Da alcuni giorni sono disponibili sul sito dell’AGCom i dati relativi al pluralismo politico in TV.
La loro analisi, anche comparata con il mese precedente, consente di avere una panoramica dell’eventuale partigianeria dei telegiornali e dell’evoluzione del quadro politico italiano.
[ad]L’analisi, come già evidenziato per il caso del mese precedente, è puramente quantitativa: i dati presentati dall’AGCom vengono ascritti alle varie formazioni politiche indipendentemente dalla qualità e dal tono degli interventi. I dati sono a disposizione a questo link.
Rispetto al mese di settembre, il comportamento della formazione finiana Futuro e Libertà per l’Italia si è maggiormente definito come quello di una forza di opposizione. Al contrario, il progressivo riavvicinamento tra il PdL e La Destra di Storace e della Santanché hanno reso ascrivibile il tempo dedicato a queste formazioni alla maggioranza. Tali spostamenti di forze sono stati rappresentati nel grafico che segue, che mostra la distribuzione dei tempi politici dei telegiornali tra maggioranza, opposizione ed istituzioni.
Rispetto al mese precedente le differenze sono notevoli.
Cala su pressoché tutti i canali lo spazio dedicato alle forze politiche di maggioranza, e sale contestualmente quello dedicato alle istituzioni, che si attesta in media al 49% (contro un 33% di valore corretto secondo i requisiti della par condicio) con picchi del 71% sul TGCom.
È importante osservare inoltre che l’opposizione raggiunge circa il 31% del tempo complessivo, un valore quindi abbastanza in linea con i dettami della legge, mentre la maggioranza parlamentare è sacrificata ad un modesto 20%.
Se settembre era stato caratterizzato da telegiornali “di parte”, ottobre ha visto invece telegiornali “di stato”, dominati dalle figure dell’esecutivo e delle istituzioni.
Un simile capovolgimento di situazione è pienamente comprensibile con le mutate condizioni politiche dovute alla degenerazione dei rapporti tra il PdL e FLI: a causa della necessità di contenere il disfacimento del proprio partito a livello parlamentare ma soprattutto territoriale, a causa della necessità di mettere in campo il proprio carisma nell’eventualità di elezioni anticipate, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è riapparso in maniera prepotente sulla scena mediatica, come mostra il grafico che segue, in cui, all’interno del tempo dedicato alle istituzioni, viene evidenziato quello appartenente al premier.
Silvio Berlusconi, tra l’altro nel suo ruolo di Presidente del Consiglio – sono quindi escluse le occasioni in cui viene considerato leader del Popolo della Libertà – occupa il 15% del tempo politico dei telegiornali, oscillando tra il 12% del TG2 ed il 32% del TGCom.
Una presenza ingombrante, che da sola occupa circa metà di un tempo nel quale dovrebbero trovare posto anche il Presidente della Repubblica, i Presidenti delle Camere, tutti i membri del Governo e l’UE.
Il ritorno di Berlusconi sul piccolo schermo significa una cosa sola: campagna elettorale. Le spire della crisi tra cui si dibatte la maggioranza parlamentare disegnano un quadro a tinte fosche per la tenuta dell’esecutivo. Nel duplice tentativo di salvarlo e di prepararsi alle eventuali elezioni anticipate il Cavaliere scende in campo personalmente, dominando la scena mediatica come solo lui sa fare.
(per continuare la lettura cliccare su “2”)
[ad]Il deterioramento della qualità del rapporto tra istituzioni, maggioranza e opposizione tra il mese di settembre ed il mese di ottobre (passato da uno scarto quadratico medio dell’1,81% ad uno del 4,15%) fa da contraltare al miglioramento della qualità del rapporto tra le forze politiche, il cui scarto quadratico medio passa dal 3,31% all’1,71%.
Il fenomeno si inserisce perfettamente nel tempo travasato dalla maggioranza alle istituzioni, ed in particolar modo nel Presidente del Consiglio (il cui tempo televisivo è quasi raddoppiato da settembre ad ottobre): nel cambio chi ci rimette è l’opposizione, che, se valutata con i parametri di settembre, scende dal già modesto 23% di settembre ad un ancora più risicato 21%. Solo il passaggio di FLI a forza stabile di opposizione consente di raggiungere il 31% indicato poco sopra.
Escludendo dall’analisi il tempo istituzionale, si nota poi una netta preponderanza del centrodestra sul centrosinistra, e di queste due aree sul resto del panorama politico: il PdL ha avuto a disposizione quasi 20 ore complessive e FLI poco meno di 12, mentre il PD, sul fronte opposto, si è limitato a 15 ore e mezza.
Le altre macroaree politiche risultano di conseguenza a loro volta fortemente penalizzate, potendo spartirsi meno del 20% del tempo. Come nel mese di settembre, a fare le spese maggiori della ripartizione è la sinistra radicale.
Come per il mese precedente, la ripartizione è stata strutturata secondo il seguente elenco:
- Destra (La Destra, Lega Nord)
- Centrodestra (PdL, FLI, UDEUR)
- Centro (MPA, API, UDC)
- Centrosinistra (PD, IDV, SEL, Radicali)
- Sinistra (PS, FES, Verdi)
- Altro
Confrontando i telegiornali si evince infine come i maggiormente rispettosi dell’equilibrio tra maggioranza, opposizione ed istituzioni siano stati quelli del gruppo Telecom, ovvero il TGLa7 ed MTV Flash, seguiti da RaiNews24.
Quelli che invece sono stati maggiormente attenti alla disposizione delle forze politiche rispettando i rapporti di forza delle elezioni politiche sono stati il TG2, il TG3 e SkyTG24.
Nuovamente, sono i TG generalmente sentiti come schierati a sinistra (TG3, SkyTG24, RaiNews24, TGLa7) a fornire i migliori esempi di aderenza ai parametri di legge, e a fornire quindi un prodotto – limitatamente all’analisi quantitativa che consentono i dati a disposizione – a tutti gli effetti migliore.
L’assenza dei telegiornali Mediaset dalla lista delle testate “virtuose”, ed anzi il loro concentrarsi nelle posizioni di coda secondo entrambi i metodi di analisi, è un grave vulnus della qualità dell’informazione in Italia, uno strascico – e non dei minori – dell’assenza di una valida norma sul conflitto di interessi.
Matteo Patané
(Blog dell’autore: Città Democratica)