Sondaggio TP Primarie PD: Bersani in testa, ma a rischio la quota 50%. Marino in crescita
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Sono i primi risultati del sondaggio CAWI condotto da Termometro Politico tra ieri e oggi, con un campione di 4.000 casi. I dati sono stati profilati per sesso, età, regione di residenza, titolo di studio, professione e voto passato (Primarie 2007 e Europee 2009). Sono stati presi in considerazione solo i probabili votanti alle consultazioni di domenica, cioè quanti dichiarano che ‘sicuramente’ o ‘probabilmente’ andranno alle urne.
Pier Luigi Bersani appare in testa (sopra il 47%), ma è a rischio il raggiungimento del 50% più uno dei voti necessario per non passare dall’Assemblea del PD; Dario Franceschini e soprattutto Ignazio Marino sono in crescita rispetto ai risultati dei congressi di circolo, con l’attuale segretario stimato tra il 37 e il 40% e il senatore chirurgo tra l’11,5 e il 14,5.
Si tratta comunque solo di una prima stima, basata su una previsione di affluenza a 1,5-1,7 milioni di votanti. Secondo il PD sono stati superati i 2 milioni di votanti alle 17.30, il che rende la corsa più incerta e difficile da valutare.
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I grafici mostrano la composizione “elettorale” degli italiani orientati a votare domani alle primarie del Partito Democratico (sulla base del voto dato alle recenti elezioni Europee di giugno).
[ad]Come possiamo vedere, in tutti e tre i candidati (e in quelli che andranno a votare ma sono ancora indecisi), prevale fortemente la componente di chi ha votato PD a giugno. L’elettorato democratico che dice che voterà alle primarie avvantaggia nettamente Franceschini e Bersani su Marino. Ma è interessante anche la diversa combinazione di chi ha votato altri partiti.
Naturalmente, per la stragrande maggioranza gli altri partiti sono partiti di centrosinistra: in primis l’Italia dei Valori, che raccoglie tra il 5 e il 19% di chi andrà a votare per i tre candidati (se guardiamo alla distribuzione per ogni candidato, l’elettorato dipietrista premia soprattutto Marino, mentre il più penalizzato è Bersani).
Anche la sinistra radicale, composta da chi ha votato alle europee Sinistra e Libertà o Rifondazione – Comunisti italiani, è presente in questo elettorato, con una percentuale che va dal 3% al 13% (in particolare, in questo elettorato va forte Marino, mentre Bersani regge e Franceschini appare decisamente debole). E chi a giugno ha votato invece la lista Pannella-Radicali a giugno inciderà tra l’1 e il 5% sull’elettorato delle primarie (tra i radicali la prevalenza del senatore chirurgo, noto per le battaglie sulla laicità, è netta e non sorprende, mentre a soffrire è soprattutto Bersani).
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[ad]Più interessante è vedere la composizione degli elettori di centrodestra e di chi alle europee non ha votato: se escludiamo i minorenni (circa l’1% dei probabili votanti di domani), ben il 4% in media di chi voterà uno dei tre candidati alle europee si era astenuto (altro segmento dove Franceschini, e soprattutto Bersani, cedono terreno a Marino), e la percentuale sale al 7% tra chi ancora non ha scelto.
E se Bersani riceve un contributo (seppur ridotto) di circa il 2% da elettori di PDL e Lega alle europee, per Franecschini e Marino questo dato è dimezzato. In termini inversi, prendendo il totale di votanti di centrodestra il preferito è Bersani, segue Franceschini, ultimo Marino.
Sono tutti dati che ci indicano che la corsa alle primarie può ancora essere influenzata da molti fattori, specie se l’affluenza crescerà rispetto alla stima che possiamo elaborare in questo momento (cioè circa 1,5-1,7 milioni di votanti).
Insomma, più saranno gli elettori del PD a votare, e non quelli di altri partiti vicini, più saranno favoriti Bersani e Franceschini, mentre il terzo uomo, Ignazio Marino, potrebbe beneficiare dell’afflusso di voti dalle altre anime del centrosinistra.