[ad]Domenica 25 novembre si è tenuto il primo turno delle primarie del centrosinistra, attraverso cui gli elettori della coalizione “Italia Bene Comune” si sono espressi per scegliere il proprio candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nelle prossime elezioni politiche della primavera 2013.
I cinque candidati erano Pierluigi Bersani (PD), Bruno Tabacci (ApI), Laura Puppato (PD), Nicola Vendola (SEL) e Matteo Renzi (PD).
Malgrado alcuni episodi di confusione tra i comitati dei vari candidati sui numeri dell’affluenza e sul risultato degli spogli, la giornata ha visto un rimarchevole esempio di partecipazione democratica, fattore indubbiamente positivo in un momento di crescenti sentimenti antipolitici.
Sebbene siano già stati spesi fiumi di inchiostro per raccontare e analizzare l’evento, è indubbiamente opportuno, attraverso tabelle e mappe, ripercorrere i punti salienti della consultazione.
Risultati del primo turno delle primarie di Italia Bene Comune |
Per la prima volta nella storia delle primarie nazionali italiane nessun candidato raggiunge il 50% delle preferenze; per vie delle regole fissate per questa specifica consultazione ciò rende necessario il secondo turno tra i primi due classificati al primo, ovvero Pierluigi Bersani e Matteo Renzi.
Il segretario del PD è risultato il più votato con il 44.86% dei voti, mentre il sindaco di Firenze si è piazzato secondo con il 35,52%.
La tabella evidenzia i risultati regione per regione: Bersani si è imposto in diciassette realtà più la circoscrizione estero mentre Renzi ha prevalso in Toscana, Umbria e Marche. Il dato politico di avere tre regioni storicamente di sinistra su quattro schierate per Renzi ha nettamente prevalso sul dato meramente numerico delle regioni vinte o perse. Vendola si piazza ovunque terzo classificato nettamente staccato dai primi due contendenti, ad eccezione della sua Puglia dove arriva secondo a poca distanza da Bersani.
La netta diseguaglianza nei risultati tra una regione e l’altra è pienamente evidenziata dalla tabella della deviazione standard.
Deviazione standard su base regionale dei risultati del primo turno |
Considerata la naturale variabilità dei risultati tra una regione e l’altra, il risultato atteso in una distribuzione uniforme sarebbe una deviazione standard crescente al crescere della percentuale dei risultati.
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[ad]Il fatto invece che Bersani presenti un valore più basso sia di Renzi sia di Vendola evidenzia in maniera definitiva la portata nazionale del segretario PD, in grado di raggiungere prestazioni competitive in tutto il territorio nazionale.
Vendola, anche a causa di una campagna elettorale iniziata in ritardo per via di alcuni problemi giudiziari brillantemente superati, non è stato capace di imporsi come leader credibile al di fuori dei confini della Puglia.
Renzi, invece, oltre ad aver vinto nelle tre regioni sopra citate, ha ottenuto risultati dignitosi in Piemonte e Veneto, ma altrove – soprattutto al sud – è apparso piuttosto evanescente, mostrando così un andamento altalenante; in termini di ballottaggio, questo da un lato permette di individuare con semplicità le aree geografiche su cui insistere, ma denota al tempo stesso l’incapacità di penetrare realtà politiche e sociali comunque diverse da quella di riferimento.
Risultati delle primarie per provincia conquistata da Bersani (verde), Renzi (blu) o Vendola (rosso) |
Risultati delle primarie per provincia (Bersani) |
Risultati delle primarie per provincia (Renzi) |
Risultati delle primarie per provincia (Vendola) |
Le mappe con il dettaglio dei risultati provinciali consentono di individuare agevolmente le zone di forza dei tre candidati maggiori: il segretario Bersani ha i suoi picchi di intensità in Emilia Romagna, Liguria, sud Lombardia e poi nel meridione del Paese, Basilicata, Calabria e le isole.
Renzi domina nell’appennino centrale, la Toscana interna, l’Umbria e le Marche settentrionali; con un curioso salto si passa poi, a nord, alle zone ex-democristiane di Cuneo e Asti e al Veneto occidentale, Verona e Vicenza, oltre che alla friulana Pordenone.
Vendola, infine, ottiene risultati degni di nota solo in Puglia, ma è significativo osservare che, pur attestandosi comunque su percentuali modeste, il candidato di SEL ottiene spesso prestazioni migliori nelle aree metropolitane: esaminando i dati, Vendola va molto meglio in provincia di Torino, Milano, Roma e Napoli rispetto, rispettivamente, a resto di Piemonte, Lombardia, Lazio e Campania.
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[ad]Malgrado fosse ampiamente attesa, la necessità di un secondo turno di ballottaggio ha in qualche modo sminuito la prestazione di Bersani in favore di quella di Renzi, spesso ben oltre i punti percentuale che dividono i due candidati che si sfideranno domenica 2 dicembre al ballottaggio.
Per spiegare l’exploit del sindaco di Firenze i suoi sostenitori calcano l’accento sulla vittoria nelle regioni rosse ed evidenziano come sia il popolo stesso di centrosinistra a domandare un rinnovamento radicale, mentre i suoi detrattori motivano il risultato con le infiltrazioni provenienti dal centrodestra e come una certa insofferenza verso i sistemi di potere che in Toscana, Umbria e in parte nelle Marche hanno amministrato le realtà locale in maniera ininterrotta per decenni.
L’analisi dei dati e in particolare il raffronto con il 2009 consentono di smarcare almeno in parte questi dubbi.
Confronto elezioni primarie 2009 e 2012 |
Rispetto alle primarie 2009 l’affluenza è salita di alcune migliaia di unità; ciò rende i due eventi assolutamente paragonabili, sebbene rispetto al 2009 il panorama politico sia profondamente mutato e le consultazioni avessero di fatto significati differenti.
Nel 2009 un PD in crisi dopo le Europee affidava a Bersani le proprie speranze di rinascita, oggi un centrosinistra inserito in un contesto multipolare si consulta per scegliere un leader che, salvo stravolgimenti dell’ultima ora, sarà con ogni probabilità il prossimo Presidente del Consiglio.
Malgrado il differente perimetro dei votanti, le differenti regole di voto e il differente panorama politico, è interessante e assai indicativo osservare come un valore sostanzialmente invariato a livello nazionale nasconda profonde differenze a livello regionale.
Cartogramma dell’affluenza 2012 su base 2009 |
Considerando la normale mappa dell’Italia il voto del 2009, il cartogramma riportato mostra come i delta di affluenza tra il 2012 e il 2009 abbiano sgonfiato o gonfiato le varie regioni del Paese.
Le regioni del sud, in massima parte, disertano il voto: -75.000 votanti in Campania, -50.000 in Sicilia, -40.000 in Calabria, -30.000 in Sardegna. Un andamento estremamente netto che solo in Puglia trova un argine seppur parziale nella candidatura di Vendola, politico – come si è anche visto dai risultati – più locale che nazionale in grado di arginare la fuga dal voto ad un modesto ma comunque significativo -10.000. È particolarmente significativo che queste siano le regioni dove Bersani vince, sia pure perdendo in voti assoluti e percentuali rispetto al 2009. Al sud Bersani tiene, Vendola fuori dalla Puglia non sfonda e Renzi è evanescente. Né il sindaco di Firenze né il presidente della Puglia, in sostanza, paiono essere in grado di farsi apprezzare dall’elettorato meridionale.
La situazione è completamente differente al nord. Qui solo il Veneto mostra un calo significativo dei votanti (-10.000), mentre le altre regioni appaiono stazionarie o in incremento (Piemonte +20.000, Lombardia +80.000). Bersani vince in tutte le regioni del nord, seppure non con distacchi abissali. È importante osservare come non vi siano correlazioni definitive tra l’incremento dei votanti ed i risultati di Renzi: il sindaco di Firenze va bene tanto in Piemonte quanto in Veneto, mentre ha stentato di più in Lombardia. Non è quindi corretto limitare alle invasioni da destra gli ottimi risultati di Renzi, ma al tempo stesso è altrettanto sbagliato pensare che i nuovi votanti delle primarie siano tutti per lui. I flussi sono nettamente più complessi di quanto un’analisi superficiale possa permettere di comprendere, ma già da subito permettono di sfatare i luoghi comuni più abusati dai commentatori politici.
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[ad]Anche le regioni rosse presentano un trend in ascesa come numero di votanti, ma se Umbria e Marche sono in pari e l’Emilia avanza di circa 50.000 elettori, è la Toscana la sorpresa di queste primarie: +150.000 elettori, circa il 50% in più del 2009. Una cifra spropositata, un‘affluenza monstre che ha – questa sì – premiato in maniera eclatante Matteo Renzi.
Vincere in Toscana alle primarie 2012 ha un peso del tutto differente dal vincere in Toscana nel 2009. Allora la regione pesava un pur dignitoso 9% sul corpo votante, mentre oggi è arrivata a sfiorare il 14%. La regione ha premiato in maniera strepitosa il primo cittadino del suo capoluogo, e non sono pochi quelli che in questo risultato vedono un importante regolamento di conti tra lo stesso Renzi e Enrico Rossi, presidente della Regione e bersaniano di ferro.
Confronto tra i risultati di Bersani alle primarie 2009 e 2012 |
La presenza di Pierluigi Bersani sia alle primarie 2009 che a quelle 2012 consente di effettuare un’analisi particolareggiata sul suo tasso di gradimento nelle due consultazioni.
Il segretario PD aumenta la propria percentuale di consensi solo in Lazio e Sicilia, in entrambi i casi a fronte di una contrazione dei votanti, a riprova della capacità di contenimento e mantenimento dell’elettorato sull’intero territorio nazionale già evidenziata dalle precedenti analisi.
In termini di voti assoluti Bersani avanza in Emilia, Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta ed estero, lasciando però sul campo punti percentuale: in tutte queste regioni l’affluenza si è espansa dal 2009 al 2012, evidenziando come dei nuovi voti in ingresso Bersani sia riuscito a intercettarne solo una parte minoritaria; che fosse Renzi quello più in grado di attirare gente nuova alle primarie era d’altra parte cosa nota.
I cali peggiori per Bersani, infine, si sono avuti non già nella Toscana del suo principale avversario, ma proprio nel sud dove si è riconfermato dominatore: la regione che punisce maggiormente il segretario PD è il Molise, dove però può aver pesato l’esclusione dell’IdV dalla compagine di centrosinistra; pessimi risultati anche in Calabria, dove si è fatta sentire la fine dell’era Loiero, e in Puglia, dove però la forte concorrenza di Vendola è un fattore che nel 2009 non si presentava.
Malgrado le primarie 2012 abbiano visto un tasso di incertezza molto più ampio rispetto a quelle del 2009, pare difficile che Renzi possa strappare la vittoria a Bersani al secondo turno, in special modo considerando che il regolamento delle votazioni rende piuttosto difficili gli ingressi di nuovi votanti tra il primo ed il secondo turno.
Renzi, malgrado sia stato in grado di portare molti volti nuovi alle primarie del centrosinistra e abbia trovato nella propria regione un formidabile sostegno in termini di voti e partecipazione, non è riuscito né a far sì che la maggiore partecipazione gli assicurasse un vantaggio sul concorrente nelle regioni del nord, né a portare gente alle urne nel sud del Paese.
Considerato l’endorsement di Vendola a Bersani per il secondo turno, quindi, il risultato del ballottaggio sembra essere già scritto. Ma in politica mai dire mai.