Parlamentarie: prevalgono donne e giovani, ma i dubbi rimangono

parlamentarie m5s

[ad]La discesa in campo di Berlusconi, con le ben note ripercussioni sul governo Monti, ha distolto l’attenzione da quello che sarebbe potuto essere, nelle intenzioni del leader Beppe Grillo, l’evento politico della settimana, le parlamentarie.

Quattro giorni di votazioni on line riservate agli iscritti, per decidere la composizione delle liste e quindi i nomi di un centinaio abbondante di futuri parlamentari. Abbiamo parlato, in altri articoli delle problematiche legate a questo sistema di selezione delle candidature, evidenziando anche come gli aspetti esteriori prevalessero sui contenuti dei wishful candidates (la qualità del video, l’abbigliamento, le inflessioni dialettali versus le proposte programmatiche esposte dai candidati alle parlamentarie).

 

Da ieri conosciamo anche i risultati della selezione, conosciamo volti e storie dei candidati che hanno vinto le parlamentarie, conosciamo soprattutto il numero di voti espressi: 95.000 voti validi – non si sa al momento se si intende 95.000 elettori o più probabilmente 95.000 voti espressi da circa 31.000 aventi diritto. Come detto, gli aventi diritto non erano una platea indistinta come per le primarie di centrosinistra, ma solo gli iscritti al movimento al 30 settembre scorso, numero conosciuto solo ai vertici del movimento stesso. Difficile dunque fare paragoni con i risultati delle primarie del centrosinistra. Piuttosto lascia pensare il numero così ridotto di iscritti: è vero che c’è un controllo verticistico molto serrato, che riporta alla mente il Pci degli anni ’50, quando per ricevere la tessera bisognava essere presentati da almeno due iscritti, però il paragone con partiti dal peso elettorale di grandezza simile (Pd e Pdl) non regge, e fa comprendere quanto rilevante sia il peso mediatico del leader Beppe Grillo.

Ad ogni modo, 95.000 voti espressi, che hanno selezionato in queste parlamentarie i futuri parlamentari. Grillo gongola, perché i vincitori hanno caratteristiche che spesso i partiti faticano a ritrovare. Innanzitutto, il clamoroso successo delle donne. Su 31 capilista, ben 17 sono donne. Solo quattro capilista hanno più di quaranta anni (e presumibilmente andranno in Senato), molti sono liberi professionisti, insegnanti, impiegati, studenti e c’è anche una disoccupata.

Le Parlamentarie, però, difficilmente porteranno vantaggi in termini di consenso – come invece tutti i più recenti sondaggi elettorali testimoniano a favore delle primarie del centrosinistra. Nemmeno si può dire che questo sia stato un obiettivo ricercato dal “capo politico del movimento”, che ha invece sempre personalizzato in se stesso le campagne elettorali più importanti del MoVimento: gli oltre cento parlamentari grillini non devono diventare più importanti di Beppe Grillo, che in Parlamento non ci andrà, altrimenti il rischio è che si creino dei nuovi casi Favia e Salsi. Piuttosto, quello probabilmente che il comico genovese sperava di poter ottenere era di poter dare la “giusta” esposizione mediatica ai risultati ottenuti.

Grillo potrà quindi dire  – e in realtà sta già dicendo – di aver creato con le parlamentarie l’occasione per portare “il popolo” nelle stanze del potere,  facendo prevalere (non avendo un vero contraddittorio interno al movimento) questa immagine alle limitazioni dell’elettorato attivo e passivo, tema su cui invece per mesi si sono scontrati simpatizzanti e dirigenti del Pd.

Restano – infine – tutti i dubbi di una selezione basata su requisiti definiti da un numero assai ridotto di persone, i cui risultati (i numeri) sono certificati e noti solo agli stessi individui. Questi dubbi, lasciano un velo di opacità che non farà bene al movimento stesso.