Recensione/1 – “Non pensare all’elefante”

Pubblicato il 26 Novembre 2009 alle 19:11 Autore: Lorenzo Pregliasco

Recensione/1 – “Non pensare all’elefante”

 

Recensione/1 - "Non pensare all'elefante"

Inauguriamo oggi le recensioni del venerdì: libri, film, spettacoli, manifestazioni che hanno a che fare con la politica e i temi di cui si occupa Termometro Politico.

Partiamo dal libro Non pensare all’elefante!, di George Lakoff.

[ad]Autore: George Lakoff, tra i più noti linguisti viventi, è tra i fondatori della linguistica cognitiva. Insegna presso il dipartimento di linguistica della University of California a Berkeley.

Titolo: Non pensare all’elefante! (originale: Don’t think of an elephant!)

Edizione: Roma, Fusi orari, 2006

Pagine&Prezzo: 185 pp., € 12,50

Uno sguardo generale

 

 

 

Non pensare all’elefante! è una raccolta di saggi scritti dal 2001 in avanti. Lakoff coniuga, in questo testo, la sua formazione scientifica (in particolare nel campo della linguistica cognitiva, cui ha dato contributi molto importanti negli anni Settanta e Ottanta partendo dalla semantica generativa) e l’autentica indignazione politica di un democratico che sentiva attorno a sé un dibattito politico imperniato sulle parole d’ordine della destra conservatrice.

A prescindere dal valore più squisitamente ideale, però, il libro si presta a fare da introduzione a temi essenziali per capire il discorso politico – e più in generale i meccanismi del linguaggio umano – in modo divulgativo, con un tono conciso e molto accattivante.

Temi

Tutto parte dal concetto di frame. Cioè la cornice, l’inquadratura attraverso cui non solo comunichiamo ma categorizziamo la realtà: è il pezzo di mondo che decidiamo di guardare e isolare dal resto, trovando elementi e scenari che si incastrano a vicenda: sentire, o immaginare, per esempio la parola ‘ospedale’ attiva nel nostro cervello uno schema, che si compone di ruoli o elementi (medici, pazienti, infermieri, ma anche bisturi, stetoscopi, sale operatorie, sale d’attesa) a loro volta intrecciati secondo ben precisi scenari (il medico opera il paziente nella sala operatoria usando un bisturi). Queste connessioni mentali sono impresse nel nostro cervello sulla base dell’esperienza: un paziente che opera un medico nella sala d’attesa, per esempio, non rientra nella categorizzazione astratta di ‘ospedale’ che abbiamo consolidato nella nostra mente.

I frame sono centrali in politica, perché portano significato anche là dove sembra che non ce ne sia. In una parola, il linguaggio non è mai neutrale: è un processo cognitivo come gli altri, che risponde a impulsi come i nostri valori, o l’intento comunicativo che ci prefiggiamo quando parliamo con una persona. E qui tornano i frame, perché riempiono i buchi di significato attivando reti neurali ben precise nel nostro cervello.

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L'autore: Lorenzo Pregliasco