[ad]Le Primarie del Pd vivono gli ultimi quattro giorni di mobilitazione, con interventi sui media, proposte e polemiche tra i candidati ed i rispettivi supporter. Le Primarie Pdl vivono invece il de profundis, sancito ieri sera da Maurizio Lupi subito dopo il dibattito tv tra Bersani e Renzi, con profondo sconcerto di Giorgia Meloni, la più probabile contendente dopo il segretario Alfano.
Il Pdl ha un serio problema di autorità interna: ogni decisione presa dagli organismi dirigenti, anche se ufficializzata, può essere rimessa in discussione in qualsiasi momento dal deus ex machina del centro destra, Silvio Berlusconi. Quando il segretario credeva di aver vinto il proprio braccio di ferro col suo predecessore, ed era tanto sicuro della propria forza da avanzare addirittura l’aut aut ai probiviri “se si candidano indagati, non mi candido io”, ben sapendo quanto la materia del rapporto tra giustizia e politica stia particolarmente a cuore al Cavaliere.
Berlusconi – se ne parla da giorni – potrebbe tornare, anzi, come riportato da Huffington Post Italia, sta già tornando in pista, organizzando i suoi sostenitori partendo dal web, prendendo esempio da quanto fatto da Obama negli ultimi 6 – 7 anni. Non solo. Nel Pdl nessuno può essere considerato “antiberlusconiano”, ma se esistono ampie porzioni di militanti e dirigenti che vedrebbero di buon occhio un certo ricambio e che percepiscono la presenza dell’ex premier come un ingombro, altrettanto ampie sono le schiere di pasdaran ed amazzoni che non considerano l’ipotesi di un Pdl senza il suo fondatore alla guida. Lo stesso Alfano sa che avrebbe poco senso rimanere alla guida del Pdl, se Berlusconi se ne andasse fondando nuove formazioni politiche, e da mesi si è adoperato per ricucire i rapporti con gli ex an ed evitare che il partito del predellino si ritrovasse ad essere uno dei tanti della galassia berlusconiana.
Ed invece sembra proprio questo il destino del partito che nel 2008 guidò la coalizione alla riconquista di Palazzo Chigi: le opzioni sono sostanzialmente due, o il partito stesso cambia nome, azzera i vertici, si separa dagli ex an, ricambia le proprie seconde linee ed accetta la guida berlusconiana, o accetta una secessione da parte dei “volti migliori” del partito stesso, magari anche degli ex an, e si allea come “vassallo” alla nuova formazione berlusconiana.
Qualcuno nel Pdl non ci sta, e se il segretario Alfano ha accettato l’annullamento de facto delle primarie, sono i due candidati più giovani, Meloni e Cattaneo, a spingere perché le primarie comunque si facciano. Altamente improbabile (per quanto il Pdl ci stia abituando ad ogni genere di sorpresa) che dalla loro insistenza e da una ritrovata unità d’intenti con il gruppo del Segretario, nasca l’unica opportunità di un Pdl indipendente, al servizio di un eventuale Monti-Bis. La legge elettorale, in via di approvazione o di deragliamento, chiarirà qualcosa anche sul futuro del Pdl.