[ad]La manifestazione contro l’austerity di mercoledì scorso ha centrato un primo obiettivo. Nell’ultima settimana è cresciuta l’impopolarità per le misure restrittive decise dal governo tecnico: Mario Monti vede erodersi la sua popolarità. Ciò nonostante la presentazione di una sua lista alle elezioni politiche della prossima primavera avrebbe un esisto lusinghiero, raggiungendo il 10% dei consensi.
La nuova fotografia elettorale scattata nel sondaggio di Ipsos diffuso ieri sera ha decretato per la prima volta che la maggioranza degli italiani avversa l’operato del premier. Il giudizio sull’esecutivo è negativo per il 50% degli italiani, a fronte di un 49% di opinioni positive. Un trend ribaltato rispetto soltanto alla scorsa estate, quando – almeno nei rilevamenti dell’istituto di Nando Pagnoncelli – Monti poteva contare su giudizi positivi maggioritari.
Difficile trovare una sola causa scatenante del calo nel tasso di popolarità delle misure governative. È certo, però, che le manifestazioni in tutta Italia di sindacati, studenti e precari, contro l’impoverimento di larghe fette di popolazione, conseguente al rigore di bilancio stabilito su scala europea, abbiano riscosso una certa simpatia agli occhi degli italiani. Il 57% delle 800 persone interpellate – la composizione abituale del campione Ipsos – giustifica le proteste di piazza contro il governo in presenza di valide ragioni sociali. Consistente, ma ugualmente minoritario (circa il 40%) il parere di chi le considera espressione di frange violente della società e poco rappresentative del mondo produttivo dei professionisti.
Letti in chiave anti-montiana, questi dati potrebbero presupporre una parabola discendente, fra gli elettori, del premier in carica e dei suoi tecnici. In realtà testando un’eventuale lista Monti si scopre un quadro più articolato. Dovesse esserci alle elezioni il premier raccoglierebbe il 10% dei suffragi e potrebbe fare campagna per sedurre un altro 25% di elettorato. Un mercato potenziale degno di un partito medio-grande. Molto, però, varia e varierà a seconda che il professore bocconiano decida di scendere direttamente nell’agone elettorale come candidato oppure no. È un dubbio, che ovviamente alimenta le riflessioni del Terzo Polo e degli aderenti al manifesto verso la Terza Repubblica.
Nell’immediato Monti e i suoi estimatori possono contare su un’ampia prateria di scontento verso i partiti, che non accenna a scemare. A precisa domanda di Ipsos su cosa abbiano fatto in questo anno di governo tecnico le risposte sono devastanti: il 63% pensa che abbiano continuato a farsi i loro interessi, il 22% che non abbiano fatto nulla, a fronte di un 10% che ha visto un tentativo di recuperare fiducia, mentre un ulteriore 4% ricorda le proposte per migliorare le misure del governo.