Napolitano e i 150 anni dell’Italia unita

Pubblicato il 29 Marzo 2011 alle 23:43 Autore: Giuseppe Spadaro
giorgio napolitano

A due settimane dalla festa del 17 marzo, una riflessione sul ruolo simbolico del Capo dello Stato

 

Il discorso di Giorgio Napolitano in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia è stato il suggello di una giornata da ricordare.

[ad]La ricorrenza, pure anticipata da una abbondante dose di incertezze e polemiche (tipiche delle vicende della politica interna italiana) ha riscosso molto successo. Ha impressionato la massiccia partecipazione a Roma come a Bari, a Torino come a Napoli, a Bologna come a Catania.

Gli italiani hanno sentito la Festa molto più di quanto una parte della politica italiana fosse disposta a credere. Per guardarla da un punto di vista opposto a quello della cerimonia, si pensi alle migliaia aziende italiane (dalle più importanti e conosciute sino alle singole attività commerciali di tutte le città italiane) che hanno voluto onorare la ricorrenza con accostamenti tricolori.

Nel suo discorso Napolitano ha centrato l’attenzione su alcune parole chiave. Tra queste orgoglio e fiducia. Ha dato un senso di solennità ripercorrendo il percorso storico dell’Italia unita senza omettere di parlare di federalismo: “federalismo che può avere senso solo in un’Italia indivisibile”.

giorgio napolitano

Il Presidente della Repubblica ha fatto riferimento all’incessante cambiamento della realtà mondiale. Lo ha fatto tracciando una strada, una missione (ha parlato, per l’appunto, di “senso della missione nazionale”). Ha voluto sottolineare l’importanza di risposte collettive. Si è soffermato sul Mezzogiorno, tema imprescindibile per lo sviluppo della coesione nazionale.

Napolitano ha assunto a pieno titolo le vesti di “padre di famiglia” della Repubblica. A seconda delle difficoltà contingenti Napolitano fa sentire forte la presenza della sua voce nel Paese. Gli capita sovente di essere omaggiato con ovazioni da semplici cittadini nei diversi luoghi in cui si reca. Segno inequivocabile di un elevato indice di fiducia e approvazione. Il 17 Marzo 2011 sarà ricordata anche come la sua giornata. La cronaca dell’evento ha messo – forse fin troppo – in risalto il vuoto dei banchi riservati ai deputati leghisti. Cronaca che di sicuro non potrà influenzare la memoria dei tanti bambini che in braccio ai loro genitori hanno partecipato alle tante iniziative organizzate per l’occasione.

L’affermazione del tricolore col richiamo alla responsabilità nazionale, come nelle parole pronunciate da Giorgio Napolitano siano (fuori da ogni formula ed eccesso retorico) una eredità chi ama l’Italia. Con un pensiero rivolto a chi ama l’Italia ma vive all’estero, a chi ci vorrebbe vivere ma non può, a chi non è italiano ma vorrebbe tanto esserlo.

Giuseppe Spadaro

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
Tutti gli articoli di Giuseppe Spadaro →