Il nuovo (?) logo del PDL
Secondo alcuni “rumors”, sarebbe pronto un nuovo logo (e un nuovo nome) per il PDL: è una buona mossa?
Non ci è dato sapere se il simbolo che da lunedì 10 gennaio viene diffuso in rete come il “futuro simbolo del partito di Berlusconi” (è più corretto chiamarlo così: è lui, solo lui, a decidere nome, simbolo, linea, progetto e identità del partito) sia vero o se sia solo una invenzione – senz’altro geniale – di qualche grafico che si è divertito a fare scalpore. O se sia, come dicono alcune “fonti informate”, solo una delle opzioni sulla scrivania del Premier (assieme a “Popolari”, “Viva l’Italia”, ed altri).
Ma, conoscendo il gusto di Berlusconi per la comunicazione, un simbolo e un nome così non possono che piacergli molto.
Il simbolo è più gradevole di quello del Popolo della Libertà, molto simile ma più asciutto, più d’impatto: il nome più breve e le tre parole in meno contenute al suo interno lasciano più spazio alla striscia tricolore che lo attraversa e quasi avvolge la scritta “Berlusconi Presidente”.
Ma è il nome a fare la differenza. Un nome così semplice e al tempo stesso così evocativo: Italia.
[ad]Un nome di destra, ma non troppo, patriottico ma non nazionalista, più vicino – molto più vicino – alla vecchia Forza Italia che alla vecchia Alleanza Nazionale. Un nome che permetta di differenziarsi fortemente dalla Lega, senza essere, per questo, meridionalista. Un nome che nell’anno del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia assume un valore – e probabilmente anche una esposizione mediatica – eccezionale. Personalmente, avevo considerato positivamente l’idea di Casini di costruire il Partito della Nazione (e poi il Polo della Nazione), ma questa mossa (ricordiamo: ipotetica) del Cavaliere, lo renderebbe vecchio ancora prima di nascere. La “Nazione”, in confronto all’ “Italia”, trasmette una carica emotiva molto inferiore.
Non posso non citare il professor George Lakoff, linguista cognitivo noto per i suoi studi sui “frame” (ovvero, “cornici” che rappresentano i concetti evocati dal linguaggio) applicati alla politica, nel dare un giudizio positivo su questo nuovo nome.
Lakoff sottolinea la grande intelligenza dei movimenti antiabortisti americani, riguardo la comunicazione e il linguaggio, nella scelta della loro “auto-definizione”: Pro-life. Per la vita. Un nome che annichilisce ogni avversario: come puoi essere contro la vita? Non esiste valore più importante della vita umana, come fai a fare una campagna “contro la vita”? Secondo il professore dell’Università di Berkeley, per contrastarli, bisogna lavorare sul linguaggio e sulle scienze cognitive: non si possono contrapporre ai “Pro-life” i “Pro-choice”, la vita è un valore ben più importante ed evocativo della scelta. Bisogna creare nuovi frame.
(per continuare la lettura cliccare su “2”)