Sabato 11 Dicembre il Partito Democratico ha organizzato a Roma l’iniziativa “Con l’Italia che vuole cambiare”. Proviamo a farne una breve cronaca mettendo a fuoco gli elementi sostanziali. Quella di sabato scorso è stata la seconda, grande iniziativa di piazza del PD dopo quella indetta dall’allora segretario Walter Veltroni, sempre a Roma ma presso il Circo Massimo.
[ad]Come prima considerazione è utile concentrarsi sul dato secondo cui il Partito Democratico, tra i partiti oggi presenti in Italia, resta il partito con maggiore rodaggio organizzativo. Primarie a parte, il PD è tra le poche organizzazioni politiche capaci di richiamare a sé decine e decine di migliaia di persone. Possiamo considerare l’iniziativa di sabato anche come una prova di forza da parte di un partito che nella sua breve storia può contare (tra elezioni avvenute e stime nei sondaggi) su un consenso che ha oscillato da un italiano su tre – record raggiunto al debutto, nel 2008 – all’attuale valore di circa un italiano su quattro (tra quelli che hanno espresso intenzioni di voto).
Il Partito Democratico ha quindi riunito a Roma centinaia di migliaia di persone a pochi giorni dal voto di fiducia delle Camere. Comunque finirà la sfida del 14 Dicembre si tratta per il centrodestra di un momento difficile: il Governo vacilla e il PD fa sentire la sua voce. Per bocca del suo segretario Bersani, che ha parlato per quasi un’ora. Per attaccare Silvio Berlusconi, per ricordare al Pdl e alla Lega di aver governato per sette degli ultimi nove anni. Col risultato di aver fatto arretrare l’Italia su molti fronti, senza aver apportato nessun miglioramento nella vita del Paese. Anzi, di aver fatto arretrare l’Italia sul piano dell’etica pubblica e “aver fatto riaffacciare stereotipi insultanti verso la dignità della donna”. Il Governo e il centrodestra, per Bersani, hanno fallito perché hanno scelto di difendere rendite e privilegi anziché stare dalla parte del lavoro, dell’impresa e della conoscenza. Berlusconi accusa altri di ribaltonismo, ma per Bersani Berlusconi “si è ribaltato da solo”. Secondo il segretario del PD sarebbero inutili prossime le elezioni se impostate come una sorta di referendum (l’ennesimo) pro o contro Berlusconi. Dannose, senza una riforma della legge elettorale, per evitare che grazie al premio di maggioranza una coalizione in grado di raccogliere un terzo dei consensi possa governare contro gli altri due terzi. La proposta di Bersani, lanciata in Piazza San Giovanni, è un governo di responsabilità istituzionale che abbia l’obiettivo di cambiare la legge elettorale e approvare qualche necessaria riforma economica. Bersani ha inoltre ribadito sostegno e “ammirazione” nei confronti del Presidente della Repubblica. E ha concluso lanciando da Piazza San Giovanni il messaggio del “cambiamento”.
D’altro canto, è apparso poco convincente il passaggio in cui Bersani, da un lato, si è detto certo di poter vincere la prova delle urne in caso di elezioni anticipate; e dall’altro ha chiarito, per responsabilità, di dover preferire un governo istituzionale. E inoltre, parlando della negatività del premio di maggioranza dell’attuale legge elettorale non ha detto nulla sul modello elettorale condiviso dal PD e dagli altri partiti che voteranno compatti la sfiducia all’attuale Governo. Elemento non di poco conto, vista l’enorme vastità di alternative possibili all’attuale legge e la frammentazione, sul piano parlamentare, delle forze intenzionate ad una riforma in tal senso.
Giuseppe Spadaro