L’assenza nell’agenda Monti, ma non soltanto, di diritti civili, immigrazione, identità di genere. Eppure, sono tutti temi che aiutano un Paese a vivere meglio.
[ad]Il pomeriggio del 2 gennaio, lo staff di Mario Monti ha twittato sulla sua pagina questa dichiarazione: “Oggi lo spread tra Btp e Bund tedeschi ha finalmente toccato i 287 punti”. Cifra che, ricordiamo, l’ex primo ministro si prefissava. Poco o nulla sembra emozionare Monti più di questi dati e purtroppo si nota, perché – come rileva Michele Fusco su Linkiesta – ci prepariamo a una campagna elettorale con il rischio che (quasi) nessuno abbia qualcosa da dire su temi differenti dall’economia: dall’ambiente all’etica, dai diritti civili all’immigrazione. E’ chiedere troppo? A me sembra di no.
Fusco, correttamente, cita esempi di capi di stato che hanno fatto di queste tematiche, che in Italia appaiono soltanto un corollario, uno dei loro cavalli di battaglia: da Barack Obama, che recentemente è tornato sui matrimoni gay per appoggiare la legge al riguardo nel suo Illinois, a David Cameron, che si batte per le nozze omosessuali in Gran Bretagna, da conservatore. Qui, il silenzio. L’agenda Monti non affronta simili tematiche, limitandosi a una semplice “libertà di coscienza” e, ancor peggio, facendo confusione tra temi etici e diritti civili: in tal modo, Monti è riuscito a prendersi i rimproveri di due onorevoli su posizioni diametralmente opposte, Paola Concia ed Eugenia Roccella. Economia e poco altro, nella sua agenda: “E questo sarebbe un non conservatore?”, si chiede Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, ribattendo alla dichiarazione di Monti sul suo essere lui progressista e non il centro sinistra.
Ancora Fusco denuncia: “La storia che i grandi partiti democratici del mondo non danno indirizzi sui temi più sensibili è una bubbola che solo persone poco avvedute (o troppo interessate) possono spacciare”. E, aggiungo, non si parla soltanto di diritti civili o di etica, ma ad esempio di immigrazione, che non è una questione da poco o da “libertà di coscienza”. In un suo intervento su Huffington Post Italia, il giovane italo marocchino Khalid Chaouki, responsabile Nuovi Italiani per il Pd, non ha esitazioni e boccia l’assenza del tema nell’agenda Monti come grave per almeno un paio di motivi. Il primo: “Non possiamo parlare di Italia connessa con crescita, sviluppo o semplicemente sopravvivenza senza parlare dei cinque milioni di lavoratori e soprattutto delle famiglie di origine straniera”. Il secondo: “Dimenticarsi o ancora peggio omettere la parola immigrazione dall’Agenda che dovrebbe porre le basi per un piano straordinario per la ricostruzione dell’Italia è miope, provinciale e soprattutto marca una distanza preoccupante tra gli estensori dell’Agenda e la società reale”.
(per continuare a leggere cliccare su “2”)
[ad]A sinistra le cose vanno meglio? Non è detto. Le tematiche sopra citate non sono certo essenziali nei punti delineati da Antonio Ingroia e dalla sua Rivoluzione civile. Vale la pena citare Barbara Spinelli, secondo cui tra Monti e Ingroia “siamo pieni di tecnici che vogliono raddrizzare gli italiani anziché aiutarli a vivere meglio”. Rimane il Pd, con o senza Sel. Sulla carta, Pierluigi Bersani ha promesso, in caso di vittoria, una sterzata in avanti su diritti civili, biotestamento, cittadinanza agli immigrati di seconda generazione. Per far questo, però, è necessario un Parlamento sensibile. Sarà in grado il Pd di prometterlo? Sulla carta, il rinnovamento che possono portare parecchi nomi usciti vincitori dalle primarie parlamentari, da Pippo Civati a Sergio Lo Giudice a Marilisa D’Amico – la giurista sostenuta da Valerio Onida e principale artefice del registro delle unioni civili a Milano – è importante. Dietro l’angolo, però, ci son sempre le Rosy Bindi e i Beppe Fioroni della situazione, pronti a tutto e a tutti i costi. Pd a parte, c’è la grande incognita del MoVimento 5 Stelle. Beppe Grillo, lo sappiamo,è molto attento alle tematiche ambientali e molto meno “progressista” su immigrazione e diritti civili. I futuri parlamentari del M5S come si orienteranno?
Ultima, ma non meno importante, la questione dell’identità di genere, in un Paese in cui un Don Corsi è stigmatizzato, ma anche difeso e infine tollerato. Ma, a prescindere dalla piaga del femminicidio, ad oggi in Italia le donne non sono protagoniste in politica, né artefici del successo dei loro consorti. Riprendo con piacere un pezzo di Flavia Amabile, che su La Stampa sottolineava il confronto impari tra Obama e i due sfidanti delle primarie Bersani e Renzi. Partendo dal discorso della vittoria di Obama e del suo Michelle, I’ve never loved you more, Amabile sostiene che in quel discorso “era contenuta la più strabiliante dichiarazione d’amore e di un uomo di potere, e per di più nei confronti della moglie. C’era amore e c’era, soprattutto, rispetto”. E in Italia? Qui, le gentili signore “debbono accontentarsi delle scuse – così è stato per la signora Bersani e la signora Renzi durante il confronto tv seguito da oltre 6 milioni di persone – e dietro questa parola si nasconde il solito vecchio, ammuffito maschilismo, quel patto non scritto che tiene insieme tante famiglie dalle nostre parti”. Proprio così: e vale, abbiamo visto, anche per leader e aspiranti tali del centrosinistra, nonché ovviamente per Monti, della cui signora ricordiamo solo l’acquisto del cenone di fine 2011, citato nella risposta sarcastica del marito alle sciocche accuse di Calderoli che sosteneva che il premier regalasse cotechino e lenticchie a tutta la famiglia coi soldi nostri. Abbiamo così saputo che Elsa Monti è andata a comprare la carne dal pizzicagnolo a Roma, come va a curiosare nelle bancarelle di piazza Wagner a Milano. Un angelo del focolare, insomma. La strada è, molto, lunga. Eppure, tutte le tematiche citate aiutano un Paese a vivere meglio. E , quindi, anche la sua economia. Se no, in Iran si vivrebbe meglio che in Olanda.