Daghestan, il ricordo di Kamalov e la nuova taglia sul giornalismo indipendente
[ad]Entropie che, oggi, in uno scenario eterodiretto, continuano a moltiplicarsi e ad accerchiare l’indipendenza del giornalismo da più fronti. I costanti sabotaggi nello svolgersi delle indagini riguardanti l’omicidio di Kamalov, e le evase richieste di interrogazioni parlamentari avanzate da familiari e colleghi, non costituiscono altro che le punte di un iceberg energeticamente sferrato contro la libertà di espressione rivendicata dalle testate editoriali. L’avvertimento russo materializzatosi nella suddetta “Lista della morte”, annoverante i nomi di ben otto giornalisti e condannante i fastidiosi report indaganti la dilagante corruzione federale, ha infatti felicemente trovato compagnia in queste ultime settimane. Uno dei principali siti, megafono delle rivendicazioni salafite, Vdagestan.com, in un post intitolato “Предупреждение журналистам” (Attenzione giornalisti), ha recentemente messo in guardia il giornalismo caucasico, accusandolo di offrire una copertura mediatica carente di oggettività e professionalità. Avvertendo oltre riguardo possibili rischi di condanne definitive nel caso in cui le dispregiative e denigratorie pubblicazioni concernenti l’Islam fossero state perpetrate.
In uno scenario esposto ad incrementali e costanti pericoli, l’esercizio e l’indipendenza della professione giornalistica vengono così sottoposte a quotidiane minacce. Un motivo in più per conferire oggi un dovuto tributo alla figura di un uomo che, rifiutando inflessibilmente qualsiasi complicità o compromesso personale, coraggiosamente continuava ad affermare “a newspaper does not need friends”.