Quale destino per la Rivoluzione Civile di Ingroia?
Alle incognite delle prossime elezioni (possibile pareggio al Senato, reale recupero di Berlusconi e della sua coalizione, peso elettorale di Mario Monti) si aggiunge il destino di un eterogeneo gruppo politico che collocandosi a sinistra della coalizione “Italia Bene Comune” dovrà riuscire a superare l’ostacolo della soglia minima per garantirsi la rappresentanza parlamentare. Il gruppo è riunito nel simbolo “Rivoluzione Civile”. Il leader è Antonio Ingroia.
[ad]Si tratta dell’evoluzione del Movimento Arancione. Sotto il nome “Rivoluzione Civile” di Ingroia scorrono i titoli di coda di partiti come Italia dei Valori, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi. Con Ingroia ci saranno: Antonio Di Pietro, Leoluca Orlando, Luigi De Magistris, Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Angelo Bonelli. E tanti altri nomi della cosiddetta società civile come per esempio quello del giornalista di “Servizio Pubblico” Sandro Ruotolo. O Giovanni Favia, consigliere regionale in Emilia Romagna, dopo la rottura con Beppe Grillo.
Ad Ingroia spetta il compito di riportare in Parlamento la sinistra dei movimenti. Ma sulla possibilità di superare la soglia minima per eleggere deputati e senatori pesa lo spettro delle elezioni politiche del 2008. Cinque anni fa l’operazione non è riuscita alla “Sinistra Arcobaleno”. Media nazionale del 3,3% contro la soglia minima fissata al 4% per l’elezione alla Camera. Ogni elezione ha la sua storia, è vero. Molto nel risultato di Febbraio dipenderà dal valore aggiunto di Ingroia. E da quanto riuscirà a far percepire “Rivoluzione Civile” come una vera novità del panorama politico. Vendola oggi è alleato del Partito Democratico, nella posizione che di Di Pietro cinque anni fa. Mentre Di Pietro, quasi in sostituzione di Vendola, è con Ingroia. Si discute e ci si interroga sul reale peso della lista di Ingroia soprattutto in relazione a regioni chiave come Sicilia e Campania. Quanto la presenza e l’impegno di sindaci eletti a furor di popolo come Leoluca Orlando a Palermo e Luigi De Magistris a Napoli riusciranno a trainare la “Rivoluzione Civile”. Solo dopo sapremo se dagli eletti emergerà una volontà di dialogare col centrosinistra, in coerenza con quanto avviene in molte amministrazioni locali, o se saranno i primi veri alleati del Movimento 5 Stelle.