Giovani scarsamente interessati alla politica, poco informati, molto arrabbiati. È un quadro amaro, anche se non del tutto deludente, quello presentato dai proff. Cristiano Marini e Renato Mannheimer al convegno “Una Giovane Costituzione – Eleggibilità e partecipazione giovanile dal 1948 ad oggi”, tenutasi alla Camera dei Deputati lo scorso 14 Aprile.
[ad]Nel corso della presentazione sono state messe a confronto le stime rilevate da un’indagine dell’Istat del 2007, svolta su 48mila individui, con quelle, recentissime, rilevate dal Rapporto Giovani, stilato dall’Università La Sapienza di Roma per conto del Ministero della Gioventù. I dati ci mostrano giovani con ben poco interesse per l’attualità, con picchi di disinformazione più elevati al Sud e nelle isole. Al nord la percentuale di coloro che si informano di politica almeno una volta a settimana è intorno al 63% (al Sud intorno al 55%), ma uno su 4 non si informa mai e dichiara che la ragione principale è il disinteresse. Per quanto riguarda le fonti d’informazione, in testa c’è la televisione, senza differenze a livello geografico, seguita dai quotidiani e dalla radio. Tuttavia, al Sud si nota una percentuale di giovani che si informano attraverso i quotidiani decisamente più bassa rispetto alle altre aree geografiche, e questa “lacuna” viene in parte compensata tramite l’informazione tramite amici (sic!).
Alcune analisi di rilievo: prima di tutto, il distacco dei giovani dalla politica è in calo rispetto a 10 anni fa, ma, tra gli under 35, è più sentito che tra le fasce d’età considerate mature.
Molto interessante anche la questione femminile: nel rapporto stilato dalla Sapienza si rileva un trend crescente che vede un maggiore avvicinamento da parte delle giovani donne alla politica. Parallelamente, cresce l’istruzione femminile e la partecipazione al mercato del lavoro. Non solo: i dati mostrano come le donne che si informano e interessano di politica siano quantitativamente in meno rispetto agli uomini, ma la qualità dell’informazione acquisita dalle donne è generalmente migliore.
Infine, si radicalizzano sempre più i gruppi degli interessati e dei disinteressati: se da un lato si riempiono le piazze (aumenta di molto la partecipazione a manifestazioni politiche varie, come cortei, comizi, dibattiti), dall’altro si svuotano le edicole e la causa principale, richiamata da 7 intervistati su 10, rimane il disinteresse.
Eppure, tutto questo disinteresse sembrerebbe poco coerente con i dati esposti dal prof. Mannheimer, Presidente dell’Ispo. Rimane confermato che un giovane su 3 non ha fiducia nella politica e, anzi, 1 su 3 la associa ad “atteggiamenti negativi”. Meno del 4% dei giovani si impegna attivamente per il proprio paese. E un ragazzo su 3, addirittura, non ricorda nessun personaggio politico (storico o attuale) italiano con ammirazione. Ma il politico più amato è Pertini (al 16%, seguito con distanza da Berlinguer, De Gasperi, Mussolini e Garibaldi). Un nome non attuale, come quelli che lo seguono. Un nome che, forse, a molti 18enni “disinteressati” risulta pressochè sconosciuto.
Quelli sul disinteresse sono dati indubbiamente allarmanti, ma forse non i più significativi. Forse non significativi quanto il fatto che al primo posto, dopo “nessuno”, il nome più citato sia quello di Pertini. Forse non quanto la risposta alla domanda : “quando pensa alla politica, quale tra le seguenti espressioni che ora le leggerò le viene in mente per prima?”.
Rabbia. Al primo posto c’è la rabbia, seguita da diffidenza e disgusto. Parole che sembrerebbero aver poco a che fare con il disinteresse, cui forse sarebbe più vicina la noia. Eppure, la “noia” si attesta al terzultimo posto. Incastonata tra l’impegno (che la precede) e la passione (subito dopo).
di Silvia Quaranta