[ad]Il Partito Democratico e le oltre 3 milioni di persone che domenica hanno partecipato alle Primarie del Centrosinistra stanno in questi giorni sperimentando come il digitale produca un cambiamento così forte da scuotere, dalle basi, il rapporto fra domanda e offerta politica: le polemiche suscitate dal sito www.domenicavoto.it verranno ricordate, da lunedì in poi, per aver reso evidente come regole pensate per forme di partecipazione tradizionale reggano con difficoltà l’urto di uno strumento, come la Rete, che allenta le resistenze che frenano un elettore a partecipare ad un’iniziativa politica allargandone in tal modo le basi in modo esteso.
Il sito domenicavoto.it, promosso a partire da giovedì scorso attraverso una campagna pubblicitaria anche sui quotidiani nazionali, conteneva un form di registrazione che generava una richiesta all’ufficio elettorale competente di poter partecipare al ballottaggio di domenica, richiesta che risultava proveniente dall’indirizzo mail dell’utente stesso. La promozione a supporto ed il messaggio che questa registrazione avrebbe consentito di agevolare la partecipazione al ballottaggio hanno prodotto oltre 128 mila richieste, intensificando inevitabilmente il lavoro degli uffici stessi oltre che riscaldando il dibattito pubblico di questi giorni.
Questo episodio dimostra come il digitale cambi lo scenario non solo economico, ma anche di partecipazione alla politica. E non necessariamente questo cambiamento è un fenomeno positivo. La partecipazione digitale è spesso meno impegnata, meno informata, meno determinata della partecipazione tradizionale. Nel 2009 uno psicologo danese di nome Colding Jorgensen lanciò una petizione online per bloccare la demolizione della Sirenetta da parte dell’Amministrazione di Copenaghen: nonostante che fosse tutto falso, quasi 28 mila persone la firmarono in poco tempo: l’esperimento è spesso considerato come la dimostrazione di un limite dell’attivismo digitale o “Slacktivism“.
I limiti della partecipazione digitale possono anche far sì che questa non si traduca necessariamente in un voto alle elezioni. Proprio per
questo essa deve essere vista e gestita:
– rendendo rilevanti una enorme quantità di piccole – e di per sè, forse non significative espressioni individuali – aggregandole e facendone una
forma di comprensione delle indicazioni provenienti dalle persone. E’ quanto tentano di fare le varie piattaforme e modalità di e-democracy;
– guardando ad essa come l’inizio di un percorso che può portare, attraverso passi successivi, ad una relazione più forte e ad una mobilitazione successiva in vista del sostegno e del voto.
Proprio come le Primarie: esse non sono il giorno del matrimonio con un elettore, ma il giorno del primo appuntamento. L’inizio di una strada da fare insieme che può portare ad allargare il consenso di un partito o di un movimento.
L’iniziativa domenicavoto.it ha probabilmente il demerito di non essere stata lanciata prima, ma ha il merito di aver dimostrato come le
Primarie, e il digitale, possano essere il momento per ampliare, e di molto, il senso della partecipazione ad un’offerta politica e, in questo senso, il plauso va a coloro che si stanno prendendo cura delle richieste al fino di non lasciarle disattese.
di Andrea Boscaro, The Vortex