Condivido la riflessione di Sarubbi:
Voglio prendere un attimo sul serio la vicenda di Padre Pizarro, il personaggio di Corrado Guzzanti che ha provocato una denuncia contro La 7 da parte dell’Aiart, l’associazione cattolica di telespettatori, per aver offeso il sentimento religioso degli italiani. Sull’Huffington Post c’è un articolo molto bello di Dario Morelli, ricercatore di diritto ecclesiastico e canonico alla Statale di Milano nonché avvocato esperto di diritto dei media, che spiega bene il confine tra satira e vilipendio: vorrei averlo scritto io e vi prego di leggerlo. La breve riflessione che invece mi interessa fare è più ecclesiologica, se mi si consente la parolaccia, e riguarda i contenuti dell’intervento di Guzzanti, che chiamano in causa tutti i credenti. Li riassumo brevemente.
Politica. Non potendo riformare la 194, né mandare i carabinieri a casa delle gestanti per farle partorire, la Chiesa si accontenta di controllare la sanità e dunque di far fare carriera solo ai medici obiettori. Si mangia i soldi dell’Ici e dell’8 per mille. Perdona il Centrodestra di Berlusconi e Brunetta. Ha occupato militarmente il governo Monti (“Dove c’è un buco, ci infiliamo”) con la presenza di propri esponenti.
Bioetica. La vita interessa alla Chiesa solo in tre momenti: il feto (“la vita dal concepimento alla nascita”), il parto e i minuti prima della morte. Scomunica la madre della bimba che ha abortito, nega i funerali a Welby, ma toglie la scomunica ai lefebvriani.
Testimonianza. Il vescovo non sa fare il segno della croce (“non mi ricordo mai se è in senso orario o antiorario”). Per la Chiesa, non è importante la fede, ma i risultati concreti (“Lascia perdere il credere, noi stiamo a lavora’, questo è un lavoro. Più ce venite dietro, più ce tocca lavora’”). Sacerdoti e vescovi non credono davvero, ma giocano un ruolo (“Almeno a casa bisogna staccare”), naturalmente non praticando la coerenza nei comportamenti privati (“C’ha ragione mio figlio!”).
Fede. I Vangeli sono stati scelti ad uso e consumo della Chiesa stessa (“Erano 16, c’era scritto di tutto: se semo capati i meno peggio, quelli che più fanno comodo a noi, ma nun sai quanto c’avemo lavorato”), così come i dogmi di fede. La fede è una finzione (“Se ti metti a fare le pulci è finita, come Harry Potter”).
Laicità. I veri amanti della vita terrena sono i laici. I credenti sono tali perché hanno abbandonato la ragione (“Siete voi che ci venite dietro, perché non sapete neanche più come vi chiamate”) e si bevono di tutto: la Messa in latino è “una pacchia, tanto nessuno ci capisce niente”. Gli scienziati conoscono la verità, ma per fortuna l’ignoranza della gente comune tiene la Chiesa al riparo.
Ho ascoltato e riascoltato l’intervento di Guzzanti, che mi ha provocato due reazioni contrapposte: da un lato ho riso come un matto, perché certe battute erano meravigliose; dall’altro mi sono messo a riflettere, da cristiano, sull’immagine della Chiesa che ne esce. E ho pensato subito alla satira politica di Crozza, che – da persona impegnata nel campo – mi provoca le stesse sensazioni: un po’ è sano qualunquismo (e la satira, non è un mistero, si aggrappa al qualunquismo quando vuole vincere facile), un po’ è la politica stessa che offre delle ragioni oggettive per criticarla. Da parlamentare pro tempore, in questi anni non mi è mai venuto in mente di denunciare Crozza per vilipendio alle istituzioni, ma ogni volta che lo sento mi chiedo cosa fare per togliergli qualche buona ragione, cercando di cambiare la politica; allo stesso modo, da membro della comunità ecclesiale, Guzzanti mi provoca sulla mia testimonianza cristiana, richiamando tutta la Chiesa all’aderenza con il Vangelo. E anziché denunciarlo, guarda un po’, lo ringrazio pure.