Dal Blog: Fine del mondo alle 21

Pubblicato il 17 Novembre 2012 alle 11:27 Autore: TP Racconti
nucleare

Fine del mondo alle 21

Sembrava non essere rimasto più nessuno. Dove erano finiti gli altri?
Mancava poco oramai e ciò che era successo era stato talmente improvviso che nessuno aveva avuto davvero il tempo per fare niente.
Aveva sentito, anzi letto, su internet prima che ogni comunicazione diventasse impossibile, che un reattore importante, non aveva capito bene dove, né per quale motivo fosse stato costruito così grosso, era andato fuori controllo.
La fusione del nocciolo di questo reattore a quanto pareva era imminente e con la sua esplosione l’intero pianeta sarebbe diventato un mucchio di detriti vaganti nello spazio.
Di una cosa sembravano oramai convinti tutti: non c’era più niente da fare.


Nessuna guerra, nemmeno terrorismo, sebbene qualcuno lo avesse pensato e l’ipotesi all’inizio fosse stata ventilata. La verità più semplice era che si trattava di un errore umano, nella progettazione in particolare nel dimensionamento. Cercare di imputare la colpa a qualcuno facendo processi sommari all’ultimo secondo non aveva senso o molto più semplicemente non aveva più alcuna importanza. Era finita comunque per tutti.

Un calcolo sbagliato, un modello matematico non perfettamente calzante in situazioni particolari, insomma un rischio che a quanto pare era anche conosciuto, ma era stato considerato minimo rispetto ai benefici.
Benefici enormi, in verità, perché questo reattore avrebbe fornito energia gratuita per secoli, forse millenni, forse per sempre… la popolazione mondiale faceva pressioni enormi per avere di più, sempre di più…
Energia gratuita illimitata che avrebbe significato ricchezza e benessere per tutti, probabilmente la fine di molte guerre, o forse no, ma certo un passo avanti importante per l’umanità.
E invece quest’ultima a quanto pare era inciampata proprio sul più bello.
Secondo i calcoli la fine del mondo sarebbe arrivata alle 21 ora italiana.
Chissà dove erano gli altri, con un po di stretta al cuore al pensiero che era rimasto solo alla fine cercò di pensare dove avrebbero potuto essere…
magari in qualche piazza a pregare, magari davanti alla TV.
No la TV no, a parte che probabilmente non funzionava più l’aveva sempre considerata deprimente e da anni non ce l’aveva nemmeno in casa.

– Cercherò di andare nella piazza principale della città – pensò.
Mancava una mezz’oretta alla fine del mondo e capì dopo pochi minuti che non ce l’avrebbe fatta, e che rischiava di passare gli ultimi istanti guidando, quindi si fermò ad un centro commerciale lì vicino.
Entrando notò che tutto funzionava, a parte il fatto che era vuoto e che un sacco di roba era finita per terra, forse a causa di qualche accaparramento iniziale finito non appena si era saputo che non si sarebbe salvato nessuno in nessun caso. Le luci, i frigoriferi, gli allarmi, tutto sembrava come sempre. Doveva essere dotato di un gruppo elettrogeno di quelli che possono sopperire alla mancanza di corrente per svariate ore, non se ne stupì più di tanto, prese un carrello e iniziò a girare per gli scaffali.
Non aveva senso, al massimo avrebbe preso un panino o un pezzo di cioccolata, ma pensò che l’idea di spingere il carrello poteva essere divertente, ci avrebbe messo solo 2 minuti.
Dopo un attimo di indecisione di avviò verso il reparto della cioccolata e con sua grande sorpresa mentre si avvicinava sentì un pianto sommesso. Quando ne vide l’origine ne fu ancora più meravigliato.
C’era una ragazza seduta per terra con la faccia sporca di cioccolato che mangiava e piangeva.
Era bellissima, da copertina pensò. Si avvicinò ed iniziò a parlarle
– tutto bene?
– sì, cioè no – rispose piagnucolando – non lo vedi che sta per finire tutto?
– lo so, non possiamo farci nulla, prendo qualche fazzolettino così potrai pulirti
– grazie…
– ma come ci sei finita qui? sai dove sono gli altri?
– non lo so dove sono gli altri. Mia madre vive lontana da qui, avrei voluto passare la fine con lei ma non ci sono treni e non ho la macchina
– capisco, sì, anche io ho avuto lo stesso problema, io ho l’auto in realtà, solo che essendo la mia famiglia troppo distante non ce l’avrei fatta nemmeno correndo in auto e nessun altro mezzo di trasporto va più.
La ragazza si ingozzava di cioccolatini mentre piangeva
– ho passato tutta la vita a non mangiare quello che mi piaceva e ora non mi resta altro. Diete durissime per fare la modella e sfilare e ora non posso più nemmeno diventare famosa!
Sembrava una bambina che non aveva fatto altro che obbedire alla mamma e fare quello che aveva deciso per lei. Avere successo, quello che la madre non aveva avuto, scaricando il peso delle proprie frustrazioni sulla figlia, ovviamente.
Aveva sempre odiato questo genere di cose, e allora fece la cosa più intelligente che potesse fare, la lasciò lì con la sua cioccolata, negata per tanti anni. Il sesso prima della fine? Ma era solo una bambina nella testa, anche se il suo corpo aveva chiaramente più di venti anni, il cervello era evidentemente quello di una dodicenne e così se ne andò per non intossicarsi gli ultimi minuti. Non aveva voglia di discutere ed era certo che sarebbe successo, era consapevole di non avere un bel carattere, e nemmeno tanta pazienza.
Prese dallo scaffale uno dei suoi cioccolatini preferiti e se lo mise in tasca.
La voce automatica che annunciava la chiusura del magazzino funzionava ancora, come tutte le luci del resto.
– fra 10 minuti il supermercato chiude si invitano i signori clienti ad avvicinarsi alle casse –
Ce lo siamo meritati, pensò.

Non aveva voglia di ubriacarsi e non si era mai drogato. Accarezzò con lo sguardo tutti i prodotti in fila negli scaffali e mentre camminava un fiume di pensieri, una pioggia sottile attraversò la sua mente negli ultimi minuti.

Con l’energia libera per tutti sarebbero finite le guerre dicevano, invece non era andata esattamente così, le guerre c’erano state comunque perché la natura umana è aggressiva, acquisitiva, violenta. Non c’era niente da fare per questo.
Non bastava mai niente, bisognava comprare, qualunque cosa, che servisse oppure no, anzi se non serviva e costava di più dava anche più soddisfazione. E’ per questo che avevano mandato fuori scala il reattore ed era andato tutto fuori controllo. L’energia non bastava mai! Una bulimia, una fame insaziabile di avere cose, di fare, e ognuno voleva la sua fetta, sempre più grossa. Niente sembrava bastare mai. Tutti ad abbuffarsi e ad approfittarne il più possibile appena possibile.

Gli venne in mente l’immagine di quel politico molto grasso ripreso dalle macchine fotografiche mentre si strafogava, si proprio quello che qualche anno prima era lì in mezzo alla folla che tirava le monetine a un altro politico accusato di corruzione, e in quella occasione si era proposto come grande moralizzatore. Una volta al potere era riuscito a mangiare più di quello che c’era prima… prendendo anche più preferenze! Un potere, un potere qualunque, anche piccolo, del quale poter abusare anche solo un pochino, ecco cosa sembrava rendere felice questo genere di persone, e chissà quanti al loro posto avrebbero fatto pure peggio. Questa sembrava essere, indubitabilmente, la natura umana.

– Abbiamo passato la vita a comprare cose che non ci servivano allo scopo di avere il consenso e il rispetto di gente che detestavamo – pensò.

Molti cantanti e poeti avevano parlato di un mondo d’amore (o forse solo di sesso), ma i piaceri della vita o erano peccato o facevano ingrassare, come diceva una battuta. Curiosamente malgrado il declino della religione una forma di bigottismo e di pregiudizio sessista era rimasto: se un uomo aveva molte donne era un eroe, se una donna aveva molti uomini era una puttana… persino le battaglie femministe si erano guardate bene dal discutere quel punto, essere etichettate come femministe sì, ma essere giudicate puttane era troppo pure per loro. Quel genere di cose era sempre meglio farle di nascosto e solo per un motivo davvero valido, mai fini a se stesse, cosa avrebbe pensato la gente?
Preoccuparsi fino allo spasimo di “cosa avrebbe pensato la gente” altro elemento ricorrente dell’educazione delle famiglie perbene…
sembrava quasi che fosse un gioco tipo “guardie e ladri” e a come aveva capito la religione c’entrava poco (casomai quella si era adattata a questo andazzo facendosi portabandiera di questi presunti valori), doveva essere qualcosa di più ancestrale e primitivo.
Ma la religione da tempo non andava più di moda, come lo era invece secoli prima, quando la vita era molto più difficile. Forse sarebbe scomparsa del tutto se si fosse trovato il segreto dell’immortalità. Chi è che morirebbe contento sapendo che non c’è niente dopo? Il nulla, il vuoto, il niente. Finisce tutto e non resta più nulla. Ma se non muori mai allora a che serve l’aldilà?

Così alla notizia della fine del mondo imminente si contarono miliardi di conversioni religiose improvvise soprattutto per quelle che garantivano una vita “nei cieli” dopo la morte. Quelle che prevedevano la reincarnazione forse avranno avuto delle difficoltà, dove ti reincarni se non c’è più nulla? Un bell’empireo, con anime eteree a popolarlo, invece, ci stava proprio bene come destinazione successiva, perché mica poteva finire qui eh…

E invece finiva, e non era stato Dio ma gli uomini stessi. Per la voglia di avere sempre di più, per colmare quei vuoti che si erano evidentemente creati in tutt’altro modo e per tutt’altre ragioni…
“fra 5 minuti il supermercato chiude si prega di avvicinarsi alle casse”.
Si accasciò a terra seduto con le spalle allo scaffale della frutta sciroppata, tirò fuori dalla tasca il cioccolatino che aveva preso prima, lo scartocciò.
– Critico tanto gli altri – pensò – ma io che ho concluso? Tutta la vita a studiare formule matematiche e ingegneria per poter realizzare progetti e ora è tutto inutile. Che ho concluso? Niente… Sono solo e non mi è rimasto niente…

In fondo sapeva di non essere affatto migliore degli altri.
Quello che più rimpiangeva era di non aver passato gli ultimi momenti con suo padre, lui certamente avrebbe detto: “finisce tutto? meglio, così ci faremo una grassa risata insieme!”, e lo avrebbe contagiato con la sua risata.
Portò alla bocca il cioccolatino, lo assaporò lentamente – almeno in questo la ragazza non aveva tutti i torti – era davvero buono.
“fra un minuto il supermercato chiude si prega di avvicinarsi alle casse”
Si mise in testa un cappellino preso durante la sua passeggiata, non gli erano mai piaciuti quei tipi di cappellini ma chissà perché ne aveva preso uno.
Si aggiustò la visiera, abbassò lo sguardo.
– ce lo siamo proprio meritati… –

FINE DEL MONDO ALLE 21
titoli di coda

Di Gianluca Borrelli

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