[ad]Mercoledì sera si è consumato l’ennesimo strappo tra Cgil e Governo. Questa volta, materia del contendere era il nuovo accordo sui salari, con aumenti legati alla produttività e orari flessibili. L’intesa è stata siglata da tutte le parti sociali ad eccezione della Cgil che ha manifestato la sua contrarietà per alcune modifiche apportate ai contratti di lavoro (demansionamento e rappresentanza). “Si è persa un’occasione e si è scelto di ridurre i salari dei lavoratori. Gli appelli di Monti sono più segno di imbarazzo che di volontà di trovare soluzioni unitarie” ha dichiarato il segretario della Cgil, Susanna Camusso. Una presa di posizione netta che però ha rimarcato la distanza del maggior sindacato italiano dalle altre sigle sindacali, Cisl, Uil e Ugl. Non è infatti la prima volta che la Cgil va avanti da sola. Anzi ultimamente accade spesso. Basti pensare, senza andare troppo lontano, alla manifestazione anti austerity indetta dalla Ces (Confederazione europea sindacati) il 14 novembre scorso a cui ha aderito la sola Cgil.
Un allontanamento dovuto in parte anche all’asse che negli ultimi due anni si è venuto a creare tra la Cgil e il suo sindacato dei metalmeccanici, la Fiom guidata da Maurizio Landini. Un’intesa certificata anche da prese di posizioni nette su fatti spinosi come la modifica dell’articolo 18, il caso Ilva di Taranto (dove la Fiom, insieme alla Cgil, ha chiesto di aprire una vertenza unitaria nei confronti dell’Ilva, proposta rifiutata dagli altri sindacati di categoria), il licenziamento di 19 operai allo stabilimento Fiat di Pomigliano e non ultimo la manifestazione anti austerity di novembre.
L’intesa tra Cgil e Fiom ha portato quindi la prima ad arroccarsi su posizioni più radicali rispetto a quelle portate avanti dalle altre sigle sindacali. Non è un caso, infatti, che Landini abbia chiesto “una nuova discussione strategica nella Cgil”, conscio del fatto che gli equilibri all’interno del sindacato si siano spostati più a sinistra (leggasi Sel, di Nichi Vendola) rispetto a prima. Per questo motivo, il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, farebbe bene a drizzare le antenne visto che, storicamente, la Cgil rappresenta uno dei fulcri dell’elettorato democratico.