Una giornata del giovane turco (da manuale)
La scena si svolge in un lunedì, meglio se piovoso così da rendere prossimo il punto di rottura nel parlare di raffinate analisi politiche con l’ausilio delle eterne ed eternamente sbagliate regole della politica italiana a Seconda repubblica vigente. E per avvicinare il più possibile il momento della rivolta dialettica.
[ad]Si entra in redazione e si commenta l’ennesimo scivolone di un fedelissimo del segretario provinciale del Partito o dell’ennesima boutade fuori dalla copertura psichica più che psicologica del solleone di un assessore: “Certo che peccato, il segretario (o il sindaco, a seconda dei due contesti politici tipo scelti nella conversazione) è una brava persona, ma si circonda di persone sbagliate”. Applicate qualche variazione, il dialogo può appiccarsi al bar fra colleghi giornalisti o nella sede della federazione del Partito di cui sopra e avremo la prima palla gol della settimana per segnare: “No miei cari, non è il segretario (o il sindaco) a circondarsi di persone sbagliate, ma è il segretario la persona sbagliata”. Ovvero la riformulazione per mano di Francesco Cundari della prima regola della politica: se il leader si circonda delle persone sbagliate, è sbagliato il leader. Diretto, netto, nell’angolino.
Verrebbe da parlare di un gancio diretto, se non fosse che il personaggio che si desidera interpretare cerca l’elitarismo nelle letture da buon nerd, ma non nei costumi dove si abbandona ai gusti goderecci e operai. E diciamolo apertamente è abbastanza dalemiano da preferire la metafora calcistica alla boxe. Solo un assaggio, peraltro mattutino, alla fenomenologia del giovane turco tratteggiata nel nuovo libro del trentaquattrenne giornalista dell’Unità. Un manuale di 120 pagine che rispetta anzitutto la sua promessa estetica, è in formato tascabile nel senso che si adatta perfettamente alla tasca della vostra giacca. E portarlo sempre con voi potrebbe esservi utile nell’economia del resto della giornata.
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[ad]Superato l’impatto polemico coi colleghi o coi compagni di partito e attraversata la pausa pranzo è l’ora di un bel convegno sull’economia, in una lussuosa sala di Confindustria meglio ancora se organizzato dall’ala liberal del Partito di cui sopra. Nel primo convivio vi toccherà di sciropparvi qualche difesa – da estrema unzione visti i tempi – del miracolo dei distretti industriali che potrebbero tornare a funzionare se solo si potesse tornare a fare squadra (qualsiasi cosa significhi economicamente) e rendere facili i licenziamenti, nell’altro un’accalorata richiesta di tagli delle tasse ancor prima dei tagli della spesa. Inutili saranno le vostre obiezioni sul fatto che i distretti sono un modo per camuffare l’ostilità dei piccoli imprenditori alle fusioni, alla managerializzazione delle loro aziende. Idem coi lafferiani, resteranno impermeabili al fatto che i tagli delle tasse indiscriminati alla George W. Bush nel mondo hanno prodotto voragini di bilancio e crisi così ingarbugliate da non far bastare i premi nobel di una coorte generazionale. Entrambi vi diranno che se loro teorie finora non hanno funzionato è perché sono state applicate male.
Occasione migliore non potrebbe esserci per citare la versione emendata della seconda legge fondamentale (nel libro le leggi fondamentali sono 5 e le 10 regole) da parte di Cundari: se una teoria quando è stata applicata non ha mai funzionato è una cattiva teoria.
Se sarete fortunati c’è da scommettere che nello stesso pomeriggio incontrerete anche giornalisti così avvezzi alla politica da essere lì-lì per fare il grande salto. Incoraggiati dalla fresca discesa in campo di un Mucchetti e dal reggimento della carta stampata che si è spartito già nell’ultima legislatura molti scranni di Montecitorio e di palazzo Madama mosso dalla convinzione che il giornalismo fosse – spesso da inconsapevoli seguaci di Max Weber – una forma di ripiego prima del balzo nella politica vera. Senza che questi stessi giornalisti di confine non fossero attraversati dal dubbio del contrario, ovvero che per la politica potessero rappresentare loro una forma di ripiego in assenza di politici veri. Anche in questo caso la ragione si scontrerà col muro resiliente della stupidità (e al libello di Carlo M. Cipolla in materia Cundari si è ispirato per il manuale).
“La politica si è finanziarizzata, è diventata realtà virtuale” constata l’autore. Fra i cattivi annovera i mezzibusti che si candidano a presidente di qualche Regione, a sindaco al pari dei sondaggisti che si improvvisano consiglieri politici talmente influenti da diventare loro stessi i decision maker. E verrebbe da completare che il giovane turco dal tavolo di gioco nel quale si svolge la sua partita – l’analisi, la cronaca piuttosto che l’azione politica – dovrebbe fare tesoro delle molte cose che sa in ambito politologico ed economico per imparare qualcosa in più di sé o dei suoi simili.
(Se ha scelto l’attivismo): come scalare la politica italiana facendo a meno dei miliardari e dei suoi due avversari interni? Il padre nobile per la posizione raggiunta sta agli antipodi della dinamicità: ha già raggiunto la sua mission e contemplerà per i prossimi 50 anni le posizioni politiche che l’hanno portato fino al suo posto. Mentre la giovane promessa (l’altra figura temibile) è così dinamica da adattare la risposta su ogni cosa dopo 5 minuti. Al giovane turco spetta non la posizione mediana, ma quantomeno il rilancio quando per una congiunzione astrale una sua decisione o una sua dichiarazione abbia avuto successo. Cosa che in genere non fa, preferendo una volta avuto ragione cambiare battaglia politica. E se ha scelto il giornalismo?
Molto più facile. Sarà sufficiente all’ora dell’aperitivo circolare col manuale che sporge per un paio di centimetri dalla tasca, incrociare il politico di turno di qualsiasi classe d’età e figurarsi durante il colloquio se su degli immaginari assi cartesiani il discorso seguirà l’andamento di un ramo d’iperbole che si impenna a mo’ di aeroplano al decollo verso il rilancio e gli applausi (giovane promessa) sulle notizie del giorno – anche al costo di smentirsi nell’arco di due frasi – o se si rovescerà in stile Titanic con qualche analisi del secolo scorso sulla città, il paese, il mondo (padre nobile).