Le 5 leggende: la Dreamworks “si accontenta” di un ottimo film per bambini
[ad]Il primo vero colossal di Natale della Dreamworks – “Le 5 leggende” – è una sorta di “Avengers” natalizio a cartoni animati che ha come eroi le leggende dell’infanzia. Divertimento e spettacolo di qualità ma ci si “accontenta” di fare un (ottimo) film per bambini.
“Le 5 leggende” (in originale “The rise of the Guardians” un titolo dal suono supereroico) mette in campo una squadra con 5 “eroi” dell’infanzia molto popolari negli Stati Uniti, meno da noi (a parte Babbo Natale). I Guardiani dell’infanzia sono Babbo Natale (Nord), il Coniglio di Pasqua (Calmoniglio), la Fata dei dentini (Dentolina) e l’omino dei sogni d’oro (Sandman) cui si unirà lo spirito dei giochi con la neve (Jack Frost). Dovranno mettersi insieme per sconfiggere l’uomo nero (Pitch Black) che torna dall’esilio per riportare incubi e paura nei sogni dei bambini. Come in Avengers abbiamo un gruppo di eroi con una propria personalità ben definita e con poteri che li caratterizzano. Nonostante le differenze dovranno fare squadra per affrontare la minaccia del cattivo ritornato da un mondo lontano.
Grazie ad un’animazione digitale perfetta che ricostruisce in maniera realistica mondi fantastici e città innevate la Dreamworks dimostra di non avere più nulla da invidiare ai rivali della Pixar, almeno dal punto di vista tecnico. Il film ha la sua parte migliore, oltre che nella realizzazione digitale, nel ritmo della storia e nella rappresentazione dei rifugi delle leggende, dei veri e propri mondi immaginari magicamente ricostruiti dagli autori.
Per essere un film di Natale “Le 5 leggende” tralascia la retorica tipica del periodo ed è decisamente trasversale se si svolge soprattutto a cavallo del giorno di Pasqua e se, invece di Babbo Natale, indica come eroe principale Jack Frost, lo spirito della neve che il destino ha relegato alla solitudine e all’invisibilità e quindi ad una vita senza scopo.
Con una confezione luminosa e coloratissima il film mette in scena temi profondi e sulla carta potentissimi come la paura e la capacità di meravigliarsi dei bambini. Scegliendo Jack Frost come motore principale della storia ci viene raccontata l’importanza che hanno i ricordi per sapere chi siamo e per potersi fare riconoscere dagli altri. L’invisibilità di Jack Frost e i dentini dei bambini custoditi dalle fatine dentoline che l’uomo nero ruba per cancellare i ricordi dell’infanzia materializzano in maniera efficace e “visibile” il cuore del film meglio di tante parole. I personaggi di contorno come gli yeti, gli elfi di Babbo Natale o le uova aiutanti del Calmoniglio sono straordinari ed a loro vengono delegate le parti comiche con le gag più divertenti.
Con questi presupposti poteva davvero essere un grande film, ma gli autori non vanno in profondità ai temi messi in campo. I conflitti si risolvono troppo rapidamente, sia quelli interni al gruppo dei guardiani che quelli con l’antagonista. L’idea che le vecchie leggende non capiscano più i bambini e che non siano più in grado di portare la capacità di sognare è appena accennata. Le ombre e gli incubi che porta l’uomo nero sono tali solo da lontano ma in sostanza l’unica conseguenza che hanno è che i bambini smettono di credere a Babbo Natale che, diciamocelo, ci siamo passati tutti e il trauma l’abbiamo assorbito senza conseguenze. Anche quando entra in scena l’uomo nero lo schermo resta sempre troppo illuminato col risultato di non trasmettere mai paura né agli spettatori né ai bambini del film.
Certo queste mancanze sono perdonabili in un film pensato per un pubblico di bambini: a loro indubbiamente interesseranno poco e si divertiranno davvero a seguire i loro eroi nel susseguirsi vorticoso di scontri e di salti repentini tra mondi colorati e città reali. Per un pubblico più maturo però il film scorre via troppo liscio. Peccato perché con questo ultimo lavoro la Dreamworks sembrava volere puntare in alto ma poi si “accontenta” di fare un, comunque un ottimo, film per bambini.
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