Dentro Giorgia Meloni, fuori Alessandra Mussolini.
[ad]C’è ancora molta confusione sulle Primarie del Pdl, con le quali il partito del predellino dovrebbe cercare di rilanciare un’immagine che ormai tutti i sondaggi elettorali certificano in caduta, lontana parente di quella di aprile 2008, quando i dati definitivi delle elezioni registravano che quattro italiani su dieci si rivedevano nel (nuovo) progetto politico di Silvio Berlusconi.
Primarie confuse a partire dalla data di svolgimento: la mediazione tra le più alte cariche dello Stato, di anticipare il voto per le elezioni politiche alla prima decade di marzo, ha sconvolto i piani del segretario Alfano più di quanto i tentennamenti del Cavaliere non erano riusciti a fare: dopo aver convinto l’ex premier che la consultazione tra gli elettori “s’ha da fare”, quello che veniva definito il suo delfino aveva anche immaginato una consultazione all’americana, con date diverse da regione a regione, in modo da rimanere per più tempo al centro dell’attenzione dei notisti politici e di fare qualcosa di completamente diverso rispetto alla coalizione di centrosinistra, che ormai considera le primarie come proprio elemento identitario. Ed invece, non c’è tempo per tenere “primarie lunghe”, si perderebbe tempo necessario per la campagna elettorale in cui l’avversario sarà quello del campo avverso.
Confuse anche sul numero dei candidati, che ieri erano lievitati fino alla ragguardevole cifra di undici elementi, con l’ingresso nella competizione di Giorgia Meloni, leader dei giovani di ispirazione aennina, in veste di rottamatrice (“Alfano ostaggio degli apparati”, come un Bersani qualsiasi). A questi stamane si sarebbe aggiunto il business man Alessandro Proto, 38 anni, tra i consulenti finanziari più al centro dell’attenzione negli ultimi mesi. Sarebbero quindi dodici candidati, se non si fosse ritirata Alessandra Mussolini, passionaria contestatrice del Governo Monti, in polemica con chi avrebbe ridotto le primarie del Pdl in uno scontro tra fazioni, scoprendo una tardiva contrarietà al Governo, e rendendo così le primarie un ulteriore atto di masochismo per il Partito.
Va detto che bisognerà avere il sostegno di diecimila cittadini per potersi candidare, e che quindi più di qualcuno potrebbe infine desistere, ma è chiaro che quanti più candidati si presenteranno, tanto minori saranno le speranze del delfino Alfano di diventare un leader legittimato dal proprio elettorato: è questa la preoccupazione soprattutto di molti ex-an desiderosi di affrancare i propri destini politici da quelli di Berlusconi, e che quindi non vedono di buon occhio l’ingresso della Meloni nella contesa e si affrettano, con Gasparri, a chiedere ai candidati un esame di coscienza sulle proprie possibilità (e quindi di ritirarsi, ndr).