[ad]La rassegna stampa odierna, come la maggior parte dei quotidiani, si occupa della convulsa giornata politica di ieri, che ha visto il Pdl non votare la fiducia né al Senato né alla Camera (Corriere). L’astensione del partito guidato da Angelino Alfano, rappresenta un doppio segnale all’indirizzo del premier Monti e apre ad una possibile crisi di governo. Il segretario Pdl intanto ha confermato: “Berlusconi si ricandida, primarie annullate. Oggi (venerdì) salgo al Quirinale” (Repubblica). Monti aspetta le valutazioni del presidente Napolitano (Corriere) che ha invitato i partiti ad “evitare una convulsa conclusione della legislatura lasciando andare a picco quello che non deve andare a picco” (Corriere). Intanto Piazza Affari ha chiuso in negativo mentre lo spread è balzato di nuovo oltre quota 300 (Il Sole 24 Ore). Il Corriere rivela la strategia del Pdl: “Campagna anti governo per risalire”. La Stampa spiega chi sono “i peones in fila per tornare con il Cavaliere”. Il Corriere avverte: “Il mondo ci guarda”. Repubblica parla di “ricatto di Berlusconi al premier”. Il Sole 24 ore chiede “una regia per votare con ordine” e spiega che il Cavaliere sogna il ripetersi delle “elezioni del 2006” che lo videro perdere con un margine risicato. La Stampa spiega in che modo il Cavaliere “è arrivato a prendere questa decisione”. Per Vittorio Feltri “il Cavaliere fa ancora paura”. L’Unità parla di “scelta populista”. Per Europa “L’istinto di Berlusconi questa volta può essergli fatale”. Libero scrive l’epitaffio al governo tecnico “Addio Monti”. Per il Tempo il Pdl è “prigioniero del passato”. Per il Fatto Quotidiano invece Berlusconi è come “un kamikaze allo sbaraglio”. Avvenire invece commenta: “chi sacrifica i sacrifici” riferendosi a Berlusconi.
Altre notizie. La rassegna stampa del Tp si occupa anche del decreto legislativo “liste pulite” (La Stampa) approvato dal Consiglio dei Ministri, che prevede la non candidabilità a deputato, senatore, europarlamentare o membro di governo/ giunte regionali, comunali e provinciali, di chi riceverà una condanna definitiva a pene superiori ai 2 anni di carcere per reati contro la pubblica amministrazione, per mafia, terrorismo e altri reati gravi. Il Messaggero rivela: “Sono cento gli indagati ma soltanto tre colpevoli in Cassazione”.