[ad]La fan page di Facebook “Marxisti per Tabacci” spopola sul web. Una geniale operazione politico-comunicativa raffigura l’assessore al bilancio del comune di Milano, nonché candidato alle primarie del centrosinistra, come l’unico candidato in grado di traghettare il nostro paese fino al porto del socialismo reale d’impronta sovietica.
Una pagina che ha riscosso interesse da parte dei media, che ha ottenuto una sorta di placet satirico da Tabacci e che lo stesso deputato dell’Api ha citato nel corso di un suo intervento ad Agorà su RaiTre. Una pagina satirica così ben fatta, i fotomontaggi del “compagno Bruno” sono oggettivamente bellissimi, tanto da far credere che si tratti di una pagina gestita in realtà da qualche società di comunicazione se non da qualche studente intento a scrivere una tesi di laurea sulla comunicazione politica.
La pagina però al tempo stesso pone un interrogativo che in pochi si sono posti, distratti forse dall’effige dell’ideologia tabacciana: cosa ha spinto, con successo, all’idea di accostare il tema dell’iconografia sovietica (e dunque socialista) a quella del candidato Bruno Tabacci?
Le risposte possono essere varie. Ma solo in una di queste vi è una riflessione un po’ più complessa su alcune dinamiche politiche e culturale che riguardano in questo frangente al sinistra italiana.
In primo luogo vi è una risposta “partigiana” e a tratti complottista che vede questo strumento in realtà come un espediente pseudo-bersaniano per buttarla “in caciara”. Facendo satira su un candidato che alla fine otterrà, nonostante il forte pressing moscovita, un risultato abbastanza residuale in queste primarie si tolgono elemento di satira (e quindi di attenzione politica) nei confronti del vero competitor di Bersani in questa partita. Ovvero Matteo Renzi.
Mai scordarsi che quando nel 2005, nel corso del programma “RockPolitick” andato in onda su RaiUno e condotta da Adriano Celentano, Maurizio Crozza pronunciò in maniera canterina l’ormai celebre frase “Ho sognato Che Guevara e c’è Bordon” il primo ad essere entusiasta della trovata satirica fu proprio l’allora capogruppo della Margherita a Palazzo Madama che invitò a cena il comico genovese.
Un’argomentazione parziale in quanto, nonostante i rispettabili 8.000 fan, difficilmente si riesce ad oscurare seppur in minima parte una candidatura come quella di Renzi attraverso i rapporti tra Tabacci e il comunismo.
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In secondo luogo c’è la risposta più banale. Perché proprio Tabacci? A questa domanda la risposta più semplice, forse fin troppo, non può che essere questa: essendo primarie di una coalizione di centrosinistra si ironizza sul fatto che, quello che teoricamente dovrebbe essere il candidato più “di destra” o più “centrista”, in realtà è colui che ci guiderà verso il tanto atteso socialismo. Emerge in questo caso l’effetto sorpresa: non ve l’aspettavate, ma l’unico voto per il socialismo reale è quello dato al candidato più insospettabile e meno quotato (assieme a Laura Puppato della coalizione).
[ad]Infine, cosa da non sottovalutare, c’è un tema culturale legato alla vicenda della sinistra italiana. Perché proprio ora sorge la necessità di fare ironie su un centrista, Tabacci, che diventa un convinto comunista? Perché a questo punto non sono state ideate analoghe trovate per le primarie di coalizione del 2005 che per esempio vedevano in campo un democristiano doc come Clemente Mastella?
La sensazione, per quanto parziale provenendo alla fin fine da una semplice pagina web, è che parte del Pd che in questa fase si riconosce nella linea politica e nella candidatura di Pier Luigi Bersani abbia riscoperto l’amore per un certo tipo di kitsch di impronta sovietica tesa ad ironizzare su quello stesso mondo. E’ come se sorgesse la necessità, per paradosso, di invocare e mitizzare sotto forma di ironia un certo modo di vedere la sinistra e gli sbocchi che essa può avere nella società italiana.
Non è escluso che questo approccio genuino sia sintomatico di un mutamento antropologico legato a parte del gruppo dirigente di base e dei militanti del Pd. Infatti un tempo probabilmente si sarebbero mitizzate altre “società ideali” anziché quella sovietica. E probabilmente per ridere e per scherzare prima di rimettere in pista l’iconografia sovietica, figlia laica delle icone della chiesa ortodossa diffusa nel mondo slavo e orientale, ci sarebbero state molte più resistenze psicologiche.
In questo modo scherzando sul tovarish Tabacci si rivedono immagini e si intuiscono atmosfere che forse qualche tempo fa, una parte non meglio definita del nostro cervello, avrebbe fatto di tutto per rimuovere al più presto dalla nostra mente.