Politica e comunicazione: 10 domande a Giovanni Sasso di Proforma
Giovanni Sasso è socio-fondatore e direttore creativo dell’agenzia Proforma. Attiva nel campo della comunicazione dal 1996. Proforma deve la sua notorietà alle campagne di comunicazione sviluppate per Emiliano e Vendola, rispettivamente sindaco di Bari e presidente della regione Puglia. Il suo ultimo lavoro è stato il logo di “Scelta Civica – con MONTI per l’Italia”.
[ad]Giovanni Sasso, aveva mai rilasciato così tante interviste in pochi giorni? E soprattutto avevate messo in conto come Proforma tanto clamore?
«Ci sono stati altri periodi di sovraesposizione, ma come questo forse mai. Eppure in fondo si tratta solo di un simbolo elettorale. Forse oggi si tende a sopravvalutare il ruolo del marketing e della comunicazione politica».
Rispetto agli altri politici con cui avete lavorato Mario Monti è il più istituzionale. Da “LaCapagira” a Mario Monti. Con lui cambia un po’ anche Proforma?
«L’agenzia deve cambiare in base al suo cliente. Parlare dello stile di un’agenzia è infatti scorretto. Se un’agenzia sovrapponesse il proprio stile a quello che invece richiede il messaggio del cliente, non rispetterebbe né il cliente, né il proprio lavoro. Non siamo artisti che devono comunicare sé stessi attraverso un quadro o un romanzo. Siamo tecnici al servizio di un messaggio. Questo accade in generale, ma in comunicazione politica, se possibile, ancora di più».
Il Presidente del Consiglio uscente, intervistato da Sky, ha detto di non sapere che gli ideatori del simbolo sono gli stessi autori delle campagne di Nichi Vendola. Se per Vendola (come abbiamo letto in questi giorni) non è un problema, teme possa diventarlo per Monti ed i suoi collaboratori.
«Immagino di no. Ma ribadisco che il nostro lavoro per Monti si limita all’elaborazione del simbolo. Non siamo stati interpellati per altri incarichi».
Ci dà un giudizio di carattere generale della campagna elettorale in corso?
«Direi che è un po’ prematuro, è appena cominciata. L’unica campagna ben visibile è quella del Partito Democratico. Una campagna “giusta” perché centra l’obiettivo di monetizzare tempestivamente la vittoria di Bersani alle primarie. Per il resto mi colpisce il fatto che molti, invece di spiegare i punti di forza della propria candidatura, si soffermino a spiegarci i motivi per i quali gli avversari non dovrebbero candidarsi. Insomma per adesso mi sembra piuttosto una campagna non-elettorale».
Qual è l’elemento decisivo che prevarrà nella parte finale della campagna elettorale? E quali differenze nota rispetto alle ultime politiche del 2008?
«La prima domanda devi rivolgerla a Paolo Fox (a proposito, strano che nessuno abbia pensato di candidare anche lui). Rispetto al 2008, da un punto di vista politico il vento tira da tutt’altra parte, ma il quadro è molto più frammentato e c’è molta meno fiducia nei partiti. Sarebbe un panorama perfetto per mettere su una bella gara tra idee, proposte, progetti per cambiare la vita delle persone. Ma ho come l’impressione che non sarà questo il leitmotiv della campagna elettorale».
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