L’arte di intervistare i politici in televisione

 

L’arte di intervistare i politici in televisione

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[ad]Siamo alla fine del 2007: negli Stati Uniti è in corso come sempre l’acceso dibattito sulla permanenza dell’esercito statunitense in Iraq ed Afghanistan. Sul canale conservatore Fox News di proprietà di Rupert Murdoch (proprietario anche del canale satellitare Sky) il Senatore Ron Paul, in forza al partito repubblicano, viene intervistato dal conduttore Bill O’Reilly. O’Reilly è un personaggio piuttosto carismatico nel panorama televisivo statunitense: è un giornalista molto esperto, dichiaratamente conservatore e cristiano (questo un fattore che negli USA conta molto, mediaticamente parlando. O’Reilly ribadisce la sua religione spesso e volentieri), aggressivo e tenace nelle sue incalzanti domande. E’ un giornalista atipico per il panorama italiano, poichè le sue interviste non consistono solamente nel porre un quesito attendendo stoicamente la risposta: egli dialoga con l’intervistato e spesso l’ascoltatore si chiede chi effettivamente tra i due sia l’intervistatore e l’intervistato. Un altro aspetto tipico dell’atteggiamento di O’Reilly è quello di interrompere l’intervistato durante la sua esposizione: prende la parola a suo piacere, esprime il suo punto di vista e poi ridà la parola al personaggio in questione dicendo “Prego, ora continui pure“.

 

Nel caso specifico, Bill O’Reilly intervista Ron Paul, che per chi non lo conoscesse è un repubblicano di lunga data, 74 anni, ginecologo, si ispira alla corrente libertaria di destra, quella che si ricollegga alla cosiddetta scuola austriaca economica di Von Mises e Rothbard.  Dettagli poco importanti per il pubblico poco avvezzo alle teorie politiche, ma fondamentali per l’analista.

Ho voluto selezionare questa intervista perchè è una battaglia dialettica tra due esponenti della stessa corrente politica (quella repubblicana): abbiamo un giornalista conservatore che considera il punto di vista A oppure B come corretto, mentre il politico, anch’esso conservatore, considera l’argomento A oppure B come errato. Per darvi un esempio riguardo all’ambiente italiano, è come se Emilio Fede intervistasse su Rete4 un esponente del PDL che lo contraddice e con cui inizia un battibecco pressante, oppure come se Gad Lerner intervistasse un politico del PD di idee totalmente diverse. Avrei voluto presentare un esempio tutto italiano, ma non sono riuscito a trovare nulla di simile. Accettiamo quindi tutte le segnalazioni del caso da parte dei nostri lettori.

Ciò che importa ai fine di questa intervista è che Paul, a differenza del suo partito, è sempre stato contrario all’invio di truppe in Iraq ed Afghanistan. Per essere ancora più precisi, Ron Paul è un non-interventista, ovvero ritiene Paul che gli Stati Uniti dovrebbe preoccuparsi più di migliorare il libero mercato e la società interna più che occuparsi di faccende di politica militare. Come noterete dall’intervista caricata su Youtube, il dialogo tra O’Reilly e Paul inizia subito sul tema tanto caro a Fox News, quello della guerra in Iraq: O’Reilly chiede subito a Paul se sia il caso di rimanere o andarsene. Paul risponde che secondo lui sia il caso di ritirare le truppe e risparmiare i miliardi di dollari spesi per rinvigorire l’economia interna. Questo tema lo riprenderà poi con forza anche durante le Primarie del partito repubblicano durante la campagna elettorale presidenziale del 2008.

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[ad]Altri temi vengono trattati nell’intervista, quali la situazione in Afghanistan, lo stato dell’economia statunitense e la guerra al terrorismo.

Risulta interessante osservare in questo video quindi non tanto l’argomento in sè, quanto il modo di condurre un’intervista televisiva: i termini usati, la mimica facciale, il gesticolare, il tono della voce, il ribadire concetti chiave, la dinamica del botta e risposta. Il rapporto tra intervistato ed intervistatore. Nel secolo dei media di massa, un politico vincente deve essere capace di gestire con la massima efficacia uno scontro televisivo, poichè non sempre il dibattito è pacato, moderato e scorre verso l’obiettivo che ci si è posti con il proprio assistente della comunicazione. Parliamo qui di scontro televisivo, ma chiaramente potremmo ampliare l’analisi anche alla radio ed internet, tralasciando per il momento gli spazi canonici (feste di partito, conferenze, piazze, etc.).

Torneremo spesso sul tema della comunicazione televisiva sul sito del Termometro Politico, ma sin da ora consigliamo al lettore, almeno colui o colei la quale voglia apprezzare la politica nel XXI secolo con maggiore profondità di vedute, di porre maggiore attenzione alle dinamiche televisive in fatto di interviste faccia a faccia. Queste sono strutturate in modo totalmente diverso dai dibattiti politici a più persone, e lì altri aspetti devono essere considerati.