Pd, primarie parlamentari: tutti d’accordo, però…
Sarà “uno sforzo ai limiti dell’impossibile” per i militanti e per gli elettori del Pd, dice Bersani parlando a proposito delle primarie parlamentari, che il Pd ha indetto per il 29-30 dicembre.
[ad]Il segretario del Pd e candidato Premier del centrosinistra ha mantenuto fede alla promessa fatta più volte negli ultimi mesi, secondo la quale se si fosse andati a votare con il “Porcellum” il Partito Democratico avrebbe organizzato “ampie forme di consultazione” tra i propri elettori per decidere chi candidare in Parlamento. Si tratta anche di una vittoria per diverse aree del Pd: di Civati e dei sostenitori di “Prossima Italia”, dei “Giovani Turchi” di Fassina e Orfini, dei Giovani Democratici di Fausto Raciti, del Pd dell’Emilia Romagna, aree che da molto tempo si battono per rinnovare la classe dirigente e la rappresentanza del Partito nelle istituzioni, e che per questo da tempo chiedono di selezionare i propri rappresentanti attraverso primarie parlamentari.
La decisione del Pd di adottare primarie parlamentari è stata comunicata, per ironia della sorte, nel giorno in cui il M5S espelleva Favia e Salsi, due dei principali oppositori di Beppe Grillo all’interno del Movimento, e lanciava un anatema nei confronti di chi criticava o dubitava della bontà delle Parlamentarie.
Quelle che il Pd organizzerà saranno consultazioni che avranno in comune con le parlamentarie un solo aspetto: il risultato dei singoli wishful candidates sarà la base per creare delle liste, non per avere candidati monocratici. Questo ha fatto storcere la bocca a qualche commentatore, ritenendo che questa forma di consultazioni non sia diversa dal ritorno delle preferenze, con tutte le storture che queste ultime implicano nella vita di un partito.
Per il resto, il modello seguito dal Pd sarà quello classico delle primarie del centrosinistra: si voterà di persona, non sarà possibile (stando a quanto affermano Chiara Geloni e Fausto Raciti) votare online perché mancano i tempi tecnici per organizzare qualcosa che non abbia i difetti delle parlamentarie grilline.
Il problema principale sarà la data del voto: 29 e 30 dicembre (decideranno le organizzazioni regionali) sono giorni obiettivamente improbi per garantire non solo un’alta affluenza, ma anche la partecipazione dei militanti alle fasi organizzative. Da più parti – Civati in testa, ma anche alcuni renziani come Reggi (sconfessati però dallo stesso sindaco di Firenze) e i “nativi” di Insieme per il Pd – arriva la richiesta di posticipare il voto, financo al 13 gennaio. Ma questo è impossibile, e lo spiega l’organo ufficiale del Pd in questo video: i tempi sono molto stretti, e per garantire il rispetto di norme che sono a tutela degli iscritti sarà molto difficile per il Pd derogare. Queste polemiche, per quanto fondate, potrebbero avere lo stesso effetto negativo della discussione sulle regole delle primarie precedenti. Piuttosto, per garantire il successo delle primarie parlamentari il Pd dovrebbe tentare di entrare in contatto almeno con gli elettori del 25 novembre, motivarne la partecipazione, presentare uniformemente tutti candidati (perché non tutti avranno la possibilità di fare campagne elettorali efficaci).
Qualcosa potrebbe cambiare – ma è assai improbabile – se le giravolte degli ultimi giorni del candidato premier di centrodestra Silvio Berlusconi portassero il Governo Monti a rimanere in carica fino a termine naturale della legislatura. Allora ci sarebbe più tempo e il Pd riuscirebbe a modificare la data delle primarie parlamentari. Ma c’è tempo solo fino a lunedì, poi il Pd dovrà prendere decisioni definitive.