella speranza che qualcuno scelga un nome vero e lo proponga).

“Italia”, voto 4.

Allora io capisco che è appena passato il 150° dell’Unità, che l’Italia scalda i cuori, che è l’unica cosa che ci unisce davvero tutti. Capisco anche che Silvio non vuole l’acronimo, comprendo persino le istanze scioviniste e un po’ amarcord di tutte le numerose anime postfasciste. Faccio infine lo sforzo di intendere che quel nome era dentro un altro nome – Forza Italia – che rappresenta il barlume dell’amatissimo spirito del ‘94. Ma, in conclusione, voi ce lo vedete uno che dice: “Io sono per Italia!”. L’interlocutore crederà a questo punto di parlare con Tarzan.  Se avete riso solo con la bocca, ora, ridete di cuore. Pensate ai titoli di giornale: “Scontro tra Italia e Partito Democratico sulla riforma del lavoro”, oppure “Itala dice di voler salvare l’Italia” Nun se po’ fa! Te ridono dietro. Credo sia per questo che alla fine il nome scelto sarà proprio questo (un po’ come la storia della vita politica di Pigi Bersani). La sufficienza è più lontana del premio di maggioranza.

“Viva l’Italia”, voto 4,5.

De Gregori, autore del celebre pezzo che porta questo nome, non ha ancora una tomba in cui rivoltarsi. Per il resto tutto come sopra, con l’aggiunta che i seguaci di Storace e gli orfani di Rauti metterebbero la x più volentieri su questo simbolo che su altri. Il mezzo voto in più sono i settecento voti in più conquistati con questo metodo.

 

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“I popolari”, 6.

[ad]Questo nome non vuol dire una beneamata cippa. Per questo è quello più proponibile. Sono popolari che le canzoni, gli operai, i cattolici e persino le case, vuoi che non lo siano anche gli elettori? Il nome ricorda (a dodici votanti) una tradizione democratica gloriosa, un’eredità di cui il povero don Luigi Sturzo (lui sì che una tomba ce l’ha) farebbe volentieri a meno. Poiché questo è il nome più insulso fra quelli a disposizione, avrà certamente più presa sui genitori adottivi del nuovo bimbo. Casini si incazzerà. I cattolici nel Pd, quelli che non devono andare al campo scout o non sono già passati al Partito della Nazione, rosicheranno.  La sufficienza, del resto, è sempre stata una caratteristica degli elettori che non sono di centro-sinistra (che solo accidentalmente in Italia si chiamano di centro-destra).

Consigli per gli acquisti. Se fossi un pidiellino (guarda quante consonanze con ‘predellino’) chiederei pietà ai miei dirigenti. La sigla può andar bene, purché sia pronunciabile e dica qualcosa di serio su che cosa questo partito vuole essere per il futuro del Paese. Il nome è importante, altrimenti chiamatelo Kevin.

di Giorgio Bernardini