Massimo Gaggi e Marco Bardazzi, entrambi giornalisti rispettivamente del Corriere e della Stampa, sono attenti osservatori dei mutamenti in atto nell’esteso campo della comunicazione. Come loro punto d’osservazione hanno scelto, non a caso, gli Stati Uniti d’America. Nell’ultimo libro dal titolo «L’Ultima notizia» hanno provato a tracciare una mappa della transizione in corso dall’era dei contenuti giornalistici stampati su carta, riassunti nell’espressione “imperi di carta”, all’odierna era digitale, anche detta “era di vetro”.
[ad]Mentre la radio ha impiegato 38 anni per raggiungere la soglia dei 50 milioni di ascoltatori e alla tv ne sono stati necessari 13, Internet ha raggiunto la stessa quota di utenti in soli 4 anni. Attraverso Internet la gente sta scoprendo ed inventando nuovi modi di condividere conoscenza rilevante ad una velocità mai vista prima. La condizione necessaria è saper leggere i mutamenti con rapidità.
Ad esempio, quando nel 2007 i sondaggi in vista delle primarie democratiche danno Hillary Clinton in vantaggio, in gran parte del Paese la candidata ed il suo staff non prestano molta attenzione ad un significativo dettaglio: in California la Clinton è in vantaggio ovunque tranne che nella Silicon Valley. Nella Silicon Valley è in vantaggio Barack Obama. Gli imprenditori con interessi nelle nuove tecnologie digitali hanno trovato in Obama l’uomo che cercavano, alcuni geni della rete si impegnano in prima persona al suo fianco con l’esito elettorale che tutti conosciamo.
Sempre nel 2007 è Murdoch, magnate dell’editoria mondiale, a sbagliare in malo modo la sua previsione. In occasione dell’acquisto del Wall Street Journal annuncia la pubblicazione di tutti i contenuti gratis su Internet con l’obiettivo annunciato di recuperare entrate tramite la pubblicità digitale. Dopo poco tempo lo stesso Murdoch dichiarerà: «l’informazione gratis sui siti web ci sta uccidendo. La verità è che non c’è nel mondo un volume di pubblicità sufficiente a sostenere il giornalismo di qualità offrendo gratis i suoi contenuti».
«L’Ultima notizia» aiuta a ragionare sul modello di business da adottare per poter fruire di informazione credibile attraverso i nuovi canali della comunicazione. Internet – si legge nel libro – ha sì favorito una fioritura senza precedenti di notizie ed informazione, ma ha anche destabilizzato i vecchi modelli economici su cui per decenni si è retto il sistema dell’informazione. Secondo gli autori quella in atto non è una delle tante crisi congiunturali che il settore dell’informazione ha dovuto affrontare nel corso dei decenni. L’era digitale sta cambiando in modo radicale la professione del giornalista e i modelli di business che la sostengono.
«Si è giunti ad un bivio che richiede la scelta di un profondo cambio di cultura per i protagonisti del settore. Il futuro è multimediale e richiederà la capacità di passare con agilità da una piattaforma all’altra. La carta deve sapersi fondere con il digitale». Parlando del quotidiano si profetizza la possibilità che possa essere recuperato – esaurita la fase di transizione – come un oggetto cult alla stregua di quanto avviene oggi con il vinile.
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[ad]Nel libro si pone attenzione a come già da tempo in Italia le grandi realtà del giornalismo stiano tenendo in ampia considerazione i contributi che il web ha introdotto nel modo di fare comunicazione. Gaggi e Bardazzi riassumono i contributi nelle cosiddette 3 C: comunità, condivisione, conversazione. Da coniugare con altre 3 C: credibilità, creatività e contenuti. Di un futuro dell’editoria e del giornalismo che ad oggi più che da sfogliare sembra tutto da scoprire.
Giuseppe Spadaro
Titolo: L’ULTIMA NOTIZIA – DALLA CRISI DEGLI IMPERI DI CARTA AL PARADOSSO DELL’ERA DI VETRO, Rizzoli, 2010
Pagine&prezzo: 250 pp., € 18,00
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