TP intervista Mario Rodriguez
“La campagne elettorale di Milano? Brutta e noiosa. Il ballottaggio non è scontato”
Mario Rodriguez, docente di comunicazione politica all’Università di Padova e amministratore unico di Mr&Associati Comunicazione, è uno dei precursori della consulenza politica in Italia: nella sua carriera ha curato decine di campagne elettorali. A Milano ha già vinto. Era il 1999, quando portò la “Signora Provincia”, Ombretta Colli, a Palazzo Isimbardi. Vinse contro Livio Tamberi, Presidente uscente del centrosinistra. Proprio sulle imminenti elezioni milanesi l’abbiamo intervistato.
Professor Rodriguez, ma davvero la Moratti rischia di perdere?
Rispondo con una domanda: ma davvero si può pensare che Pisapia possa vincere? Al di là delle battute, per pensare ad una vittoria di Pisapia bisogna prima arrivare al ballottaggio: non è scontato. La campagna mi sembra moscia, la città non vive tensioni né emozioni. L’unico motivo di tensione che vedo è sul tentativo di Berlusconi di trasformare il voto in un referendum pro o contro se stesso. Seguendo, peraltro, un copione noto, sperimentato altrove in molte altre occasioni. È senz’altro una delle campagne più brutte degli ultimi anni. La campagna elettorale più interessante di quest’anno l’ho vista a Torino.
Quindi Lei boccerebbe le campagne elettorali di Pisapia e Moratti?
Sì, mi sembrano due brutte campagne. La Moratti utilizza fotografie artificiose, non è spontanea. Non punta su se stessa, come invece fece cinque anni fa con il manifesto col suo bel volto sorridente in primo piano. Berlusconi, impostando una campagna nazionale a Milano, l’ha banalizzata, l’ha resa priva di carattere. Oltretutto, gli slogan sono generici, mancano proposte caratterizzanti. Pisapia invece non riesce a presentarsi come un’alternativa di governo credibile. La sua lettera ai milanesi mi ha lasciato esterrefatto: i due punti principali di cui parla sono aria pulita e piste ciclabili. Ma si rende conto che si candida a governare la prima città metropolitana d’Italia?! Le sue sono proposte radical chic.
Torniamo al referendum pro o contro Berlusconi: anche D’Alema ha detto che se Berlusconi perde deve andare a casa. Ma a chi giova nazionalizzare lo scontro?
La nazionalizzazione del voto è una sconfitta per la sinistra, per il suo spirito civico e la sua dimensione comunitaria. Io sono un forte sostenitore delle liste civiche di comunità. Il referendum conviene a Berlusconi, e la sinistra, ancora una volta, lo insegue sul suo terreno. Ma a venire bocciata è soprattutto la politica italiana, e questo è un momento storico nel quale la nostra mediocrità politica stride con l’epicità degli avvenimenti.
A chi andranno, in un eventuale ballottaggio, i voti centristi? E come vede il candidato del Terzo Polo Manfredi Palmeri?
La sua campagna è quella che inizialmente mi ha convinto di più, mi piace il suo riferimento alla Primavera, ma poi si è spento. Nelle ultime settimane si è imposto un modello di grassroots campaign alla quale si è fatto trovare parzialmente impreparato. Per quanto riguarda i voti del Terzo Polo, penso che al ballottaggio non convergeranno unicamente su un candidato. È verosimile che si dividano tra Moratti e Pisapia ma penso che in maggioranza sceglieranno l’esponente del Pdl.
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