“It matters”: le primarie del centro-sinistra
Nel suo discorso di ringraziamento alla Nazione dopo la rielezione, il Presidente Obama ha parlato delle campagne elettorali:
[ad]”So che le campagne politiche a volte sembrano piccole, persino stupide. E che ai cinici danno molto spazio per dire che la politica non è nulla più che una gara tra ego o terra di interessi particolari.”
Il discorso del neo-eletto Presidente proseguiva con l’elogio dei volontari della gente appassionata e di tutte quelle persone che rendono il processo democratico americano il più grande spot per questo grande e complesso Paese.
Anche un Paese “periferia dell’impero” come l’Italia, in queste due settimane ha vissuto momenti molto alti grazie alle primarie del centro-sinistra e grazie al duello Renzi-Bersani. Non concentriamoci troppo sui futuri scenari e neanche sul risultato finale; per quelle analisi ci sarà tempo e spazio in futuro.
Analizziamo invece i dati reali partendo dalla componente più a-valutativa per poi “scendere” nel mondo reale. I dati oggettivi sono almeno due rispetto a queste primarie:
-In primo luogo il centro-sinistra ha trovato una via d’uscita democratica alla crisi della politica che attraversa la società italiana. Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da una profonda disaffezione, che ha generato imponenti fenomeni di astensionismo e fughe massicce verso movimenti di protesta come il M5S di Beppe Grillo. La cosa interessante è che questo straordinario momento di partecipazione collettiva è avvenuto con i gli strumenti classici della democrazia: un seggio, un scheda, una matita e delle persone in fila.
In un certo senso è bastato questo per surclassare mediaticamente Grillo e spingere nel baratro il centro-destra costretto “ad inseguire” i democratici sul terreno della partecipazione interna nella scelta del leader. Questo risultato non era per niente scontato e la ” Parlamentarie” lanciata dal comico genovese assomigliano ad un tentativo posticcio di aprirsi alla democrazia interna.
-Il secondo, e più importante aspetto, è il respiro internazionale di questo avvenimento e il suo significato in Europa. Il messaggio arrivato a Monti & Co. e anche agli attenti tecnici europei è molto chiaro: esiste un’area politica in Italia capace di organizzarsi, confrontarsi ed esprimere una leadership forte in grado di guidare il paese. Detta in altri termini da domenica appare evidente che non servono “badanti europei” o “Monti bis” e che, in definitiva, la crisi democratica generata dalla crisi economia può essere affrontata con procedimenti partecipativi in grado di isolare i populisti e scongiurare la presenza di “super-commissari” stranieri.
Probabilmente questa per Monti, Napolitano, Casini ecc. ecc. non è una buona notizia perché un Pd oltre il 33% non permette alcuna giustificazione ad un Monti-bis e ,l’unica miserabile risorsa, rimane una legge elettorale “truffa” in grado di “non far vincere” la coalizione di centro-sinistra.
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[ad]Oltre a questi aspetti più o meno “sistemici” c’è però una considerazione meno oggettiva ma certamente non meno importante. Il dato forse di maggiore interesse è rappresentato dalla fila ai seggi, dalle persona anziane e dai ragazzi appena maggiorenni. L’elemento più straordinario, probabilmente, è la quantità di instancabili volontari che per due domenica di fila hanno dedicato 12-14 ore del proprio tempo ai seggi. Chi scrive ha passato le giornata saltellando tra molti seggi e l’effetto era impressionante, difficile da descrivere.
Dare un nome a questi fenomeni è complicato ma forse sarebbe sufficiente usare le parole di Obama e dire soltanto “ It matters” perché in quelle file, in quelle facce stanche, nei sorrisi tirati e nelle tensione che crolla a seggi chiusi si è scritta una bella pagina di storia democratica e questo, nel paese delle disillusioni costanti conta tanto. Sì, It matters.