Recensione: «La bolla – la pericolosa fine del sogno berlusconiano» di Curzio Maltese
L’ultimo libro di Curzio Maltese (“La Bolla – la pericolosa fine del sogno berlusconiano”) propone storie raccolte dall’autore in giro per l’Italia. Comincia con un parallelo tra l’Italia contemporanea e l’esperienza americana che ha visto protagonista Bernie Madoff, il più grande truffatore della finanza mondiale.
[ad]Secondo la tesi proposta da Maltese, la storia di Madoff e la gigantesca truffa da lui messa a segno è esemplificativa dei nostri giorni. Irresponsabilità e semplificazione sono gli elementi comuni tra la vicenda d’oltreoceano la vicenda politica italiana. Il suo motto – tradotto dall’inglese nella frase italiana con «falla facile, cretino» – spiega bene il senso ed il ragionamento di base. Madoff, nelle vesti di imbroglione, e gli investitori hanno avuto come unica preoccupazione l’intento di far soldi. Lo schema utilizzato è assimilabile alla cosiddetta catena di sant’Antonio.
Nel libro si passano in rassegna argomenti vari come evasione fiscale, università, condizione lavorativa dei giovani ed ambiti più generali come economia, politica e sistema dell’informazione.
A proposito dell’evasione fiscale, in un passaggio simpaticamente triste Maltese rileva che in Italia l’unica categoria disposta a collaborare alla lotta all’evasione fiscale è costituita dalle mogli tradite o dalle ex mogli lasciate con figli a carico da mantenere.
Il libro aiuta anche il lettore a scoprire parti invisibili del nostro Paese, come nel caso di Massimo Marchiori, trentottenne di casa a Padova, che ha cambiato la vita a miliardi di persone per aver inventato l’algoritmo di base dell’Hyper Search. Algoritmo da cui due giovani californiani sono partiti sino a brevettare Google e fondare l’impero che ne deriva.
A proposito di discussioni troppo spesso (con)centrate su annunci privi di approfondimenti, Maltese in un altro dei capitoli di cui “La bolla” si compone, cita il caso di Remo Calzona: autore di uno studio che confuta la progettazione del ponte sullo Stretto di Messina. La spiegazione – supportata da dati scientifici – è di tipo intuitivo. Il ponte sullo Stretto, essendo stato progettato come un ponte a campata unica, si esporrebbe alla minaccia dei venti forti per cui si renderebbe necessaria la sua chiusura per almeno cento giorni l’anno. Come se non bastasse sussistono dubbi sul fatto che un ponte così pesante, destinato dunque a sorreggere soprattutto sé stesso, possa resistere in assoluto.
Maltese denuncia l’assenza nel Paese di una degna opinione pubblica sostituita negli anni, secondo l’interpretazione dell’editorialista di Repubblica, in un pubblico di spettatori che non è più in grado di distinguere tra realtà e finzione.
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