[ad]Mario Monti si candida alle elezioni politiche 2013, o per meglio dire, Mario Monti offre la propria disponibilità a guidare un nuovo esecutivo, legittimato dal consenso popolare, composto dalle forze politiche che si riconoscono nella sua agenda.
È con questa formulazione, da molti definita ambigua ma necessaria a causa della posizione del Professore, che si è consumata la “salita in politica” di Monti nella consueta conferenza stampa di fine anno.
Monti, infatti, in quanto senatore a vita, non può candidarsi direttamente al Parlamento, ma questo non impedisce alle forze politiche in suo appoggio di fare il suo nome alle consultazioni con il Presidente della Repubblica al momento della formazione di un nuovo governo; al tempo stesso, e si tratta di un fattore ancora più importante, le parole di Monti disegnano un rapporto di forza tra il Professore e le forze politiche in suo sostegno molto simile a quello attuale, in cui Monti tiene in qualche modo sotto scacco i partiti vincolando la propria presenza alla realizzazione di un determinato programma politico.
Sia come sia, conteggiare Monti tra i candidati al seggio di Palazzo Chigi significa ridisegnare completamente gli scenari politico-elettorali in vista delle politiche di febbraio, e le case sondaggistiche si ritroveranno costrette a fare gli straordinari per conteggiare il fattore Monti nelle prossime edizioni dei loro sondaggi politici.
Già dalle parole di Monti, tuttavia, si può capire come verrà impostato questo inizio di campagna elettorale, e, in ultima analisi, capire a quali parti dello schieramento politico conviene la discesa in campo di Monti e quali, invece, ne risultano più danneggiate.
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Le forse politiche che stanno offrendo sostegno a Monti sono situate soprattutto nel centro dello schieramento, dove ai consueti partiti UdC, FLI e ApI si stanno aggiungendo nuove formazioni come Italia Futura di Montezemolo, Fermare il Declino di Giannino, i Popolari per Monti transfughi del PD e l’ala più moderata ed europeista fuoriustica dal PdL e capitanata da Frattini e Pisanu.
Tra convinzione politica e semplice trasformismo, il centro rischia seriamente di diventare un’area politica molto affollata, con troppi generali e pochi soldati semplici, un insieme di persone e movimenti dalla storia più disparata uniti solo dal nome di Monti; sotto questo aspetto risulta praticamente obbligata la mossa del Professore di mettersi in una posizione di forza, quasi di riserva della Repubblica, e di vincolare i suoi sostenitori ad un programma chiaro e definito.
Nel corso della conferenza stampa di Monti gli strali più pesanti del Presidente del Consiglio si sono abbattuti, nell’ordine, su Berlusconi e il PdL, sulla CGIL e su Vendola.
Mosse da campagna elettorale? Indubbiamente.
Con un’abilità molto sottile e pari a quella dei politici più navigati Monti segna in un colpo solo molti punti a proprio vantaggio.
Il punto più significativo sono le distanze che il Professore prende da Berlusconi. Come giustamente si affretta a precisare Alfano, dopo le parole di Monti è impensabile pensare ad un percorso comune tra il PdL e le forze a sostegno di Monti, ed è esattamente questo che il Presidente del Consiglio desiderava. Candidarsi senza l’ingombrante e a tratti imbarazzante appoggio di Berlusconi; senza quell’accozzaglia di schieramento da Storace a Casini passando per la Lega che il Cavaliere aveva proposto non più tardi di un paio di settimane fa.
Ma prendere le distanze da Berlusconi, oltre a rassicurare molti osservatori italiani ed esteri, ha un significato ancora più profondo, in special modo se confrontato con l’appoggio diretto da parte del centro e l’atteggiamento interlocutorio con il PD: vuol dire infatti bocciare uno dei partiti che hanno appoggiato l’esecutivo di quest’ultimo anno, e in qualche modo, per un percorso psicologico solo sottinteso ma non per questo meno efficace, accusarlo delle mancanze che l’esecutivo Monti ha oggettivamente collezionato nel corso della propria esistenza. Come dire: prendiamo le distanze dal PdL perché è per colpa sua se non si è potuta mettere la patrimoniale, o non si è potuta completare la legge anticorruzione.
Se verso destra, quindi, Monti non ha lesinato gli attacchi diretti, a sinistra il Professore sta usando una tattica diversa ma non per questo meno efficace sul lungo termine. In primo luogo, il Presidente del Consiglio sta letteralmente rubando il terreno sotto i piedi al Partito Democratico: dopo gli attacchi a Berlusconi da parte di Monti, Bersani non potrà fare altro che dichiararsi d’accordo, apparendo in qualche modo “in ritardo” rispetto al professore; al tempo stesso Monti ruba al centrosinistra l’arma dell’antiberlusconismo, appropriandosene.
Non è infatti un caso se tanto Letta quanto D’Alema si sono affrettati a ribadire che la vera corsa alle politiche sarà tra Bersani e Berlusconi, cercando in qualche modo di ridimensionare il fenomeno Monti e cercare, in qualche modo, di ricondurre la campagna elettorale agli schemi già visti del 2006 e del 2008.
Ma le parole di Monti nascondono altre e ulteriori insidie per il centrosinisra, ed in particolare per il PD. Accusando in qualche modo il PdL di essere stato il partito “meno fedele” alla linea del governo, e di essere il responsabile delle inadempienze del Governo – soprattutto in termini di equità sociale – nel corso dell’ultimo anno, obbliga in qualche modo Bersani e il centrosinistra a rendere conto della scelta di non sostenere più il Professore alle nuove politiche, li obbliga alla ricerca di un’identità che non si limiti all’antiberlusconismo, ma spieghi anche le reali differenze rispetto ad un’agenda Monti che per molti aspetti, a dire il vero, coincide con quella di Bersani.
L’accerchiamento nei confronti del PD si completa con le critiche a SEL e CGIL: non è difficile, infatti, intuire nelle parole del Professore un tentativo per separare il PD dai suoi alleati e ricondurre quella che oggi è la più grande forza politica del Paese verso il centro dello schieramento.
L’invadenza mediatica di Berlusconi. I firma-day di Grillo. Le convention arancioni. Le primarie parlamentari di centrosinistra. E ora le stoccate di fioretto di Monti.
La campagna elettorale è ormai pienamente in corso, e con il discorso del Professore, si arricchiesce di un protagonista fondamentale, e le elezioni politiche di febbraio 2013 si preannunciano come le più avvincenti da molti anni a questa parte.