La partita elettorale di questo 2013 si gioca al Senato. Non sembra esserci partita infatti per Palazzo Montecitorio dove la coalizione “Italia Bene Comune” quasi sicuramente si aggiudicherà il premio di maggioranza e potrà contare su 340 deputati di centrosinistra.
[ad]Al Senato invece la partita è maggiormente contendibile a causa del premio di maggioranza regionale previsto dal Porcellum. E soprattutto a causa di due coalizioni politiche (quella capeggiata da Berlusconi e quella capeggiata da Monti) che, in maniera esplicita o in maniera implicita, hanno proprio come obiettivo quello di rendere ingovernabile il Senato e non quello di ottenere una vera e propria vittoria politica (anche se nell’inner circle berlusconiano qualche umore è cambiato a seguito della performance del Cavaliere da Santoro).
Inizialmente nelle segrete stanze di Montecitorio si ragionava per schemi precostituiti. E si davano per scontate al centrosinistra ben 16 circoscrizioni del Senato su 20 (partita a parte il tema degli italiani all’estero) con solo 4 eccezioni, le cosiddette regioni in bilico: Lombardia, Veneto, Lazio e Sicilia.
Quattro regioni che hanno visto scendere in campo nelle ultime settimane i pezzi da novanta, come se si trattasse di tanti piccolo Ohio.
Col tempo però la situazione sembra essere cambiata sia per quanto riguarda le zone veramente in bilico sia per quanto riguarda le priorità delle singole forze politiche in questa campagna elettorale.
Un caso esemplare è quello del Lazio: considerata strutturalmente una regione in bilico (la sconfitta nel 2006 fu uno di quei traumi imprevisti, considerando la vittoria del centrosinistra un anno prima, che contribuì ad alimentare la destabilizzazione del governo Prodi) e mai vinta dal centrosinistra da quanto è in vigore il Porcellum.
In questa tornata non è solo il vento nazionale a spingere il Lazio quasi sicuramente tra le braccia del centrosinistra, tanto da non essere considerata più in bilico, ma una contingenza di carattere amministrativo: le dimissioni della governatrice Polverini e le elezioni regionali anticipate.
Un effetto traino e un accostamento, quello Berlusconi-PdL-Polverini, che rischia di essere fatale nella vittoria del centrosinistra sia alla Pisana (ancora stallo sulla candidatura del centrodestra) sia sul fronte nazionale con un premio di maggioranza in grado di rinforzare il centrosinistra al Senato.
Dunque l’esito del voto nel Lazio è dato per scontato e ora i proiettori sono tutti concentrati sulla Campania. Un “arrivo” a tratti imprevisto che probabilmente ha spinto alcune forze politiche ad andarci piano con le candidature. Insomma: nessun D’Alema in Campania 1 alla Camera come nel 2008. Ne tantomeno giganti al Senato.
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[ad]Una speranza di vittoria per il centrodestra in Campania e in Sicilia, soprattutto in quest’ultima, tanto che la coalizione guidata da Bersani è corsa ai ripari con la costituzione della lista Crocetta “Il Megafono” in supporto al centrosinistra, dovuta anche al proliferare di liste meridionalistiche in supporto a Berlusconi (Grande Sud, Movimento per l’Autonomia, Popolari di Italia Domani di Saverio Romano) che potrebbero determinare l’esito della partita in una zona d’Italia già tradizionalmente difficile per le istanze progressiste.
Mentre il Veneto è dato senza alcun dubbio al centrodestra (inutili i patemi di qualche professore di politologia sull’esorbitante calo di divario tra Pd-Sel e PdL-Lega tra le colline venete, sono problematiche che in questa fase non turbano i sonni di Berlusconi) sarà la Lombardia la vera partita decisiva. Per due ordini di motivi.
In primo luogo per la situazione di pareggio che sembra determinare questa fase elettorale, nonostante i sondaggi elettorali di Mannheimer sul Corriere della Sera parlino di un vantaggio della destra di circa tre punti percentuali. In secondo luogo per l’alto bottino senatoriale (49 senatori in tutto) in grado di assegnare alla coalizione vincente ben 27 scranni in Senato.
Al tempo stesso anche in Lombardia, come nel Lazio e nel dimenticato Molise, si vota per le elezioni regionali.
Confinata la candidatura Albertini nel rango del puro e sterile terzopolismo, l’obiettivo di Berlusconi è di sfruttare il nuovo corso leghista, personificato da Maroni candidato al Pirellone, e trainare qualche consenso sul fronte Forza-Leghista anche a livello nazionale.
Considerando che molti leghisti segnalavano a Maroni come un supporto del PdL alla regione fosse paradossalmente rischioso e in grado di far perdere voti e chance di vittoria al Carroccio, e considerando come ancora molte incognite, in primis il tema del candidato premier, che affliggono l’ex Casa delle Libertà, possiamo ben dire che il destino di queste elezioni politiche anche questa volta sono indissolubilmente legate ad un vero e proprio salto nel buio.