[ad]Quanti candidati ci saranno è ancora presto per saperlo, però si comincia a delineare la griglia di partenza delle primarie del Pdl, con cui il partito fondato sul predellino e subito capaci di ottenere il voto degli italiani cerca di ricostruire il proprio consenso da mesi ai minimi storici.
In testa il segretario Alfano, come prevedibile: dopo averla avuta vinta sulle primarie stesse, che Berlusconi non voleva più, ed aver mantenuto la barra dritta sulla data, mantenendo il 16 dicembre come affermato già ad ottobre, il segretario si potrà concentrare sulla propria campagna elettorale, per centrare i tre obiettivi di partecipazione, consenso e risalita del Pdl nei sondaggi senza i quali lo stesso Pdl potrebbe implodere.
E in prima fila, subito dietro il segretario c’è Giorgia Meloni, leader dei giovani ex-an, ex ministro della gioventù, la dirigente che più di altri ha sofferto lo strappo con Gianfranco Fini, scegliendo infine di proseguire la propria attività nel Pdl e al Governo. Penultima in ordine di candidatura, è forse quella più rilevante tra gli sfidanti di Alfano: ha un bacino elettorale – quello dei giovani – ed è molto apprezzata soprattutto a Roma (si parlava di lei anche per prendere il posto di Alemanno alla guida dell’Urbe). E un po’ come Renzi, si propone come credibile rottamatrice della classe dirigente attuale del Pdl.
Che la sfida sarà prevalentemente tra loro due, con poche possibilità di inserimento per gli altri – Samorì è un altro papabile competitor, e godrebbe tra l’altro dell’appoggio del Cavaliere, ma dopo la gaffe degli anziani al suo comizio non ha lasciato altre tracce – lo dicono anche le dichiarazioni odierne sui candidati indagati.
È una svolta, quella che il Segretario Alfano chiede ai Garanti delle Primarie, quella di rendere incandidabili gli inquisiti. Quando aveva parlato – all’inizio della sua avventura da leader – di “partito degli onesti” si era guadagnato naturali ironie, ma oggi, subordinando la propria stessa candidatura ad una norma che renda impossibile a chi – come Alessandro Proto – ha indagini in corso ha evidentemente voluto rilanciare la propria scommessa.
E il rilancio è stato accettato in primis proprio da Giorgia Meloni, che come in una partita a poker ha proposto il suo rialzo: niente indagati, neanche nelle liste elettorali.
È un tema importante, quello del rapporto tra politica e giustizia, che in effetti segna la politica italiana da venti anni come nessun altro. Diamo atto ad entrambi di averlo imposto nel dibattito con così tanta risolutezza, virtù che non può mancare a chi non vuole restare schiacciato dal peso del fondatore.