Recensione: “Ensemble” di Nicolas Sarkozy

Pubblicato il 10 Luglio 2010 alle 15:09 Autore: Livio Ricciardelli
Sarkozy

“Ensemble” di Nicolas Sarkozy può essere considerato, senza esagerare nella retorica, come la “summa del Sarko-pensiero”: ideato infatti come programma d’intenti per la campagna elettorale delle presidenziali del 2007, il pamphlet fu distribuito specialmente ai giornalisti, per lo più stranieri, desiderosi di conoscere e di approfondire il pensiero dell’allora ministro degli interni e candidato dell’UMP.

 

Recensione: “Ensemble” di Nicolas Sarkozy

 

Il libro è uscito in Italia nel giugno 2009 ed pubblicato dalla casa editrice “Treves Editore” e può essere considerato un puro libro di politica.

[ad]Il testo infatti ha forti elementi programmatici e non si limita solamente a dare una chiave di lettura all’attuale crisi del XXI° secolo, e di tutto ciò che ne consegue in Francia, ma propone anche singole proposte e singole idee a seguito di una ragionamento politico complessivo.

Si parte dunque con l’idea che Sarkozy ha della Francia e su come egli concepisca il ruolo di Capo dello Stato nella Quinta Repubblica: pur essendo uomo propriamente di destra Sarkozy è consapevole che una volta eletti all’Eliseo si rappresenta la Francia tutta, il suo ideale e tutto ciò che la patria rappresenta. Coscienti che, i propri rivali politici, pur proseguendo una politica non apprezzata e non ritenuta idonea “condividono i nostri stessi valori nazionali”.

Sarkozy illustrando la sua idea della Francia non si distingue più di tanto dai canoni narrativi delle campagne elettorali di Mitterrand e assume come proprio punto di riferimento la figura di Georges Mandel, ministro di Clemenceau, che nei tristi anni dell’occupazione tedesca e della Francia di Vichy pagò con la vita la propria fedeltà agli ideali di tolleranza e libertà coerente con la propria prospettiva, in senso positivo, pan-politica in cui fino all’ultimo momento dell’esistenza si tende a compiere una serie di atti di tipo propriamente politico. Figura quella di Mandel politicamente opposta a quella del socialista Lèon Blum ma che, Sarkozy evidenzia, nel periodo drammatico della dittatura appariva sempre più come figura complementare a Mandel. Proprio perché fautore degli interessi nazionali.

Proseguendo su questa strada Sarkozy incomincia a proporre la sua idea della politica sulle singole tematiche e avanza proposte partendo dalla base che “la Francia è un miracolo”, uno stato che si fa nazione come sintesi e come compendio di una ragion di vita, di uno stile da difendere dall’omologazione dominante e dal pensiero unico che, a detta dell’inquilino dell’Eliseo, negli ultimi venticinque anni ha portato solo danni.

E quindi dal pensiero unico si passa ad un attacco frontale ai movimento sessantottini, visti come conseguenza del boom economico e di una generazione viziata incapace di distinguere la necessità di specifici diritti e doveri. Questa condizione per Sarkozy ha portato alla fine a danneggiare le classi meno abbienti della popolazione transalpina che hanno visto un degrado del settori dell’istruzione per raggiungere un falso egualitarismo all’insegna del sei politico e di un bieco comunitarismo. Un attacco alla politica dei minimi, avanzata da una Partito Socialista che effettivamente non brilla per riformismo, a favore di una politica dei “massimi”: il massimo salario contro il minimo salariale, il massimo dell’istruzione contro l’educazione minima.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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