Pagella Politica: Beppe Grillo e la chiusura delle acciaierie
Beppe Grillo ha dichiarato: “E’ inutile spendere 2 miliardi di euro per risanare e far ripartire l’acciaio dell’Ilva, perché le più grandi acciaierie stanno chiudendo”.
Pagella Politica ha effettuato il fact checking della dichiarazione di Beppe Grillo e si è espressa con un “Panzana Pazzesca”.
[ad]Grillo aveva detto, nel suo stesso blog, che all’Ilva sarebbero stati destinati 336 milioni di euro, tra l’altro dicendo la pura verità. Da dove tira fuori, adesso, questi 2 miliardi di euro? La questione l’abbiamo già trattata e spiegata precedentemente, non scenderemo quindi nei dettagli. Fatto sta che il totale di risorse pubbliche stanziate dal governo, riassunte all’interno del decreto legge del 7 agosto 2012, ammontano ad un totale di 336 milioni di euro, di cui 149 per la bonifica ambientale ed il rilancio dell’impianto siderurgico dell’Ilva. Forse Grillo fa riferimento alle previsioni di Giovanni Pietro Beretta, ordinario di idrogeologia all’Università Statale di Milano, il quale prevede, testualmente, “circa 1,5 miliardi di euro ipotizzati per la bonifica dei 15 km quadrati dell’Ilva di Taranto”? Sarà, ma sinceramente non ci sembra sufficiente per poter affermare così convintamente, davanti ad una platea di potenziali elettori come è avvenuto sull’Etna il primo novembre, che lo Stato ha stanziato 2 miliardi di euro per il risanamento dell’Ilva, specialmente vista la delicatezza del caso ed il forte carico emotivo che ne consegue. “Panzana pazzesca”.
Passiamo adesso alla seconda parte della dichiarazione di Grillo, ovvero “le più grandi acciaierie stanno chiudendo”. Non si capisce se Grillo si riferisca solamente al settore siderurgico nostrano, ma ipotizziamo che sia così. La dichiarazione, inoltre, sembra rientrare all’interno di un contesto in cui il megafono del Movimento 5 Stelle sostiene la necessità di riconvertire o abbandonare intere industrie, a suo parere obsolete e superate dai tempi. Incalzato da un cronista di Servizio Pubblico, infatti, Grillo menziona la necessità di Fiat di cambiare produzione “perché le automobili stanno morendo”, passando poi alla sua affermazione sull’Ilva e sulla produzione di acciaio.
E’ così vero che il settore siderurgico italiano è in crisi? Secondo il rapporto annuale 2012 della Federacciai (Federazione Imprese Siderurgiche Italiane), l’Italia si collocava nel 2011 al secondo posto in Europa come produzione di acciaio, dietro la Germania, coprendo il 16,2% della produzione europea. La produzione indicizzata al 2005, inoltre, mostrava l’andamento che si può osservare nella tabella qui sotto, che suggerisce una ripresa simile a quella degli altri partner europei.
L’industria dell’acciaio, da quanto risulta, non sembra quindi destinata all’estinzione. Certo, non abbiamo ancora i dettagli per il 2012, anno di ulteriore recessione per l’Italia, ma non abbiamo comunque nessuna ragione che suggerisca come l’acciaio sia oramai “un’industria morente”.
Rispetto ai 68 siti produttivi del 1990 ed ai 54 siti del 1995, attualmente ne sono attivi solamente 42, come comunicato sempre dal rapporto della Federacciai. Osservando il grafico sulla produzione di acciaio dal 1990 al 2011 di cui sotto, però, sembra che il calo del numero di acciaierie sia stato dovuto più ad un consolidamento delle attività produttive, piuttosto che ad un ridimensionamento del settore:
Insomma, Grillo, ci sembra giusto assegnarti una “Panzana pazzesca” pesante come un carico di acciaio.
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