Spinoza: dal web a un libro (serissimo)

Pubblicato il 16 Maggio 2010 alle 19:46 Autore: Lorenzo Pregliasco
Sono partiti, quasi per caso, da un blog e oggi approdano in libreria. Gli (ir)responsabili di Spinoza.itAlessandro Bonino e Stefano Andreoli tra gli altri, hanno dato vita a Spinoza. Un libro serissimo (Aliberti,  € 12).
spinoza
Duecentoquaranta pagine che condensano alcune tra le migliori battute – molte inedite – del miglior blog satirico del 2009, che deve il nome al filosofo più scomunicato di tutti i tempi. Sabato al Salone del libro di Torino, tra un bicchiere e l’altro a margine dell’ostensione del libro – così l’hanno chiamata -, li abbiamo incontrati in uno stand Aliberti preso d’assalto da estimatori e curiosi.
Partiamo dall’aspetto editoriale. Il vostro libello arancione è, nello stand di Aliberti, gomito a gomito con Paolo Guzzanti, Debenedetti, Wojtyla e la D’Addario. Vuol dire che con un blog si può arrivare dovunque?
Beh, nel caso di Wojtyla sì.[ad]Come vi è venuta l’idea di diventare questa specie di aggregatore satirico sul web?
Spinoza è nato nel 2005 per impulso di Alessandro Bonino, che aveva già un suo blog e all’inizio ha pensato Spinoza come una raccolta incentrata sull’attualità. Dopo un po’ alcuni amici hanno iniziato a scriverci in libertà, poi sono arrivato io (Stefano Andreoli alias Stark, ndr) e la cosa si è allargata fino a diventare quello che è, cioè una community che ruota intorno a un forum che è il laboratorio da cui si selezionano i contenuti.

Alle volte mi viene da pensare che la politica italiana spesso sia ridicola già di per sé. Questo è un limite o un vantaggio per chi la prende in giro?
Si può fare un grafico: all’inizio è un vantaggio, poi dopo, a mano a mano che sali, è un ostacolo, perché rischi di finire negli stereotipi.

Il vostro successo è segno che c’è fame di satira, che quella in tv non basta?
Nella televisione italiana oggi non c’è satira, al massimo un umorismo funzionale a una risata, che va sullo stereotipo e si focalizza su aspetti secondari. Pensa che Televideo, nella descrizione di “Parla con me”, scrive ‘satira’. Dov’è la satira?

Beh, ogni tanto Vergassola…
Sì, quando ci copia le battute!

Oh a proposito ci sarà qualcuno che non ha mai tratto ispirazione da Spinoza, no?
Sì: Wojtyla, Beckett e forse Dario Fo. E anche Ahmadinejad, che peraltro un suo stile satirico ce l’ha. Invece Al Bano ci ha accusato di plagio, come a Michael Jackson.

Nella prefazione Marco Travaglio dice che è una fesseria pretendere che la satira sia bipartisan. Ma voi vi divertite di più a bastonare Berlusconi o il Pd?
Beh, prendere di mira persone che si pensa simpatizzino per te dà più soddisfazione.

C’è chi sostiene però che chi fa satira a sinistra bersaglia solo il Pd. E’ un problema di visibilità?
La satira è proporzionale alla visibilità, le altre forze del centrosinistra sono un agglomerato subatomico. Cosa possiamo dire se non che gli elettori di Sinistra e libertà non sono abbastanza per fare una partita a scopone?

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